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Bellanova: “Renzi un vero riformista. Tutti dovremmo confrontarci e cercare soluzioni”

«Renzi ha sempre riconosciuto i miei valori e la mia autonomia e io ho imparato ad apprezzarlo senza usare la categoria del sospetto. Poi certo con i problemi che si è trovato ad affrontare non ha potuto comportarsi da damerino inglese…».

 

Bellanova, è sempre una sostenitrice di Renzi?

«Sono una convinta sostenitrice dell’iniziativa politica e del programma messo in campo da Matteo Renzi, che è dentro la cultura politica del partito. Tutti ci dovremmo misurare sulle questioni poste sul tavolo invece di organizzare battaglie incomprensibili sull’integrità di culto della sinistra, come vanno facendo i fuoriusciti dem. Ho scelto e continuo a fare il cammino insieme con Renzi».

 

Ma come ha fatto lei, ex bracciante, sindacalista in prima linea, che alle primarie del 2013 appoggiò Cuperlo, a diventare renziana?

«Forse perché c’è chi guarda alle cose con la camicia stretta del servitore del leader di turno. Mentre io non l’ho mai fatto. Mi confronto con le proposte. Nel congresso del 2013 sostenni Gianni Cuperlo, fui proposta per il governo Renzi come sottosegretaria al lavoro, un incarico delicato e rognoso. Con Renzi non avevamo nessuna pratica comune ma ho subito avuto un grande riconoscimento di autonomia. Sono stata chiamata ad affrontare tavoli di crisi di piccole o grandi aziende, come l’Ilva. E allora ho avuto modo di apprezzare il dirigente politico che però ho osservato con la categoria del rispetto non con quella del sospetto».

 

Ma Renzi è di sinistra?

«Quelli che si sentono di sinistra-sinistra dimenticano che la nostra cultura è guardare in faccia i problemi e cercare di dare una soluzione. Si chiama riformismo».

 

Non rimprovera nulla a Renzi? Alla sinistra è diventato antipatico?

«Simpatia e antipatia sono categorie sentimentali o morali. Renzi al governo ha dovuto recuperare un tempo in cui c’erano stati Mario Monti, Enrico Letta e il rigorismo mentre mezzo paese rischiava di naufragare in quella isteria…Bisognava venire fuori da una palude e non si è potuto certo permettere di fare il damerino inglese». Ha dovuto porre questioni e rivendicare spazi per rispondere a problemi atavici».

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