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Delrio: “Voglio il sì alla legge sullo lus soli. Faccio lo sciopero della fame”

«Dopo tante parole urlate, sullo ius soli è giunto il momento della riflessione. È il tempo forse di parlare coi gesti, far capire alla gente in modo mite e non violento».

Graziano Delrio non si arrende, la partita della legge sulla cittadinanza non si è chiusa qui.

«Finché c’è legislatura c’è speranza», anche se la clessidra è davvero in esaurimento. È il ministro che più di altri crede e si è battuto per la.legge che il segretario Renzi ha fortemente voluto e per sostenerla ancora adesso aderisce allo sciopero della fame “a staffetta” proposto da insegnanti e studenti e promosso in Parlamento dal senatore Dd Luigi Manconi. Obiettivo: sostenere la discussione in aula e la fiducia sulla legge.

 

Lo sciopero della fame di un ministro per sostenere una legge che arranca non si era mai visto. Come lo spiega, Delrio?

«L’iniziativa non ha alcuna connotazione politica. Alcuni insegnanti l’hanno proposta per sensibilizzare sulla situazione che si trovano a vivere molti loro studenti e mi è sembrata opportuna, il senatore Manconi l’ha rilanciata, ha fatto bene, io aderisco».

 

Benché ministro?

«È un modo per tenere alta l’attenzione, ma in modo mite, non violento. Per altro non è un vero e proprio sciopero, è a termine, a staffetta. Io come gli altri aderirò per un giorno. E poi, sono state proprio le sollecitazioni provenienti dal mondo della scuola che hanno spinto il governo a promuovere una legge, anch’essa pacifica e conciliante, come lo ius soli».

 

Pensa che di pacifico e conciliante in questa vicenda ci sia stato poco?

«Finora di mite c’è stato poco, sì. Troppe parole urlate, troppi slogan. Invece c’è bisogno di riflettere. Io sono orgoglioso che il mio partito abbia condotto questa battaglia. Non può far paura a nessuno il diritto di cittadinanza a bambini nati da genitori stranieri da tempo in regola. La cittadinanza non va concessa ma riconosciuta a chi già la vive».

 

Cosa vuole ottenere? Un ripensamento del governo del quale fa parte? «Ma il governo non ha affatto chiuso la partita».

 

Il sottosegretario Boschi sembrava averlo fatto, alla luce del forfait dei centristi di Alfano.

«Ripeto. Si continua a lavorare finché si può. Iniziative come questa aiutano a pulire i pensieri esagitati di qualcuno fuori dal nostro partito e dalla nostra maggioranza».

 

Bisognerà convincere Alfano a tornare sui suoi passi. Proverà a farlo? «Col ministro degli Esteri abbiamo sempre avuto occasione di confronto e continueremo ad averne. Finché c’è legislatura…».

 

Tanto più che la Chiesa, le più alte gerarchie ecclesiastiche hanno sollecitato a più riprese l’approvazione della legge. Potrebbe essere uno stimolo in più?

«E la conferma che la mobilitazione in atto è nella sostanza un appello alle coscienze. Ed è bello, non mi sembra affatto strano, che un politico aderisca a iniziative promosse dalla società civile. Sapesse quante volte, da sindaco di Reggio Emilia, ho fatto mie iniziative di famiglie, associazioni, professori: ci sta che ogni tanto ci si fermi e si ascolti quel che viene dall’esterno del palazzo».

 

Il deputato di Mdp Arturo Scotto la provoca: non serve lo sciopero della fame ma «dimissioni dal governo, altrimenti è un’operazione pubblicitaria». Come risponde?

«Sono stato il presidente del comitato per la legge e ho conosciuto quei ragazzi di cui parlano gli insegnanti. Non c’è altro da aggiungere».

 

Da oggi dunque non toccherà cibo?

È una staffetta. Quando mi diranno che è il mio turno, seguirò le indicazioni con scrupolo: sono obbediente io».

 

 

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