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Eccidio S. Anna di Stazzema: un passato di dolore per un futuro comune di pace

Immaginate una piazza che brucia di corpi umani. Immaginate uomini in divisa che, casa per casa, danno la caccia ad altri esseri umani. Immaginate corpi fatti a pezzi, brutalizzati, torturati.
S.Anna è una frazione del piccolo comune di Stazzema, in provincia di Lucca, nell’ultima fase della II guerra mondiale, quel territorio era stato dichiarato “zona bianca” dallo stesso comando tedesco: ecco perché vi erano accorsi, da diverse parti, sfollati in fuga, intere famiglie. Erano convinti di aver trovato protezione; trovarono, invece, una morte atroce.

560 vittime innocenti, di cui 130 bambini: sono le vittime dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema. Avvenne 73 anni fa, una mattina d’estate, nell’agosto 1944; ne furono responsabili gli assassini delle SS e i loro complici della 36ª brigata “Mussolini”.

“Tra le centinaia di corpi bruciati e oltraggiati -ha detto oggi a Sant’Anna di Stazzema il presidente della Repubblica Sergio Mattarella– spiccheranno per sempre i ricordi di gemme di vita, come la piccola Anna, uccisa a soli 20 giorni, o come gli otto fratellini Tucci, sterminati accanto alla mamma che implorava pietà. Quelle vite spezzate sono divenute simbolo di riscossa morale e civile. Ci richiamano all’impegno per costruire una società di donne e uomini liberi, in cui prevalgano la solidarietà, la giustizia, l’uguaglianza dei diritti”.

Il senatore dem Andrea Marcucci, presidente della commissione Istruzione e Beni Culturali, ha tenuto l’orazione ufficiale in memoria delle vittime e su Facebook ha commentato “Ricordare i martiri di Sant’Anna di Stazzema, significa impegnarsi che non succeda più. Mai più il fascismo.”.

Alla cerimonia c’erano anche il sindaco di Stazzema Maurizio Verona, il presidente dell’Associazione Martiri di Sant’Anna Enrico Pieri, e l’incaricata d’affari dell’Ambasciata di Germania, Irmgard Maria Fellner, la quale si è detta “profondamente commossa dalla grandezza morale dei superstiti, che non predicano vendetta e odio, ma la riconciliazione e la ferma volontà di porgere la mano a noi tedeschi, per guardare assieme al futuro”.

Il futuro: la memoria può aiutare non solo a riconoscere un passato comune, ma soprattutto a costruire un futuro comune. E Mattarella lo ha sottolineato, quando ha ringraziato l’intera comunità di Sant’Anna, perché ha saputo “tenere viva la memoria, trasmettendo alle generazioni più giovani quella speranza di pace, quegli ideali di libertà, quei valori di rispetto della dignità di ogni persona, che in quel 12 agosto di morte sembravano per sempre negati”.

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