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Cuperlo: «Da Confindustria un’autoassoluzione faziosa»

Gianni Cuperlo, per il capo di Confindustria questo governo «può fare più danni del Covid». Dopo giorni di balbettio di governo, ieri Conte ha rimandato l’accusa al mittente. Come interpreta l’attacco di Bonomi?
“Al di là dello stile, che nel cuore di una tragedia esige cura, fa riflettere un tono così duro verso un governo che non le avrà fatte tutte giuste ma si è trovato ad affrontare in poche settimane l’emergenza sanitaria, la recessione e l’impatto sociale più devastante della nostra storia. Ma stiamo al punto: la produttività è bloccata da vent’anni, la spesa in ricerca delle nostre imprese sta sullo 0,9% del Pil contro una media Ocse quasi doppia, si stimano oltre 100 miliardi di evasione. Dire che è solo colpa di una classe politica inadeguata è un’autoassoluzione un tantino faziosa”.

 

“Nessuno può nutrire certezze assolute, ma penso che il governo reggerà la prova dei prossimi mesi perché non c’è un’alternativa in campo, soprattutto perché non è una stagione come quella del 2011. E non lo è perché l’Unione europea, ed è la buona notizia, ha dato la risposta che non diede nel 2008. L’Europa, a partire dalla sospensione del Patto di stabilità che ci consente di fare deficit in doppia cifra, ha adottato misure senza precedenti”.

 

“Certo, siamo in una condizione di emergenza che non ha eguali, dieci milioni di italiani sono a rischio di impoverimento, la prova dell’autunno richiederà il massimo dello sforzo e imporrà al governo di essere più attento anche nei controlli, alcuni sono mancati e la gestione del fiume di risorse non sempre ha seguito i flussi giusti. Aggiungo lo scarto tra l’effetto annuncio sugli ammortizzatori o i crediti garantiti dallo Stato e i termini concreti dei trasferimenti. Ma tutti, non solo il governo, dovranno fare in modo a che non ci sia il giorno X dei licenziamenti”.

 

“Dopo la pandemia nessuno di noi può permettersi di tornare quello che era prima, perché nel prima ci sono tutti i nostri ritardi”.

 

“Il governo è nato in maniera rocambolesca, ma menomale che abbiamo detto sì. Perché al netto di tutte le difficoltà, il paese passi in avanti ne ha compiuti e noi non siamo nella scia di Trump, Bolsonaro, Johnson e Orban. E di passi ne ha fatti anche compiere anche alla Ue. Nel marzo del ’18 la sconfitta è stata la peggiore dalla nostra nascita. Oggi, dopo due anni, anche per gli accidenti della storia come la caduta di Salvini, il Pd è il perno del governo”.

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