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Migranti in Italia, Gozi: “Fondi europei: ci sono 50 milioni per insegnare lingua e cultura”

Intervenire con i fondi Erasmus su integrazione e inclusione scolastica», è la strada che indica sulle politiche migratorie il sottosegretario agli Esteri, Sandro Gozi.

«La cultura e l’uso della lingua non bastano. Ma di sicuro senza non può esserci integrazione», avverte. E ricorda: «Ci sono 50 milioni disponibili in Europa su inclusione sociale, integrazione e dialogo interculturale, ma questa opportunità resta ancora sconosciuta. Ci sono Stati che sono più avanti, su questo, ed è importante imparare da loro».

Quali sono?
Ad esempio Germania e Svezia. Abbiamo la necessità di valutare quali sono le buone pratiche di altri Paesi da importare in Italia. Ci sono anche progetti di pubblica utilità da mettere in campo.
In linea con l’adozione dello ius culturae.
La nuova cittadinanza resta per noi una priorità. L’integrazione conviene a noi, non è che facciamo un favore a qualcuno. D’altronde si parla di nati in Italia o di persone che hanno già visto riconosciuto il loro status di rifugiati, per i quali l’integrazione diventa necessaria.

Sulla ricollocazione dei migranti, a fronte dell’impegno di Paesi come la Germania, ci sono Paesi dell’Est ancora a quota zero.
Il dato complessivo è in crescita, anche se resta insufficiente, ma c’è un problema politico profondo con Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, che dall’agosto 2016 non hanno accolto un solo migrante. È un comportamento che confligge peraltro con la loro storia, che li ha visti il secolo scorso nel bisogno di solidarietà altrui. Già nell’agosto del 2016 io stesso chiesi a nome del governo che la Commissione aprisse una procedura di infrazione. Dopo quasi un anno l’ha fatto, ed è molto importante. Il fatto, poi, che in tre anni e mezzo abbiamo dimezzato (da 121 a 65) le procedure di infrazione a nostro carico ci dà molta più credibilità nel chiedere che si arrivi a delle sanzioni. Ma noi chiediamo che per chi viola lo stato di diritto e diritti fondamentali come il diritto di asilo venga sospesa l’attribuzione dei fondi europei. È una misura drastica che abbiamo proposto da tempo, fatta propria anche da Germania e Svezia, che nel documento del commissario Ue Oettinger di giugno sulle Finanze europee viene presa in considerazione. È importante per stabilire che in Europa la solidarietà è a doppio senso e per tornare all’Europa dei valori e dei diritti, e non più solo dello zero virgola nei conti.

A fine ottobre è in programma un vertice a Cesenatico. Di cosa si tratta?
Accanto alla Libia, vanno anche monitorate altre aree, per scongiurare che possano riaprirsi delle crisi. Ad esempio, sulla rotta balcanica. Abbiamo quindi dato vita a una strategia europea della macroregione “adriatico -jonica” , che riguarda 4 Stati membri e 4 Stati che aspirano a diventarlo, e tocca 13 Regioni italiane. A Cesenatico abbiamo invitato tutti i ministri degli Affari europei coinvolti per sviluppare progetti su immigrazione, economia del mare e sviluppo sostenibile.

Ma la contesa con le Ong non rischia di minarne la credibilità e il ruolo, a volte eroico?
Il paradosso è che le Ong, con queste polemiche ingiuste ed eccessive, da attori umanitari essenziali quali sono, sembravano esser diventate gli imputati, la causa dei problemi migratori. D’altronde si tratta di un tema non solo umanitario, o di sicurezza, ma che tocca anche la politica estera, e che richiede quindi gioco di quadra. Non lo possono risolvere da soli gli attori umanitari o un ministro dell’Interno. C’è bisogno dell’impegno dei leader al più alto livello. Bene, quindi l’equilibrio che si è trovato, inserendo il Codice nel quadro del diritto internazionale, del diritto della navigazione e delle Convenzioni vigenti. Mi pare che l’incontro del 28 agosto a Parigi fra Macron, Gentiloni, Merkel e Rajoy, i quattro maggiori leader coinvolti, in stretta correlazione con l’Onu, vada nella direzione giusta.

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