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Orlando: “Boschi candidata? Tutti noi saremo valutati dal partito per vedere chi porta più o meno consensi”

«Superiamo definitivamente la leadership solitaria di Renzi», dopo tutto quel che è successo la fase che si apre impone «una maggior collegialità delle scelte», anche per evitare errori come quello di «costruire delle buche nelle quali poi cadiamo dentro da soli». E ogni riferimento alla commissione d’inchiesta sulle banche è voluto. Non fa sconti Andrea Orlando, che chiede di cambiare passo subito, su tutti i fronti. E sulla candidatura della Boschi, pur senza graffiare, è chiaro: «Questa vicenda non la preclude. Maria Elena ha svolto un ruolo importante ed è una risorsa. Tutti noi dobbiamo essere sottoposti dal partito a una valutazione per vedere chi può portare più consensi e chi meno».

All’assemblea della sua associazione Dems lei ha lanciato una sfida a Renzi. Chiederà di tornare alle primarie se perderete?
«No, l’esito delle primarie non si discute. Io chiedo di dare dignità pubblica ad una linea di costruzione del centrosinistra, che oggi si è riconosciuta come necessaria obtorto collo: e di fare scelte conseguenti. Ci sono dirigenti e penso a Zingaretti, Merola o la Finocchiaro a livello di governo in grado di interpretare questo spirito almeno con la stessa credibilità di chi ha sostenuto al congresso la linea dell’autosufficienza».

Renzi dovrebbe investire Gentiloni della guida della coalizione?
«In parte lo sta facendo. Sta provando a dare il segno di una pluralità di opzioni che il Pd può mettere in campo, tra le quali Gentiloni, che ha un ruolo rilevante».

Potrebbe essere un modo per riagganciare Liberi e uguali?
«Non credo che il problema sia l’investitura di Gentiloni. Il discorso sulla premiership, a questo punto, viene dopo le elezioni. Invece c’è una pericolosa tentazione di LeU a prendere le distanze dal Pd, anche a costo di dover teorizzare il dialogo con forze populiste. È difficile criticare la politica sui migranti del Pd e cercare un dialogo con i 5 stelle. Fanno molti sconti ai grillini che a noi non vengono offerti. Un movimento anti-europeista e contro lo Ius soli che sui migranti va a braccetto con Salvini…».

Hanno solo l’obiettivo di tirar giù Renzi dal trono?
«Sì e mi pare sbagliato sotto un duplice aspetto. Il problema non è fare i conti con Renzi, ma con una stagione che non ha avvertito il tema delle disuguaglianze, che riguarda non solo il Pd, ma anche i dirigenti del passato della sinistra degli ultimi venti anni. Il secondo aspetto è che con le sconfitte non si costruisce l’unità. Se vincesse la destra il centrosinistra sarebbe pervaso da recriminazione e vendette».

Bisogna evitare di mettere i leader di Pd e LeU uno contro l’altro nei collegi?
«Se ci fosse una via per evitare di lacerarsi sarebbe auspicabile. Daremmo il segnale che concentriamo il nostro sforzo contro la destra».

Oggi il problema sono tornate a essere le banche: anche grazie alla commissione d’inchiesta?
«Il conflitto in commissione può essere utile a individuare i problemi, ma se non indichi una soluzione rischi di restarne prigioniero. Speriamo che qualcuno proponga quale possa essere la soluzione sul tema dei controlli Bankitalia e Consob, altrimenti sembrerà che tutto sia finalizzato solo a costruire un ring. Trovo legittima l’aspirazione a togliersi dal banco degli imputati sulla questione banche, ma non è sufficiente: se c’è un problema bisogna indicare la riforma di sistema che si vuole per migliorare la vigilanza o la politica delle aggregazioni».

Per voi la Boschi va ricandidata?
«Io credo che abbia i titoli per ricandidarsi e che questa vicenda non debba precluderlo. Ognuno di noi deve valutare che contributo può dare alla campagna elettorale. Penso che sia giusta una valutazione del partito per stabilire chi può portare più voti o meno voti. Una valutazione che va fatta insieme in modo libero e senza steccati torrentizi. Ma tocca al segretario proporre un percorso per mettere in campo la classe dirigente migliore per portare consensi».

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