Un “clima diverso” caratterizzato dal “confronto” con tutti gli operatori del settore, che ha portato la giustizia, un tempo “moribonda”, a raggiungere alcuni risultati, con il “costante calo” dell’arretrato, soprattutto civile, e i passi avanti contro l’emergenza del sovraffollamento carcerario. Il Guardasigilli Andrea Orlando, con la sua relazione al Parlamento – atto che precede le inaugurazioni dell’Anno giudiziario fissate per la prossima settimana – ha tracciato così il quadro della giustizia italiana, rivendicando in primis all’attuale Governo e all’azione del ministero di via Arenula “il merito di aver concluso” la fase di “scontro”, a “tratti persino drammatico”, che ha avuto come terreno proprio la giustizia italiana. Dopo “anni di polemiche che hanno condannato il nostro Paese all’inconcludenza – ha rilevato Orlando – c’è oggi un senso diverso e più vivo della responsabilità che dobbiamo assumerci, tutti, per restituire efficienza al servizio della giustizia, nel rispetto dei diritti dei cittadini e nell’interesse dello sviluppo economico e civile del Paese”.
Il Guardasigilli, quindi, ha illustrato alla Camera il bilancio delle riforme fatte e di quelle ancora in cantiere: “presto sarà sottoposto al Parlamento l’articolato” che verrà fuori dal lavoro delle Commissioni ministeriali per la riforma dell’ordinamento e del Csm, ha assicurato, ribadendo la massima attenzione del Governo nella lotta contro le mafie e la corruzione, nonché per la tutela delle vittime di reati.
Il ministero della Giustizia, infatti, “vuole essere anche il ministero dei diritti delle persone, il ministero delle persone offese – ha detto Orlando – anche su questo fronte abbiamo operato con determinazione, portando avanti progetti di riforma che irrobustiscono il sistema delle tutele: dal tracciare un vero e proprio statuto delle persone vulnerabili al potenziamento del gratuito patrocinio”.
Quanto alla minaccia terroristica, la “battaglia – ha ribadito – si vince soltanto rafforzando la cooperazione fra gli Stati e con l’Unione europea” senza “cedere anche solo un millimetro sul terreno dei principi costituzionali, da cui dipende il fitto tessuto di libertà che innerva la nostra democrazia”. Orlando è tornato anche sul reato di clandestinità, dicendosi “convinto” che debba essere abrogato.
L’Italia, dunque, torna ad investire nella giustizia, settore centrale per un “salto di qualità per la competitività del Paese”: rispetto al 2014, il ministero potrà contare “su risorse aggiuntive che superano il miliardo di euro”, ha rilevato il Guardasigilli: più di 4 mila unità di personale saranno assunte nel prossimo biennio – ha evidenziato nella relazione – e 450 hanno già preso servizio presso gli uffici giudiziari”.
Quella del ministro è stata una relazione che “fotografa l’importante cambiamento in atto – ha commentato Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia della Camera – e restituisce, attraverso incontestabili miglioramenti certificati dai dati, l’immagine di un sistema giustizia ormai avviato sulla strada dell’efficienza e della modernità, una giustizia al servizio dei cittadini”.
Sottolinea un “cambio di passo fondamentale” testimoniato dalla relazione del titolare della Giustizia la senatrice Pina Maturani, vicepresidente del gruppo del Pd: “Dalle condizioni nelle carceri, alla riforma del processo civile, dalla riduzione dell’arretrato alla riforma del ministero, dal ritorno di 1 miliardo di investimenti nel settore, fino all’approvazione della legge sugli ecoreati e a quella sul divorzio breve, la relazione del ministro Orlando – afferma Maturani – conferma le tappe di una svolta nella giustizia, delineando anche i prossimi obiettivi, come la riforma del diritto fallimentare, l’abolizione del reato di clandestinità, la migliore protezione delle vittime dei reati e il riconoscimento dei diritti delle persone. Con la decisione di aprire a Palermo l’anno giudiziario, Orlando intende anche sottolineare il rinnovato vigore nella lotta alla criminalità organizzata da parte dello Stato. Come lui ha detto, il governo ha ereditato un sistema moribondo, ma può già vantare molti risultati, in un percorso riformatore orientato a rendere la giustizia più efficiente, più umana, più vicina ai cittadini”.