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Renzi: Basta liti e presto il Pd vincerà di nuovo

«Oggi la politica va più veloce del passato, i cicli di governo sono più brevi. Se smettiamo di litigare presto toccherà di nuovo a noi del Pd. Ma dovremo farci trovare pronti e non continuare con le divisioni interne».

Ci sarà anche Matteo Renzi oggi all’hotel Ergife di Roma all’assemblea nazionale del Pd. Per chiedere il congresso subito?
«L’assemblea è sovrana e libera. L’importante però è che chi vincerà le primarie non subisca la lotta fratricida che le correnti hanno fatto a me. Ci sono tante ragioni della sconfitta del 4 marzo, anche i nostri errori. Ma una delle motivazioni più forti è stata il tasso di litigiosità del Pd: chi per anni mi ha fatto la guerra dicendo che non ero sufficientemente di sinistra oggi si trova con l’altro Matteo al governo. Attaccavano il Matteo sbagliato».

Martina e Delrio aprono a Leu: tornano Bersani e D’Alema?
«Deciderà il congresso ma il risultato delle elezioni è chiaro. Quello che hanno fatto Bersani e D’Alema al referendum e con la scissione non ha portato alla vittoria di una sinistra radicale, ma della destra radicale. Questa divisione ha portato Salvini al governo, non l’Internazionale socialista. Il punto è come riprendere il voto dei tanti che ci avevano votato alle Europee più che dei non molti che hanno votato Leu».

Che cosa la spaventa oggi?
«Mi fa paura quando le cose che servono all’Italia non vengono fatte. Prendiamo l’immigrazione. E’ difficile dire che è giusto salvare le persone in mare, ma noi l’abbiamo fatto, a testa alta. Abbiamo perso dei voti? Sì, ma era giusto. Bisogna restare umani, c’è una dimensione etica nei salvataggi. Poi bisogna che tutti rispettino le regole: il problema non è l’immigrazione, ma l’illegalità».

La linea dura di Salvini non funziona?
«Funziona per vincere qualche ballottaggio. Non per risolvere il problema. Non avrei mai preso in ostaggio 600 persone per una trattativa europea, peraltro fallita. Ma c’è anche un fatto politico. Le scelte sull’immigrazione del governo ci portano a costituire un asse con Austria, Ungheria e Baviera. Ma loro vogliono respingere i migranti in Italia, sono i nostri avversari. Un gigantesco autogol geopolitico».

L’atteggiamento di Macron l’ha delusa?
«Definire Macron “il nemico numero uno” come ha detto Di Mai politicamente è miope. Noi dobbiamo fare un’alleanza contro chi costruisce muri e alle prossime europee costruire con Macron e altri una scommessa per dare un futuro all’Europa. Se l’Austria chiude il Brennero i primi a pagarne le conseguenze saranno gli imprenditori del Nord Est che vivono in un ecosistema economico con la Germania. E certo non è colpa di Macron».

E’ possibile un dialogo tra il Pd è i 5 stelle vicini a Fico?
«I primi atti del governo dimostrano che i Cinque Stelle di sinistra non hanno nulla: sono ormai una corrente della Lega. Stanno approvando tutte le misure che Salvini propone e mi colpisce il silenzio di filosofi, attori, editorialisti che dicevano come i grillini fossero la nuova sinistra. Fico può fare un post per togliersi il peso dalla coscienza, ma la maggioranza politica che sostiene lui e il governo è di destra radicale».

Salvini al 30% le fa paura?
«Salvini fa promesse a go-go coperte da assegni a vuoto. E lo sa bene. Se parti per una Maratona con il ritmo dei 400 metri, corri bene i primi 400 metri, ma non arrivi a 42km. Che fine hanno fatto il reddito di cittadinanza, la flat tax, l’abolizione della Fornero? Naturalmente pieno rispetto istituzionale. Quando il Ministro Salvini invia il nuovo prefetto a Firenze, lo ringrazio perché sceglie una brava dirigente. Quando Di Maio si occupa di 318 lavoratori di Figline, io sto con il Governo per salvare quei posti. La nostra opposizione non sarà pregiudiziale come quella che abbiamo subito noi negli anni scorsi».

Gli scenari cambiano, ma quali errori non può ripetere il Pd?
«Avremmo dovuto rottamare di più, in particolar modo nella classe dirigente al Sud».

Il tema giustizia tocca ancora i Pd. Vedi il caso Pittella in Basilicata…
«Rispettiamo i magistrati e aspettiamo le sentenze. Rispetto anche per la presunzione di innocenza sancita in Costituzione: ma proprio per questo dico che il principio di legalità vale sempre. E vale anche per la sentenza che dice alla Lega di restituire 48 milioni di euro agli italiani. Legalità non significa chiudere i porti ma aprire i portafogli. Poi c’è il lato politico: stiamo ancora aspettando che il Ministro della Giustizia venga in Aula a raccontarci dei suoi rapporti personali e professionali con il faccendiere Lanzalone: i 5 stelle gridano onestà a giorni alterni, solo quando non riguarda qualcuno di loro».

Si sente tradito da chi ha votato M5s, anche nei sindacati?
«Sono 25 anni che perdiamo nei ceti medio bassi. Nel ’94 si diceva che gli iscritti alla Cgil nel Nord Est votavano Lega, gli operai Forza Italia e Chiamparino perdeva a Mirafiori. Non c’è dubbio che dobbiamo ragionare sul tema inclusione-esclusione, garantiti-non garantiti. Non lo scopriamo nel 2018. Il futuro della sinistra non è tornare all’articolo 18 e all’Unione ma rilanciare sul ceto medio, sulla meritocrazia, sul talento. La sinistra non deve dare solo garanzie a chi è già garantito ma soprattutto opportunità a chi oggi non ne ha. Bene garantire i riders. Ma io sogno un Paese in cui chi fa un lavoretto come portare il cibo in bici possa fare l’università e inventarsi qualcosa di più. Dare tutele, ma soprattutto dare opportunità di provarci».

Servirà una coalizione di centrosinistra?
«Discussione politicistica, serve soprattutto mettere più soldi nelle tasche del ceto medio. Abbiamo iniziato con gli 80 euro e con la quattordicesima per le pensioni basse, ma ancora non basta. L’errore più grande degli 80 euro è che dovevano essere di più, non di meno. Oggi le divisioni crescono troppo: c’è gente che guadagna troppo e gente troppo poco. E invece hanno fatto credere si trattasse di una mancia quando era la prima operazione di redistribuzione».

Nel tritacarne è finito Renzi.
«Prove finte costruite da ambienti deviati dello Stato, poi crocifisso perché si deve pagare un centesimo per il sacchetto di plastica, fake news sui social, il finto fratello portaborse, l’aereo privato, le vacanze in Lamborghini. Un giorno qualcuno si renderà conto di quanta violenza è stata scagliata contro di me e la mia famiglia».

E la nuova casa?
«Assurdo. Stiamo progettando di vendere la casa di Pontassieve e comprare a Firenze mettendoci la differenza con un mutuo. Uno scandalo? Sono parlamentare, faccio conferenze all’estero, posso fare un mutuo? Ho bisogno dell’autorizzazione dei social?».

Pentito dell’uso che ha fatto dei social da premier?
«Mi sono pentito di non averli usati troppo. Ma sono orgoglioso di avere rifiutato le fake news. Ormai il livello di melma deve fare indignare: può toccare a tutti. E pensate a quanto schifo quando le false informazioni toccano temi come la salute o i vaccini».

Che farà in futuro Renzi?
«Il mio ruolo nel futuro è in quello che si sarebbe chiamato una volta prepolitico. Educazione, informazione, conoscenza. Voglio girare l’Italia, ascoltare le persone, fare una battaglia culturale contro le fake news e la propaganda promuovendo i valori. Salvini chiude i porti? Noi apriamo i musei, le biblioteche, i teatri. Giocano sulla paura evocando i muri? Noi stiamo nell’associazionismo, nel terzo settore, nel volontariato. Darò una mano così».

C’è anche la tv?
«Il programma su Firenze sarà diffuso in varie tv del mondo. La protagonista è Firenze, la sua sconfinata bellezza. Sono debitore: qui mi hanno votato sempre, anche anche quando gli italiani mi voltavano le spalle. Puoi girare il mondo quanto vuoi, vedere tutti i leader, ma niente mi da emozione come Firenze. E’ bello avere un luogo che puoi chiamare casa, questa è Firenze per me».

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