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Boccia: “Turisti? La sicurezza viene prima del mercato”

Non si deve “abbassare la guardia su regole e comportamenti, perché la convivenza con il virus è iniziata solo da qualche giorno. Ma i dati dicono che l’Italia nella sua interezza e’ tutta a basso rischio, con delle condizioni di sensibilità”.

 

Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia.

 

Il trend in Lombardia “è in calo, la sensibilità è molto alta e la resilienza delle strutture sanitarie territoriali più bassa. Ma ora c’è il caso della Valle d’Aosta”.

 

Il ministro raccomanda “calma e gesso con la caccia al turista. Tutti vogliamo che ripartano le attività economiche. Ma non si può essere irresponsabili e dire ‘venite qui, chiunque voi siate e qualunque cosa facciate'”.

Non bisogna “farsi prendere la mano buttando via i sacrifici di questi tre mesi, costati centinaia di miliardi”.

I dati “sono migliorati, però io non mi illudo. Solo a fine giugno capiremo come proseguirà la convivenza con il Covid”.

 

Per il 3 giugno “l’idea sarebbe aprire tutto il Paese, ma prima di decidere vedremo i dati del monitoraggio. Sarà possibile se tutte le Regioni presenteranno un basso rischio, altrimenti sara’ inevitabile ipotizzare riaperture graduali”.

 

L’idea di un passaporto sanitario è “una sciocchezza, se esistesse lo avremmo tutti in tasca”.

 

I governatori comunque non possono fermare chi viene da zone a rischio: “è il governo a stabilire come avverranno i trasferimenti tra regioni, sulla base di una regola uguale per tutti”.

 

Rispetto alle proteste di Zaia e De Luca per le zone rosse del Veneto o dell’Irpinia rimaste fuori dal decreto Rilancio “Gualtieri ha fatto un’apertura” sul cambiarlo e “il Parlamento valuterà. Ma non possiamo paragonare territori che hanno vissuto una ecatombe” come la Lombardia “con altri che hanno chiuso qualche giorno prima che l’Italia diventasse zona rossa”.

 

Rispetto all’attacco del M5S alla sanità lombarda “non è ancora il momento dei bilanci – commenta -. La Lombardia è stata l’area del mondo forse più duramente colpita, i suoi medici e infermieri sono stati eroici e gli amministratori hanno cercato di fare il massimo. Ma penso anche che questa tragedia può insegnare molto sui modelli sanitari e sulla loro gestione a livello territoriale”.

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