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Giustizia, Orlando: “Quello del governo è un garantismo di classe”

104 sì, 56 no e nessun astenuto: l’Aula del Senato ha approvato il ddl Nordio, ora la parola passa alla Camera. Tra le novità introdotte dal ddl ci sono la cancellazione dell’abuso d’ufficio, le modifiche al traffico di influenze illecite, la stretta sulla pubblicazione delle intercettazioni a tutela dei terzi non coinvolti nelle indagini e sulla custodia cautelare, e limiti alla possibilità per i pm di ricorrere in appello in caso di sentenza di assoluzione.

Se la maggioranza esulta, il Pd è fortemente critico. L’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando non nasconde la sua preoccupazione per una riforma che definisce “di latta”.

In una intervista a La Stampa, l’ex Guardasigilli spiega il perché: “Il Ddl Nordio produrrà il contrario di quello che si ripromette. Abolendo l’abuso d’ufficio, questione chiave, gli amministratori rischieranno di essere chiamati in causa per reati ancora più gravi. E si sottrarranno a qualunque controllo di legalità una serie di categorie non sottoposte al sindacato dell’opinione pubblica o al controllo politico: magistrati, forze di polizia, militari, burocrati, professori universitari. Le categorie più colpite dall’abuso d’ufficio. La posizione dell’Anci, che in termini generali condivido, era di rivedere il perimetro del reato ma non di abolirlo. Ci sono singoli sindaci che secondo me, non comprendendo bene gli effetti dell’abolizione, hanno sposato questa causa. Tutti sappiamo che uno degli argomenti più utilizzati contro l’abuso d’ufficio è in larga parte falso: la famosa ‘paura della firma’ è determinata dalla giustizia contabile più che da quella penale. Il vero lavoro che andrebbe fatto sarebbe lavorare sui presupposti per l’iscrizione all’albo degli indagati, bisognerebbe renderli più stringenti, come peraltro prescrive la riforma Cartabia. Questo ridurrebbe molto i numeri”.

“Quando un’ordinanza è depositata è del tutto evidente che è pubblica. Però con queste norme non è più pubblicabile. Un giornalista e un avvocato sanno bene cosa significa avere documenti pubblici – spiega poi Orlando – ma non pubblicabili, in termini di ricattabilità, di opacità, di difficoltà di lettura delle scelte della pubblica accusa e del giudice che dispone le misure cautelari. Quello che mi sorprende è che tanto sull’abuso di ufficio quanto su questo punto la discussione fu fatta anche durante i governi di cui faceva parte l’attuale terzo polo, ma queste soluzioni furono scartate. E Costa allora era viceministro”. “Ci fu un lavoro per restringere quanto più possibile l’utilizzo intercettazioni nell’ambito delle ordinanze – ricorda l’ex ministro dem in merito alla sua riforma – senza penalizzare l’attività di indagine. La soluzione scelta ora di non mettere i nomi quando le persone non sono direttamente coinvolte nelle indagini porterà solo a creare più sospetti sulle persone in qualche modo associabili a quell’ambiente”. “Il garantismo è di latta, mentre la deriva securitaria è un fatto reale e concreto. Basti pensare che, contrariamente a quello che dice Nordio, il saldo dei reati è aumentato – sottolinea l’esponente dem – sono aumentate le pene e aumenta il numero dei detenuti. C’erano meno detenuti tra gli anni ’80 e ’90, quando l’Italia aveva piu’ abitanti, usciva dal terrorismo e c’erano le guerre di mafia. La domanda di fondo è: il diritto penale è davvero l’unico strumento per sanzionare gli illeciti? Il loro è un “garantismo di classe”, che si preoccupa di tutelare alcune fasce sociali che si ritiene siano più prossime alla classe dirigente del paese mentre si puniscono con più durezza altre forme di criminalità. Sulla giustizia questo governo fa come in economia: deboli con i forti e forti con i deboli”.

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