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Cociancich: “Una società aperta è più forte e sicura”

Tutelare la dignità dei migranti significa tutelare la nostra stessa dignità. Le logiche di chi propugna una visione di chiusura delle frontiere non sono in grado di governare i flussi». Senatore del Pd, avvocato ed educatore scout, nella legislatura appena conclusa Roberto Cociancich ha seguito con attenzione terni inerenti ai diritti umani e alle politiche migratorie.

Nella prossima legislatura, quali saranno le vostre priorità rispetto alla questione migratoria?
Per parte mia, ritengo che, col suo accorato appello, Papa Francesco abbia messo a fuoco i punti cruciali di una agenda politica: accoglienza, protezione, promozione umana e integrazione. E ancora il Santo Padre e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ci ricordano come, nella gestione di un problema complesso come i flussi migratori, si misuri il grado di civiltà della nostra società.

Ma nella stessa Ue, mentre l’Italia è in prima linea nei salvataggi in mare, altri Stati alzano muri…
È necessario riaffermare i principi fondativi dell’Ue, fissati nei Trattati di Lisbona: accoglienza, tolleranza e valorizzazione delle differenze. L’obbligo di solidarietà verso i migranti è inderogabile, chi si mette al di fuori di questa logica va sanzionato.

I corridoi umanitari evitano ai richiedenti asilo di finire in mano ai trafficanti. Andrebbero potenziati?
Sono uno strumento efficace, ma per piccoli gruppi e in situazioni eccezionali. La via maestra resta la riattivazione dei flussi regolari e delle quote d’ingresso dai vari Paesi. Lo Stato deve poter governare i flussi, non lasciarli nel disordine e nel caos, per assicurare il controllo e la sicurezza delle frontiere. Ciò garantirebbe anche la possibilità, a chi aspira a contribuire col lavoro alla crescita del nostro sistema economico, di farlo alla luce del sole. In modo che possa pagare le tasse, formarsi ed eventualmente anche decidere di rientrare in patria, se l’esigenza lavorativa è conclusa.

È la logica che ispira il progetto della Cei «Liberi di partire, liberi di restare».
Ed è una visione essenziale, rispetto al nodo immigrazione. Chi lavora per costruire una società aperta, la fortifica, mentre le società chiuse sono inevitabilmente più fragili. In una tale ottica, diventa essenziale incentivare la cooperazione a livello europeo con l’Africa, in termini di investimenti ma anche di contrasto comune al traffico di esseri umani e di lotta al terrorismo.

Sono gli obiettivi, secondo il premier Gentiloni, della missione militare in Niger, su cui il Parlamento sta per votare. Lei la sosterrà?
È un impegno oneroso, ma necessario. E un’area strategica dove alcuni Stati, come Francia e Germania, sono già presenti. E l’ingresso dell’Italia rafforza la dimensione europea dell’intervento.

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