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Martina: Il Pd resta centrale. Non si tratta di andare oltre, ma di lavorare con altri

Il governo giallo-verde è in affanno, ma le opposizioni faticano (e molto) a creare un’alternativa.
Maurizio Martina, segretario del Pd, tenta il rilancio: «Guardiamo a un nuovo centrosinistra, cioè a una forza ‘altra’ rispetto a Lega e 5 Stelle. Un’alleanza aperta, di cui faranno parte anche liste civiche. E in Parlamento porteremo avanti le nostre battaglie: sui vaccini, sul lavoro, sulla scuola, sulle infrastrutture».

Tajani ha detto che sulla Tav voterete insieme: c’è sintonia con Forza Italia su vari temi?
«Siamo chiaramente alternativi. Ma su alcuni temi come le infrastrutture o i vaccini è possibile fare fronte comune».

C’è un rischio Italia?
«Sì, il governo è diviso su tutto. È già costato agli italiani 5 miliardi. Forse la luna di miele non è ancora finita, ma i nodi verranno al pettine».

L’idea di andare oltre al Pd per creare un fronte repubblicano, come suggerisce Calenda, è una proposta concreta?
«Il Pd resta centrale. Non si tratta di andare oltre. Vogliamo cambiare e allargare. Lavorare con altri».

Leu torna all’ovile?
«Pensiamo alle alleanze sociali prima di tutto. Certo nelle città e sul territorio governiamo col centrosinistra alternativi alla destra. Faremo lo stesso percorso a livello nazionale».

I politologi imputano al Pd un problema di leadership, legato anche alla presenza di Renzi…
«Renzi è una risorsa, come tutte le personalità dei dem. Quello che cambia è che il Pd oggi ha una leadership plurale, parliamo di ‘noi’, non di ‘io’».

Il rilancio del Pd lo farete con le primarie?
«Anche con le primarie prima delle Europee. Da fine agosto parte il lavoro sul progetto e a fine ottobre a Milano il nostro forum nazionale».

Lei correrà?
«Non lo so, vedremo…».

E Renzi?
«Adesso pensiamo a costruire un’alternativa di governo dove la lotta alla precarietà si fa, ad esempio, rendendo meno costosi i contratti a tempo indeterminato e introducendo il salario minimo».

Quest’ultimo punto era anche nel programma dei 5 Stelle… Non è che il Pd insegue il M5S?
«Non inseguiamo nessuno. E chi dice che il decreto Di Maio è un provvedimento di sinistra dice il falso perché anziché combattere la precarietà, l’aumenta. Il salario minimo era nel programma dei grillini, ma pare se ne siano dimenticati».

Il Jobs Act, molto osteggiato da sinistra, lo difende ancora?
«L’occupazione è aumentata grazie al contratto a tutele crescenti e agli incentivi che abbiamo introdotto. Rimane molto da fare».

Illustri commentatori, come Galli Della Loggia, definiscono il Pd fuori dal tempo. Come risponde?
«Non siamo fuori dal tempo. È giusto affrontare con coraggio da sinistra il tema della protezione sociale. Anche perché le risposte della destra rischiano di indebolire i cittadini, non di proteggerli».

Lei ha ricominciato a visitare le periferie, poi però il Pd ha votato con la maggioranza per togliere 1,6 miliardi ai Comuni…
«E stata una trappola al Senato, ma alla Camera risponderemo. Siamo al fianco dei sindaci e puntiamo a un asse trasversale per difenderli».

Regionali 2019: come si organizzerà il Pd?
«Faremo ovunque coalizioni di centrosinistra anche con liste civiche radicate sul territorio».

Partito: come sta andando il tesseramento?
«Procede nei circoli e nelle feste dell’Unità. I dati definitivi? A fine anno».

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