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Amendola: “È tempo di soluzioni, sui migranti la UE deve adottare proposte strutturali”

«Sulle migrazioni faremo proposte, non risse o annunci roboanti», dice il neo ministro degli Affari europei, Enzo Amendola, in visita a Strasburgo dove ha incontrato il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. «In tutte le sedi europee spiega Amendola cercheremo di trovare soluzioni strutturali in modo condiviso e solidale al problema dei migranti. Non vogliamo blocchi contrapposti. E’ un lavoro di riforma di vari settori della politica europea».

 

Cosa significa?

«In primo luogo c’è la proiezione esterna, cioè la politica estera. Non a caso il presidente Conte ha incontrato il premier libico Serraj: provare a sciogliere il nodo della Libia è cruciale. Le migrazioni sono un tema centrale anche della visita odierna del presidente Macron perché la Francia è decisiva in questo lavoro. La questione è a più livelli. C’è bisogno di un’accresciuta sensibilità dell’Europa verso l’intero continente africano. Non ci sono solo gli sbarchi. Da parte dell’Ue servono un’efficace gestione dei rimpatri e la volontà di investire politicamente ed economicamente sui Paesi di origine e di transito dei flussi. Il secondo filone riguarda vari versanti, che toccheranno sia il bilancio pluriennale dell’Ue che le strutture normative: bisognerà migliorare l’efficacia di Frontex per garantire maggior sicurezza alle frontiere. Poi, come ha detto la nuova presidente della Commissione, von der Leyen, si possono anche immaginare nuovi strumenti. Per esempio i corridoi umanitari europei, che consentirebbero in casi di emergenza proprio come la Libia, di evitare il traffico di morte dei mercanti di esseri umani».

 

Ma sosterrete la riforma di Dublino già votata dal Parlamento?

 

«Il presidente Conte è stato chiaro. Siamo per una gestione ordinata del fenomeno che utilizzi tutti gli strumenti, migliorandoli quando è necessario. E’ ovvio che la revisione dell’accordo di Dublino è una delle nostre priorità».

Che clima ha trovato a Bruxelles al suo primo Consiglio affari generali?

 

«Un’accoglienza molto positiva. Il governo precedente aveva scelto una linea isolazionista e il nostro orientamento di tornare a un dialogo produttivo con i partner europei viene apprezzato. C’è molto da fare. Il quadro finanziario pluriennale ha bisogno di numeri stabili e nuove soluzioni per le risorse proprie della Ue. Bisogna essere creativi nell’aprire margini di intervento migliori, sul clima e sulla disoccupazione. L’Italia deve parteciparvi con le sue proposte, ma anche dando un segnale di stabilità sul proprio impegno e lavorando per una svolta. Il quadro mondiale non è rassicurante: guerre commerciali, squilibri fra i continenti, rallentamento della crescita negli ultimi mesi. Il nostro governo deve unire i suoi sforzi a quelli della Commissione proprio nel momento in cui si discute il bilancio dei prossimi 7 anni».

Che margini reali esistono per una efficace politica della crescita?

 

«Il riesame del patto di Stabilità e Crescita non si fa in un paio di giorni. È un processo nell’interesse di tutti, come ha auspicato anche il presidente Mattarella. Questo avverrà nei prossimi mesi. Dobbiamo trovare strumenti originali, in termini di flessibilità e condizionalità. Ci sono fondi tradizionali, come quelli per la politica agricola o di coesione. Ma servirà trovare anche nuove risorse e soluzioni, che possano consentirci determinanti interventi. E sarà un negoziato interessante, dove si dovrà valutare l’impatto di manovre che riguardano la difesa del clima o la tassazione dei giganti del web. L’Italia non starà a guardare, vuole giocare questa partita».

E in Paolo Gentiloni troveremo un commissario all’economia comprensivo o severo?

 

«Gentiloni è una personalità che fa onore a tutta la politica italiana. Ma è ovvio che lui è commissario nell’esecutivo europeo e si muoverà nello spirito collegiale della Commissione e non della rappresentanza italiana. Ci fa piacere che conoscendo le sue idee sulla stabilità e sulla politica della crescita, porterà argomenti forti in favore dello sviluppo».

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