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Amendola e Orlando: “Liberiamo il Green deal dall’ideologia”

Sintesi dell’intervento di Andrea Orlando e Enzo Amendola su Il Foglio

L’Ue ha la grande ambizione di essere la capofila della transizione verde e di guidare la nuova rivoluzione industriale su scala globale“.

Inizia così l’intervento a quattro mani di Andrea Orlando, Ministro del lavoro, ed Enzo Amendola, Sottosegretario agli Affari Europei.

“A fine 2019 la Commissione Europea ha lanciato il Green deal, un piano per fare dell’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, grazie all’azzeramento delle emissioni nette di gas a effetto serra. La cassetta degli attrezzi per raggiungere questi obiettivi è nel pacchetto di misure ‘Fit for 55‘, presentato dalla Commissione a luglio 2022, che mira a ridurre i gas climalteranti di almeno il 55% già entro il 2030. Nelle prossime settimane ci sarà la trattativa finale fra le istituzioni europee sul ‘Fit for 55′”.

 

“Gli effetti del conflitto in Ucraina sulla questione energetica hanno spinto il negoziato a una velocità superiore a quella richiesta dalla complessità della materia: con l’insieme delle direttive e dei regolamenti si incide direttamente e plasticamente sulla vita delle imprese e delle persone, come il costo delle importazioni del carbone, la rivoluzione della mobilità con la riduzione del 100% entro il 2035 delle emissioni di CO2 prodotte dai veicoli nuovi, per citarne alcuni”.

 

“Occorre comprendere la necessità di governance della transizione, l’Europa ha lanciato una sfida al mondo sugli obiettivi climatici, la strada è segnata e bisogna percorrerla ed evitare gli ostacoli lungo il percorso. Primo fra tutti non disgiungere mai transizione ecologica, crescita economica giusta e inclusiva e nuove opportunità di occupazione, attraverso un’idea diversa di politica industriale, basata su pragmatismo produttivo e riformismo sostenibile”.

 

“Il Green deal è la risposta ai cambiamenti climatici e insieme l’occasione per ricostruire su basi nuove la nostra capacità economica e industriale.

Servono regole che rendano le transizioni socialmente sostenibili, individuando anche nuovi diritti e nuove garanzie, coerentemente col modello economico europeo attento alla coesione sociale e ai diritti del lavoro”.

 

“Le scelte europee andranno fatte per sviluppare nuovi partenariati di cooperazione allo sviluppo, cominciando dall’Africa, dove il trasferimento tecnologico in ambito energetico e in chiave ecosostenibile può riguardare centinaia di milioni di persone che oggi non hanno accesso alle fonti energetiche tradizionali”.

 

“Grandi imprese e pmi sono già orientate verso soluzioni verdi. Ma in questo sforzo epocale è l’intera società che deve attivarsi e le istituzioni europee per prime”.


Intervento integrale su Il Foglio

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