1) Siamo difronte ad una novità: quella di un contratto che copre un vuoto normativo sul lavoro occasionale, evidenziato dalla cassazione, segnalato dagli odg di tutte le forze politiche presentati a marzo in occasione del decreto di soppressione dei voucher, su cui il presidente consiglio si era impegnato per una soluzione entro l’estate. Il lavoro occasionale è il lavoro non continuativo, non programmabile, non organico al processo produttivo.


2) Le modalità per l’utilizzo costituiscono un’altra novità: la totale tracciabilità dell’utilizzo e del pagamento che non potrà avvenire in contanti. Di auspicio per l’estensione di tale vincolo al pagamento di tutte le retribuzioni, come da proposta di legge già incardinata. Perciò è un manifesto contro l’illegalità, il lavoro nero e il lavoro grigio perché le regole aiutano i più deboli, quelli esposti al ricatto del lavoro purché sia e aiutano anche le imprese sane esposte alla concorrenza sleale di altre.

3) Si tratta di uno strumento contrattuale utile per le famiglie e le imprese che potrà essere utilizzato entro precisi limiti, in modo che sia effettivamente destinato al lavoro occasionale:
– limiti economici, per non più di 5000 euro l’anno;
– limiti per dimensione di impresa (si possono usare solo al di sotto dei 5 dipendenti) e per settore produttivi (esclusione dall’utilizzo di edilizia, appalti, cave e miniere, agricoltura se non nel caso di utilizzo di studenti pensionati e disoccupati).

4) il rapporto con le parti sociali: il ministro Poletti ha detto di aver incontrato le parti separatamente. Sarebbe stato più utile un confronto più classico. Lo si dovrà fare perché il nuovo strumento contrattuale introduce una novità che va armonizzata con altre tipologie contrattuali esistenti.

5) un scelta utile dunque:
– per le persone perché determina un diritto in più, uno scudo in più per il lavoro nero molto frequente nel lavoro occasionale
– per le imprese e le famiglie
– una scelta utile di sistema perché introduce la totale tracciabilità
– una scelta utile dal punto di vista simbolico perché il lavoro non si compra in un negozio come una merce e come avveniva per i voucher.