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Immigrazione, tra buona accoglienza ed integrazione

“Buona accoglienza e integrazione”. Questo il tema dell’incontro tenutosi a Reggio Emilia nell’ambito della Festa nazionale sul welfare, con Paolo Beni e Cecile Kyenge, il Prefetto Mario Morcone, il Sindaco di Prato Matteo Biffoni, Helena Behr dell’Unhcr e Marco Pacciotti del Forum Immigrazione del PD. Un utile confronto sulle scelte da fare di fronte allo straordinario flusso migratorio che sta investendo Italia ed Europa.

 

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Migliaia di esseri umani in fuga da guerre e persecuzioni marciano lungo la rotta balcanica o attraversano il Mediterraneo verso i nostri porti. Sono solo una minima parte dei 60 milioni di sfollati nel mondo, in gran parte accampati nei paesi a ridosso delle aree di crisi in Asia ed Africa. Un dramma di dimensioni epocali, che miete con impressionante regolarità decine di vittime, annegate in mare, soffocate nel cassone di un tir, ammazzate di botte dagli scafisti. L’Europa non può voltare le spalle di fronte a questa tragedia, per la sua storia e i suoi principi di libertà, per il dovere di solidarietà verso quell’umanità disperata, ma anche per il realismo che impone di prendere atto che non c’è operazione di polizia, muro o filo spinato che possa fermare un popolo in fuga.

 

L’emergenza non può ricadere solo sui paesi più esposti, è tutta l’UE che deve farsene carico. Non bastano i passi avanti che pure ci sono stati, dal nuovo piano operativo di Triton per il salvataggio in mare al progetto Juncker per la ripartizione dei profughi fra gli stati membri. Bisogna prevenire i viaggi della morte intervenendo nei paesi d’origine, aprire canali umanitari per il trasferimento sicuro dei profughi in Europa, prevedere una loro distribuzione proporzionata all’entità del fenomeno. Il punto decisivo è la modifica degli accordi di Dublino verso una gestione comune europea dell’asilo. Dopo le tragedie degli ultimi giorni sono maturate aperture importanti da parte della Germania, e bene fa il governo italiano ad insistere su questo.

 

Al tempo stesso, il nostro paese sta operando un grande sforzo per garantire comunque a tutti un’accoglienza dignitosa e rispettosa dei diritti umani. Ha scelto di abbandonare la soluzione dei migranti ammassati nei grandi centri, inadeguata sia sul piano delle condizioni di accoglienza che dell’impatto sociale prodotto, scegliendo la strada della distribuzione dei profughi nel territorio per piccoli gruppi. Un modello che punta al graduale superamento dell’approccio emergenziale per strutturare una rete di accoglienza permanente, dotata di standard uniformi sui servizi da erogare e procedure trasparenti di verifica e controllo, gestita col coordinamento costante fra Governo, Prefetture, Regioni, Enti locali e col coinvolgimento attivo delle comunità locali.

 

Se l’Italia sarà capace di mettere in campo tutto il suo straordinario patrimonio di cultura civica, solidarietà e democrazia saprà affrontare positivamente questa prova di civiltà e rappresentare un modello per tutta l’Europa.

 

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