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Giachetti: una Costituente per rifondare la Capitale

“Il mio è un appello anche ai cinque stelle, potrei stare qui tranquillamente a guardarli fallire. Anche per quello che ho subito in campagna elettorale. Ma Roma è più importante di loro e di noi. Per questo mi sento in dovere di fare comunque la mia parte”, dice al Foglio Roberto Giachetti, deputato, vice presidente della Camera, già candidato sindaco del Pd alle elezioni di giugno 2016. “Accendiamo i riflettori su Roma”, dice. “La città sprofonda, la macchina amministrativa non funziona, va tutto ricostruito e riprogettato a cominciare dalle competenze del comune, fino a quelle dei Municipi. Bisogna coinvolgere il governo centrale, tutte le forze politiche, gli intellettuali, il meglio che abbiamo, e pensare a una Costituente per Roma. Va anche pensato un piano di investimenti statali. Lo dico adesso, che siamo lontani dalle prossime elezioni capitoline. Abbiamo bisogno di una rivoluzione amministrativa. Urgente”.

Per esempio?

“Già in campagna elettorale, un anno fa, dissi che la situazione non è più gestibile: competenze sparpagliate e confuse, regolamenti vecchi, corretti con toppe, mentre sono assolutamente necessari procedimenti più snelli e concreti nelle decisioni amministrative. Quella romana è una struttura immaginata decine e decine di anni fa per una città, per una società di allora. A cominciare dai poteri dei Municipi. Oggi i Municipi sono delle città nella città, in termini di estensione e di popolazione. Sono città che però non hanno poteri di gestione e risorse adeguate. E di conseguenza anche la classe dirigente che va ad amministrarle ha competenze proporzionali a queste scarse responsabilità operative”.

 

Dunque andrebbero dati più poteri ai Municipi. E il Campidoglio?

“Il potere centrale deve diventare essenzialmente programmazione e controllo. Pensiamo alla questione apparentemente irrisolvibile delle buche stradali. Le gare d’appalto per le strade, e la manutenzione, si vincevano al massimo ribasso e i lavori venivano fatti in maniera improbabile, al risparmio, spesso con solette d’asfalto di pochi centimetri. Toccherebbe al Campidoglio controllare se l’appalto vinto è realizzato secondo le esigenze della città, ma l’amministrazione in realtà non è in grado di controllare. E infatti ci sono le buche. L’amministrazione centrale si occupa di troppe cose, in termini di gestione, e in un’area metropolitana ormai vastissima. Non è un caso se durante il Giubileo la funzione di controllo sia stata sostanzialmente assorbita dall’Anac di Raffaele Cantone. E questo non vale solo per le strade e le buche.Ma anche per tanti servizi”.

 

Allora è necessario decentrare.

“Prendiamo la mobilità. Roma si occupa solo del suo perimetro, quando sappiamo benissimo che se vai a Guidonia o a Fontenuova c’è un pendolarismo che porta più gente verso Roma di quanta non se ne muova all’interno dello stesso perimetro romano. Per questo dico che la città è cambiata, e va ripensata nella sua organizzazione amministrativa”.

 

Ma tutto questo come si ottiene? Ci vuole una legge speciale?

“Penso che ci vorrebbe quasi una Costituente per Roma. Si deve trovare, prima dello strumento legislativo, una vasta disponibilità politica per lavorare al suo raggiungimento. Si può pensare anche a una modifica costituzionale. Ma è inutile parlarne se non siamo tutti d’accordo”.

 

Anche il M5s?

“Certo, non le nascondo che un’amministrazione che in un anno è stata impegnata a cambiare assessori come figurine, lasciando la città nell’anarchia e degrado più totali e mascherando quotidianamente un dilettantismo arrogante, con le colpe di chi c’era prima, non abbia quel senso di responsabilità e l’umiltà necessari per sedersi al tavolo con tutti. Anche se in ballo c’è il futuro della Capitale di Italia. So che non è facile trovare un interlocutore tra di loro… Ma che loro siano d’accordo è la condizione minima per cominciare. E’ evidente che una cosa di questa portata, che riconsidera così fortemente il ruolo e le funzioni di Roma, o tu la realizzi trovando accordi, altrimenti si impantana”.

 

E chi è un interlocutore possibile nel M5s?

“È complicato… il sindaco certamente, anche Roberta Lombardi mi sembra conosca bene la città e i suoi problemi. Ma deve entrare nella consapevolezza di tutti che se parliamo del rilancio di Roma non è cosa di parte, è interesse nazionale. Tutti devono sentirsi interessati a concorrere. I cinque stelle, la destra, la sinistra a sinistra del Pd, e ovviamente il Pd. Poi, se questa cosa partisse, è va coinvolto il governo e lo stato centrale”.

 

In che modo?

“Perché Roma sia riportata al livello delle altre grandi capitali europee lo stato deve riconoscere alla capitale uno speciale interesse nazionale. Per esempio per quanto riguarda le sue infrastrutture. Lo stato dovrebbe investire direttamente in alcuni settori strategici. E in questo caso potrebbe essere legittimo che il governo abbia un sottosegretario, o un ministro, per Roma. Uno che abbia una diretta responsabilità sulle partite che lo stato mette in campo nella capitale. Questo significa che ci vuole anche collaborazione con l’amministrazione comunale”.

 

Va bene tutto. Va bene la Costituente. Ma poi queste cose, di solito, in Italia sono chiacchiere. E furbizia. Come le grandi Bicamerali per le riforme.

“E’ vero. E per questo andrebbe immaginato un paracadute. Non sarebbe scandaloso che ci fosse una clausola di salvaguardia: una volta approvata la riforma si potrebbe prevedere, in via transitoria, la nomina di un commissario straordinario che abbia poteri di surroga per la sua piena attuazione qualora si manifestino inadempienze. Un po’ come succede per i commissari di Governo rispetto alle regioni”.

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