martelletto del giudice
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Onorevole Walter Verini, riuscirà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a fare la sintesi ed evitare che il governo vada sotto sulla prescrizione?

«Bisogna vedere su quali basi. Una è fondamentale».

Solo una?

«È la precondizione. Le forze politiche di maggioranza devono ragionare in un’ottica di coalizione. E questo vuol dire basta con rigidità ed esibizioni muscolari».

Si riferisce a Renzi o a Bonafede?

«Bonafede deve comprendere che non è il ministro soltanto del suo partito ma è il ministro della Giustizia di questo governo nel suo complesso. A Italia Viva dico che non è questo il momento di dare ultimatum o di utilizzare il tema giustizia per altre strumentalizzazioni».

Ieri è sembrato ci fossero delle aperture da parte del ministro poi una nota di via Arenula ha precisato che sulla prescrizione «non c’è nessun accordo». Cosa succede nel governo?

«Se pure da parte di Bonafede è arrivata una timida disponibilità al confronto questa è tuttavia rimasta solo nelle parole. Qui servono i fatti».

Voi del Pd che farete?

«Noi del Pd e il presidente Conte abbiamo superato le fasi del muro contro muro. Questa è una riforma votata dal M5s nel precedente governo, con un’altra maggioranza e un altro alleato. Ora il quadro politico è cambiato e noi chiediamo che venga ridiscusso l’intero impianto della riforma».

Ma dal primo gennaio le nuove norme sono entrate in vigore: forse il tema andava affrontato e risolto prima…

«Ma qui non si tratta solo di prescrizione. Va riaperto un confronto con la magistratura, l’avvocatura, tutti i soggetti interessati e coinvolti nell’amministrazione della giustizia in una riforma di sistema che abbracci anche il processo penale, il processo civile e l’ordinamento penitenziario».

E pensate di farlo fra le bordate di Renzi e i diktat di Bonafede?

«La legge va profondamente modificata. Senza umiliare nessuno ma anche senza subire diktat da parte di alcuno».

Il governo cadrà sulla giustizia?

«Non credo. Certo: l’opposizione fa il suo mestiere e cerca di incunearsi nelle difficoltà della maggioranza. Ma la maggioranza può respingere questi attacchi soltanto puntando sulla qualità delle proposta politica e della capacità di governo».

Se i renziani voteranno con Forza Italia maggioranza ed esecutivo andranno in crisi?

«Vorrei dire a Forza Italia: basta con questo garantismo a corrente alternata. Perché non hanno detto nulla quando Salvini è andato a bussare ai citofoni o ha fatto dichiarazioni non da stato di diritto?».

L’impressione è che all’interno della maggioranza ci sia una divaricazione culturale di fondo tra un’anima giustizialista e una garantiste.

«Ma noi del Pd non siamo mai stati portatori di un garantismo peloso. Con la riforma Orlando abbiamo cercato di contemperare l’esigenza di affermare l’azione rigorosa dello Stato in termini di legalità, lotta alla corruzione e alla mafia, inasprimento delle pene per i reati ambientali ma assicurando la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini».

I Cinquestelle sostengono che in Italia non c’è certezza della pena e che poi, alla fine, i delinquenti la fanno franca.

«Ma noi non possiamo accettare questa sorta di ergastolo processuale. La giustizia non può essere terreno di caccia per scorribande o per piazzare bandierine buone solo a scaldare gli animi dei propri tifosi».

Ma sulla giustizia si sta anche consumando uno scontro tutto interno ai Cinquestelle, non trova?

«Rispettiamo le difficoltà interne al M5s ma la questione non può impattare sulla tenuta del governo».

La prescrizione è un loro cavallo di battaglia. Come lo è stato la riforma sul taglio del parlamentari: il Pd alla fine ha ceduto…

«Il Pd ha sostenuto la riforma sul taglio dei parlamentari, pur avendo votato contro nei precedenti passaggi in Aula. In cambio abbiamo ottenuto da parte del M5s un sensibile cambio di passo sull’Europa, sui decreti sicurezza, sulla Tav».

Insomma: sulla prescrizione è ottimista o pessimista?

«Ottimista no. Diciamo fiducioso»