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Provenzano “Sui migranti compiuto un atto di giustizia. I 5S scelgano tra destra e sinistra”

Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale, ne ha fatto la sua battaglia: far emergere i lavoratori irregolari significa non solo mettere in maggior sicurezza sanitaria i cittadini italiani in pandemia, ma soprattutto segnare un punto nella lotta contro le organizzazioni criminali, che degli invisibili fanno la loro manodopera. Sono stati giorni e più ancora notti di battaglia politica, con il M5S in posizione di costante arretramento. Con il rischio di far saltare il governo, si è detto in questi giorni.

 

Infine ecco il decreto. «Non esulto, non sventolo le bandiere. Era un atto dovuto, di civiltà. Dico piuttosto a queste persone: “Scusate il ritardo”. Non stavamo parlando di braccia, parlavamo di persone. Non c’è solo l’utilità, c’è la giustizia. Ringrazio le ministre con cui abbiamo lavorato, Catalfo e Bellanova, e in particolare una, per l’equilibrio che ci ha messo: Luciana Lamorgese».

 

«Abbiamo ottenuto il possibile. Non potevamo dimenticare chi in queste settimane di lockdown ha consentito che arrivasse il cibo sulle nostre tavole, compresa quella di Salvini, ma nemmeno di chi si è preso cura delle nostre case, dei nostri anziani».

 

«Accanto alla regolarizzazione “tradizionale”, cioè l’emersione del lavoro irregolare con il datore di lavoro che ne dichiara la sussistenza e sana la situazione, si dà la possibilità di sottoscrivere, con qualsiasi immigrato irregolare, un nuovo contratto nella legalità».

 

«C’è una nuova modalità di emersione, che serve soprattutto ai braccianti per liberarli dal ricatto dei caporali: una norma che si ricollega idealmente a una delle migliori leggi degli ultimi anni, quella contro il caporalato. A fare istanza è il singolo lavoratore, che dichiara di aver lavorato in passato nei settori coinvolti. Qui si concede un permesso temporaneo di 6 mesi per ricerca di lavoro, convertibile in permesso di lavoro per la durata del contratto».

 

Di quante persone stiamo parlando? «Non parlo di numeri, quelli li lascio alla propaganda di Salvini. Parlo di persone. E la vera novità, quella per cui mi sono battuto, è un’altra: la norma riguarda anche gli italiani».

 

«Con la crisi le mafie possano espandere i propri affari è una preoccupazione fondata. Ma la pandemia ha colpito anche il mondo sommerso e quello criminale, e sta offrendo alle istituzioni un’opportunità straordinaria: approfittarne per provare a stroncare le mafie e a bonificare le paludi dell’irregolarità. Dare liquidità a cittadini e imprese, come facciamo con questo decreto, preparare il rilancio produttivo preoccupandoci della vulnerabilità sociale, è la strada giusta. Anche per prevenire che alla pandemia del virus, come dice un prete lucano, segua la “pandemia dell’usura”».

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