Di Zyance - Opera propria, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1614425

“I conti li faremo dopo. La gente che piange non è interessata alla matematica». Il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio ribadisce la linea del governo. Flessibilità finché serve per rimettere in piedi i paesi distrutti. E l’Europa che contesta? «Siamo perfettamente in regola: flessibilità per eventi eccezionali”.

 

Dopo le nuove scosse servono altri soldi, più delle previsioni?

Al momento della stesura del Def le spese eccezionali erano quelle inserite. Ora le esigenze sono cambiate, sono più importanti. La discussione con Bruxelles proseguirà e andrà rifatto il conto. Ma non possiamo permetterci di discutere lo zerovirgola con migliaia di persone senza casa.

 

Sarà lo Stato a mettere le risorse per ricostruire scuole, ospedali, edifici pubblici e per ,sostenere i privati?

E così. E’ il senso del decreto in Parlamento. Non si possono escludere nemmeno le seconde case, che in quei borghi sono la fonte economica di sostegno. Non esiste che non si possa rimborsare tutti, non esiste che non si possa rinforzare il personale dei Comuni colpiti.

 

Anche questo?

Servono segretari per le pratiche, tecnici per i sopralluoghi, impiegati. Ci sono Comuni in quelle zone con tre dipendenti, qualcuno ne ha uno solo. Come possono fare tutto? Dobbiamo autorizzare assunzioni straordinarie con il massimo della flessibilità. I conti li faremo alla fine.

 

Ma, ripeto, l’Europa non contestera queste spese?

Non credo che Bruxelles sia intenzionata a discutere sul merito della gravità della situazione. Vorrebbe dire non essere in grado di ricostruire mai più la basilica di San Benedetto a Norcia, patrono d’Europa. Se l’Europa non si dimostrerà in grado di comprendere non potremo mai ricostruirla. Diventerà non solo il simbolo di questo sisma, ma del crollo dell’Europa nei suoi valori fondamentali. E io non credo che assisteremo anche a questo.

 

Alcuni hanno osservano che dovrebbe essere la Ue a finanziare direttamente la ricostruzione della basilica del patrono dell’Europa, con fondi propri.

Sarebbe un bel segnale. Se fossi il presidente della Commissione europea ci penserei. San Benedetto conservò la cultura greca e latina, evitò la distruzione del patrimonio culturale e artistico della sua epoca. Quella tradizione ha costruito l’Europa come la conosciamo. Sarebbe un bel gesto da parte della Commissione.

 

Dopo il consiglio dei ministri di venerdì, le opposizioni hanno criticato la cifra erogata. «Insufficiente», hanno detto.

Ci sono spese per l’emergenza e spese di ricostruzione. L’Italia spende in media all’anno tre miliardi per la ricostruzione post sismica dell’ Emilia e dell’Abruzzo. In gran parte soldi pubblici. Parliamo di oltre 15 miliardi per l’Abruzzo e 13 per l’Emilia.

 

Dalla Ue sabato è filtrata l’ipotesi che si potrebbe attivare il piano Juncker per la messa in sicurezza antisismica dell’Italia. Il meccanismo però potrebbe essere complicato…

Prima di commentare vediamo la proposta. Mi limito a osservare che il piano Juncker agisce su investimenti di tipo privato, la nostra linea è dare un rimborso pieno alle famiglie per case, alberghi e attività produttive. Occorre avere la certezza di ricostruire con un sostegno pubblico.

 

Ma è opportuno ricostruire anche certi paesini che poi rischiano comunque l’abbandono?

Vedremo, se ne parlerà insieme alle comunità. Ma ora dobbiamo affrontare la nuova emergenza prima con i container e poi con le casette.

 

Una corsa contro il tempo?

La situazione si è aggravata dopo la scossa di domenica. Dobbiamo comprimere i tempi delle gare per i lavori perché lo sciame sismisco continua a terrorizzare, dobbiamo fare tutto alla svelta.

 

Bisogna anche salvare il patrimonio artistico, oltre alle scuole, evitando nuovi crolli…

Il punto è accelerare moltissimo le opere di salvaguardia antisismica: imbragature, catene, legami… Per questo dobbiamo raddoppiare le forze in campo. Avevamo previsto per gli uffici speciali 250 persone in aggiunta: ora bisogna duplicare le forze.

 

Alcuni sindaci non sono riusciti a mettere in sicurezza gli edifici a causa della burocrazia.

Lo abbiamo presente, ma ci sono passaggi difficile da bypassare. Ora si tratta di limitare gli interventi delle Sovrintendenze agli edifici di particolare pregio e dare il via libera per mettere in sicurezza tutto il resto. Dobbiamo correre.