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Dichiarazione di voto di Enrico Letta a seguito delle comunicazioni del Presidente Draghi sul conflitto in Ucraina

Dichiarazione di voto del segretario PD Enrico Letta a seguito delle comunicazioni sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina del Presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi, presso la Camera dei Deputati

 

Signor Presidente, colleghe, colleghi, voglio qui esprimere il convinto sostegno dei gruppi del Partito Democratico all’azione del Governo dopo gli interventi in aula oggi pomeriggio dell’On. Quartapelle, dell’On. Pagani e al Senato questa mattina dei senatori Alfieri e Pinotti.
Il sostegno è soprattutto in nome, sig. Presidente, del cuore del suo intervento di oggi. In nome di quei principi di democrazia e di libertà per i quali oggi noi dobbiamo dimostrare che non sono solo parole retoriche, ma sono parole piene di vita, di vita vera, piene di significato. E proprio oggi qui in quest’aula e contemporaneamente nell’aula di un altro parlamento, a Bruxelles, abbiamo dimostrato qual è la differenza tra il “qui” e il “lì”.

Il “qui”, la giornata dei parlamenti, il Parlamento nazionale e il Parlamento europeo, i parlamenti che sono il cuore della nostra democrazia, i parlamenti nei quali tutti insieme assumiamo decisioni, nei quali le elezioni sono elezioni libere e nei quali la democrazia rappresentativa svolge il suo ruolo. Quel Parlamento europeo che oggi si è espresso in modo chiaro e inequivocabile, quel Parlamento europeo che avremmo tutti voluto oggi avesse tra i suoi membri il suo Presidente David Sassoli, non a caso dichiarato l’anno scorso persona non grata da Vladimir Putin, altro argomento che fa la differenza. La differenza tra i parlamenti e l’autocrazia. L’autocrazia nella quale non è il parlamento al centro, ma è il tavolone in cui c‘è uno a capotavola il più lontano possibile dagli altri. La differenza tra il parlamento e il capotavola. E noi siamo qui a lottare per questo, perché oggi quello solo a capotavola, da solo, sta scatenando una guerra che sta distruggendo vite, sta uccidendo persone. Tutti ci stiamo interrogando, ma è sano? È sano di mente? C’è della irrazionalità? In una democrazia saremmo in grado di bloccare un Presidente irrazionale, nell’autocrazia no. La democrazia non è una frase retorica che ripetiamo tra di noi, la democrazia è la differenza, in questo caso, tra la vita e la morte. E io spero che la lezione che tutti noi, parlo per me innanzitutto, stiamo imparando in questi giorni ci porterà a dire che per sempre avremo imparato che qualunque leader democratico è meglio anche del più dinamico degli autocrati, anche del più dinamico degli autocrati.

Questa aula oggi le esprime signor Presidente, un’unità profonda. L’ha espressa anche l’aula del senato. È un’unità nella quale noi crediamo, e siamo contenti che questa unità sia vera e sia stata un’unità anche con l’opposizione, anche se, mi permetta On. Meloni, di dire che fare una polemica sul tema, per esempio, degli stati di emergenza, che come lei sa è una fattispecie giuridica che si usa decine di volte per intervenire in condizioni che sono reali, concrete e necessarie, non mi sembra la cosa più importante sulla quale oggi costruire una polemica assolutamente inutile. Un’unità che è un atto importante, impegnativo, non sotto costrizione ma convinto, perché tutti noi sappiamo cosa vuol dire oggi l’angoscia dei nostri concittadini in Italia. Partecipiamo a quell’angoscia, e quell’intervento di solidarietà concreto sul quale stiamo lavorando, politica innanzitutto ma poi soprattutto umanitaria, lo straordinario sforzo della società e dell’associazionismo italiano al quale va il nostro ringraziamento e il nostro impegno. Impegno concreto attraverso le sanzioni, lei ha parlato giustamente di Patto di Stabilità, noi riteniamo, l’ha detto adesso il collega Barelli e io condivido quello che lui ha detto, che sia necessario allungare le scadenze del Patto di stabilità in questo momento per consentire ai pezzi di sistema economico che pagheranno un prezzo da quello che sta succedendo con le sanzioni di poter resistere. E poi il sostegno con materiale militare. Colgo questa occasione per ringraziare il Ministro Guerini e tutti i militari del nostro Paese per quello che stanno facendo in questo momento difficile.

Sappiamo che è il passaggio più difficile di queste risoluzioni, ma sappiamo anche che secondo l’articolo 11 della nostra costituzione, nella seconda parte dell’articolo 11 ci sono le ragioni che motivano l’intervento di oggi. E queste ragioni sono nella decisione che la Commissione europea ha assunto domenica e nel voto che il Parlamento europeo ha assunto oggi pomeriggio. Sono argomenti forti, che dimostrano l’impegno multilaterale e loro stessi si basano sull’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. Quindi siamo perfettamente in linea con i principi costituzionali del nostro Paese e con i principi costituzionali europei. Ma siamo soprattutto in linea con i valori più profondi di questo secolo. Io voglio citare uno per tutti una frase forte di una persona che ha lasciato un segno profondo, il teologo luterano Bonhoeffer, impiccato dai nazisti nel 1945, che diceva: “Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come Pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo saltare e afferrare il conducente al suo volante, è il mio dovere.”

E lei, sig. Presidente, l’ha detto oggi, usando le stesse parole che hanno usato contemporaneamente con il loro intervento la Presidentessa del Parlamento europeo e quella della Commissione europea, Metsola e Von der Leyen. Insieme a lei, hanno usato le stesse parole: “Non ci voltiamo dall’altra parte”. Ed è il momento dell’Europa.
Ma quale Europa? L’Europa comunitaria, non l’Europa dei veti. Non l’Europa dei blocchi, degli unanimismi.

Ma perché non c’è stata finora questa Europa? Perché sono stati gli europeisti a non volerla? No. Perché ci sono stati degli Stati che hanno pensato di essere più forti con la sola sovranità nazionale e ci siamo trovati in questa situazione di difficoltà.

Noi vogliamo l’Europa che bandisce la guerra, noi vogliamo l’Europa che cerca la pace. E vogliamo l’Europa che cerca la pace proprio perché non ha dimenticato – l’ha citato prima l’On. Boschi e riprendo questo tema, credo caro a tutto questo Parlamento – che non ha dimenticato la più grande, tragica, guerra che c’è stata sul continente europeo: la guerra in Bosnia. La guerra che in una città come Sarajevo ha fatto dire ad una bambina di 11 anni, in quello straordinario diario di Zlata, Zlata Filipović, quella bambina di 11 anni che nel suo diario raccontava, nella Sarajevo del 1992, “Una bambina che vive senza giochi, senza amici, senza sole, senza uccelli, senza natura, senza frutta, senza cioccolata, senza caramelle, solo con un po’ di latte in polvere. In poche parole, una bambina senza infanzia, una bambina della guerra. E insieme a me migliaia di altri bambini di questa città. Non ci sono uccelli a Sarajevo, s’ode solo il cinguettio di un passero superstite. Una città fantasma. E i signori della guerra continuano a trattare, a disegnare cartine geografiche, a cancellarle, fino a quando non lo so”.
Noi non vogliamo un’altra Sarajevo, noi non saremo i caschi blu di Srebrenica, che si voltarono dall’altra parte.

E allora nasce l’Europa geopolitica, vogliamo la Helsinki II alla quale hanno fatto giustamente riferimento i colleghi Fornaro e Palazzotto. Nasce quell’impegno che l’Alto Rappresentante della Politica Estera Borrell ha citato oggi pomeriggio al Parlamento Europeo, coordinato con gli Stati Uniti sì, anche perché questa non è una guerra degli europei. Questa qui è una vicenda complessiva, internazionale, che noi vogliamo gestire a livello internazionale, nelle Nazioni Unite.

Nasce l’Europa del “sostegno alla sostenibilità”, l’Europa dell’energia. E questo tema dà l’idea del problema principale dell’Europa, perché non c’è un’Europa dell’energia fino ad adesso, perché gli Stati membri hanno pensato che erano talmente grandi da soli – perché erano grandi quando il mondo era piccolo. Adesso tutti gli Stati membri, anche quelli più grandi, sono Paesi medi in un mondo molto più grande, e non sono in grado di farcela.
E poi l’Europa dell’accoglienza, dei rifugiati, che è quello sul quale, sig. Presidente, noi vogliamo lavorare con più impegno a livello di enti locali e territorio.

Termino, sig. Presidente, dicendo che oggi al Parlamento Europeo si è ascoltata la frase che rimarrà nella storia. Questa frase l’ha pronunciata il Presidente ucraino Zelensky quando ha detto a noi: “Vi abbiamo dimostrato cos’è il desiderio di essere come voi”.
Ma che merito abbiamo noi di essere come siamo noi? Abbiamo un merito nell’essere nati qui? Nell’essere cresciuti qui, invece che da un’altra parte? No, abbiamo avuto una fortuna, un privilegio. Oggi sta a noi meritarcelo.

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