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Renzi: la cultura è motore di difesa, di libertà

“La cultura è motore di difesa di libertà. Come ciascuno di noi sa. Vorrei invitare tutti gli italiani ad avere maggiore orgoglio per ciò che siamo. I problemi non mancano. Ma il mondo chiede bellezza, e quindi chiede Italia. Il compito della classe dirigente, al netto delle polemiche, è che dobbiamo renderci conto di quanto grande sia essere italiani e quanto sia fondamentale condividere questo patrimonio di valori”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi, prendendo la parola al teatro Bellini, dove è giunto per firmare il patto per Catania, alla presenza del sindaco Enzo Bianco. Insieme al premier sono presenti il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e i sottosegretari Claudio De Vincenti, alla Presidenza del Consiglio, e all’Istruzione Davide Faraone.

 

“Catania è una città laboriosa, la ‘Milano del mezzogiorno’, slogan che hanno concretezza, ma è soprattutto bella. Con le sue piazze, le sue chiese, il suo rapporto con la cultura romana e greca. Guardandola torni a pensare a quanto è grande la storia di questo Paese. La storia meravigliosa non soltanto di Roma, Milano, Firenze, ma di tutte le città e i luoghi che segnano il Paese. Il tema dell’identità culturale non è soltanto un pezzo del bilancio economico del Paese è un pezzo dell’orgoglio. Orgoglio, parola così poco di moda negli ultimi anni che deve tornare a occupare il vocabolario della politica”, ha detto il premier durante il suo intervento.

 

“Ciò che accade a livello internazionale chiama in ballo la questione culturale: se l’Italia – ha aggiunto- non farà mai mancare il proprio impegno, è anche perché ciò che è accaduto negli ultimi mesi in Europa non è soltanto un problema che viene dall’esterno, ma è un problema che nasce nelle nostre periferie”.

 

“Chi ha ucciso a Charlie Hebdo, al Bataclan, a Bruxelles non sono persone venute da fuori, ma sono persone nate, cresciute, educate nelle nostre scuole europee – ha sottolineato il premier – In pezzi interi delle nostre comunità si è perso il senso dell’identità. Laddove manca un luogo d’aggregazione indentitario, è più facile che si creino situazioni di pericolo”.

 

Il premier ricorda che “domani 1 maggio ci riuniremo a Palazzo Chigi e il Cipe assegnerà 3,5 miliardi di fondi: 2,5 alla ricerca e un miliardo alla cultura”, ed esprime il suo rammarico”è scandaloso pensare che negli ultimi 10 anni non c’è stata crescita, perché non si sono spesi i fondi stanziati dall’Ue. E’ vergognoso che si siano sprecate risorse nostre”.

 

Conferma il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo: “L’Africa è il continente con il maggior tasso di crescita. Alcuni Paesi hanno il tasso di crescita superiore a quelli di altri Paesi del Sud Est asiatico. Se attrezziamo l’Italia per un dialogo vero col Mediterraneo, se riusciamo a fare del Mediterraneo il cuore della nuova Europa, ci renderemo conto che questo è il modo concreto per evitare che nostri fratelli e sorelle muoiano in mare. Non ci si volta se qualcuno rischia di morire, ma si va ad aiutare”.

 

E conclude: “Non sto chiedendo il voto, dico che dobbiamo dare tutto e tutti il massimo e fare del nostro meglio per portare il Paese ad essere guida in Europa.

Il Paese ha le condizioni per togliersi di dosso questo atteggiamento di rassegnazione. Nei prossimi dueanni ci sarà il modo e la possibilità perché le cose accadano. Perché la rassegnazione prenda la strada dell’esilio. Finché sarò a Palazzo Chigi non smetterò mai neanche per un momento di provare a chiedere a tutti i connazionali di ricordarci della grandezza della sfida a cui siamo chiamati”.

***

Foto - Tiberio Barchielli
Foto – Tiberio Barchielli

 

 

“Prendiamo l’impegno: mai più scandali come quelli a cui abbiamo assistito, mai più viadotti che crollano, non ci sono i cittadini di serie A al Nord e di serie B al Sud, c’è l’Italia tutta intera”. Così Matteo Renzi, in un breve intervento, dinanzi alle telecamere, prima di riaprire il viadotto di Himera sull’autostrada A19 Palermo-Catania.

Ha poi aggiunto che il ponte sullo Stretto arriverà, ma solo alla fine di un percorso, che veda prima la sistemazione delle infrastrutture. Perchè “quello delle infrastrutture- dice Renzi- è un tema centrale, certo nel momento in cui crollano i viadotti uno dice ‘scusa, ma di che parli?’. Ma oggi andiamo in uno dei luoghi incriminati per prendere l’impegno che da qui a fine anno tutto quello che è accaduto negli ultimi mesi in Sicilia, con crolli vari e blocchi vari, venga risolto”.

 

E le regole sono: primo, “la manutenzione, finire ciò che è aperto da tempo. Per il mezzogiorno – sottolinea Renzi – questo significa la Salerno-Reggio Calabria. Io ci andrò ogni tre mesi a controllare i lavori. Il prossimo appuntamento è il 20 luglio, il 22 dicembre vogliamo inaugurarla”.

 

Poi, aggiunge il presidente del Consiglio, “c’è quella grande infrastruttura che si chiama banda larga, non a caso Catania è nella cinquina con cui Enel parte. E Enel sul contatore digitale ha aperto una rivoluzione, in tutti i paesi in cui vado propongo il modello Enel sia per l’efficientamento energetico che per la rivoluzione della banda larga”.

 

Solo “alla fine di questo percorso- conclude Renzi- c’è il ponte, senza ideologizzarlo: prima rimetti a posto le infrastrutture in Sicilia, perchè non puoi fare il ponte se cadono viadotti, prima fai la Salerno Reggio Calabria, fai l’investimento sulla ionica; poi è normale dire che uno dei grandi collegamenti italiani è quello dell’alta velocità. Non è possibile che l’alta velocità si fermi a Salerno”.

 

“Se manteniamo le opere, se mettiamo a posto i viadotti, se ci rendiamo conto che anche i cittadini siciliani hanno diritto ad un servizio ferroviario con l’alta velocità come accade al nord, se mettiamo fine alla tragicomica vicenda della Salerno-Reggio Calabria – prosegue – se cioè facciamo l’ordinaria amministrazione, allora ci renderemo conto che l’Italia non finisce a Salerno, l’Italia non si ferma prima della Sicilia. Dobbiamo recuperare decenni di ritardo, l’Italia ha diritto di avere l’alta velocità da nord a sud”.

E sollecita: “Basta piagnistei, atteggiamenti rassegnati, critiche che sottolineano solo ciò che non va. O questo Paese lo prendiamo in mano tutti insieme, oppure l’Italia non esce dalla crisi”.

 

E riferendosi al problema degli sbarchi ha ringraziato i siciliani: “avete avuto cuore e generosità, se siamo fieri di noi stessi e perchè voi ci avere reso fieri”.

“Costi quel che costi, da qui ai prossimi due anni faremo ripartire il Mezzogiorno”.

 

 

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