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Arienzo: Serve una Costituente aperta ai talenti dei territori

Tu riparti dal basso se nel basso ci vivi. Il partito degli aperitivi, degli eventi in terrazza, dell`eleganza infinita non può candidarsi a parlare a tutti». Federico Arienzo è il prototipo perfetto del “non elettore” del Pd: 37 anni, partita Iva, una bimba di 4 anni e Converse bianche da battaglia. E invece per conto dei dem è combattivo capogruppo nel Comune “demagistrizzato” di Napoli.

L’impegno politico è merito dei gesuiti di piazza De Leva, oggi le maggiori aspettative le ripone in Harembee, lo spazio creato da Matteo Richetti per mettere insieme soprattutto i “nativi democratici”. La fatica di «starci dentro» c`è ma, tiene duro Arienzo, «noi non ci possiamo permettere di morire». Il punto è che «se ti lasci guidare dalla paura, fallisci, perché questo è il tempo del coraggio».

Cosa si aspetta dall’Assemblea?
Che non si perda tempo.

Cosa vuol dire? Congresso subito o no?
Posso essere sincero? Del Congresso non gliene frega niente a nessuno. Oggi i partiti vengono apprezzati solo se sono considerati utili alla vita delle persone. Davvero pensiamo che a qualcuno interessi se il segretario sarà Martina, Zingaretti, Delrio o se tornerà Renzi? Noi siamo destinati all’estinzione se l’Assemblea ruota intorno alla sopravvivenza di un ceto politico.

E quindi se fosse lei a guidare l`Assemblea, dove la porterebbe? Al Fronte repubblicano di Calenda?
Nemmeno questa ipotesi mi convince, magari andava bene 20 anni fa quando c`era Berlusconi. Serve invece una Costituente aperta a chi ci sta, a tante persone di enorme talento che ci sono nei territori. Bisogna andare in tutti i luoghi che hanno smesso di contare su di noi. Fabbriche, spazi sociali, campetti di calcio di periferia… In macchina con me ho sempre un Super Santos, se vedo un gruppo di bambini e ho 10 minuti mi butto a giocare con loro.

I giovani della “base” vogliono una rottamazione-bis?
Ho visto Renzi con grande favore ma per la mia formazione sono contrario a parole come rottamazione, azzeramento. Tutto sta a capire a chi miriamo. Se pensiamo solo ad alcune categorie sociali, allora basta il ceto politico attuale. Se vogliamo andare oltre, entrare in casa del 50enne che ha perso il lavoro, bisogna ascoltare chi «nel basso» ci sta davvero. Io ho vissuto sulla mia pelle questa chiusura della dirigenza al dialogo con le periferie…

Ovvero?
Pensavo che da capogruppo del Pd a Napoli avrei potuto portare i ministri a parlare con le persone in carne e ossa. A stento sono riuscito a far venire un sottosegretario…

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