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Poletti: “Politiche attive, lavoro 4.0, garanzia giovani, crisi sono le priorità per la manovra”

Per far fronte alle ricadute della doppia crisi finanziaria, che tra il 2008 e il 2013 aveva cancellato 900 mila posti di lavoro e fatto esplodere il ricorso agli ammortizzatori sociali in tutte le forme possibili, nel triennio 2014/2016 ci siamo concentrati principalmente sull’obiettivo di creare, attraverso incentivi e misure fiscali, le condizioni di fiducia per far ripartire l’economia e recuperare l’occupazione perduta, aumentando la quota di contratti stabili.

Il risultato è stato che l’occupazione è aumentata ad un tasso più alto della crescita dell’economia. Ora che abbiamo recuperato buona parte dell’occupazione perduta, incrementando in particolare quella stabile, come evidenzia costantemente la serie dei dati Istat (800 mila occupati in più dall’inizio del 2014, 550 mila dei quali stabili) e che le prospettive di ripresa appaiono più solide (il Fmi ha aggiornato la previsione di crescita 2017 da 0,8% a 1,3%), dobbiamo seriamente riflettere sui cambiamenti in corso, nell’economia e nel lavoro.

Cambiamenti legati alla digitalizzazione diffusa, all’innovazione accelerata, alla globalizzazione dei mercati, i cui effetti di lunga durata, indipendenti dalla crisi, ne sono stati in qualche modo oscurati. Un dato è assai significativo: il numero dei posti lavoro che restano scoperti per mancanza delle competenze adatte, pur in una situazione di alta disoccupazione.

Competenze che servono frequentemente ai settori e alle imprese più innovativi, e la cui mancanza è dunque insieme un freno all’aumento dell’occupazione e un ostacolo alla crescita complessiva della competitività dell’Italia Nei tre anni scorsi abbiamo attivato riforme sia nell’area del lavoro (il Jobs act), che in quelle dell’istruzione (la Buona Scuola) e delle politiche industriali (il Piano Industria 4.o), tutte finalizzate alla crescita dell’economia e della competitività, allo sviluppo delle competenze necessarie, all’adeguamento delle tutele e al rafforzamento delle opportunità per i lavoratori in un mercato del lavoro in rapido mutamento.

I tre ministeri interessati (Mlps, Miur e Mise) hanno avviato e portano avanti una stretta collaborazione con un disegno di integrazione delle politiche e degli obiettivi: l’alternanza scuola-lavoro e la sperimentazione del sistema duale fondato sull’apprendistato, la Cabina di regia di Industria 4.0, il Tavolo su «Il lavoro che cambia» sono gli esempi di questa collaborazione.

A fine settembre renderemo ancora più evidente questo disegno con lo svolgimento coordinato, a Torino, delle tre “ministeriali” del G7. Sul fronte del lavoro, ci stiamo ora concentrando sul rafforzamento delle politiche attive, che rappresentano uno degli assi portanti del Jobs Act.

Prendendo spunto dalle esperienze realizzate negli altri grandi Paesi europei, abbiamo puntato sulla messa in rete di tutti i soggetti pubblici e privati che operano su tutto il territorio in questo campo, sotto la regia di un unico soggetto a valenza nazionale, l’Anpal.

L’incertezza circa le sorti della riforma costituzionale, che non ha superato la prova referendaria, ha rallentato l’implementazione di questo disegno. In stretta collaborazione con le Regioni, con le quali lo Stato condivide la competenza legislativa per le politiche del lavoro, contiamo ora, in occasione della prossima legge di bilancio, di chiudere la fase di transizione affidando alle Regioni la responsabilità dei Centri per l’Impiego e promuovendone il rafforzamento, in modo che possano svolgere efficacemente anche compiti nuovi come il sostegno all’alternanza scuola-lavoro, i servizi per l’inclusione attiva delle persone che beneficeranno del Reddito di Inclusione, le attività di informazione e di orientamento per il lavoro autonomo.

Attenzione particolare, come suggerito da Leonardi e Nannicini, merita il tema di interventi coordinati con le imprese e i sindacati per fronteggiare tempestivamente le crisi occupazionali che possono sfociare in licenziamenti collettivi. Poiché, nonostante i miglioramenti complessivi, resta troppo alta la disoccupazione giovanile, nella legge di bilancio dovremo inserire misure specifiche per favorire l’assunzione stabile di giovani, con interventi mirati e permanenti.

È importante il rifinanziamento per 1,3 miliardi di Garanzia Giovani, risultato del forte impegno del Governo italiano in sede comunitaria e della positiva valutazione della Commissione Ue.
Insieme alle Regioni e alle parti sociali stiamo definendo una seconda fase del Programma che tenga conto dell’esperienza e delle mutate condizioni generali del mercato del lavoro.

Un ruolo strategico spetta alla formazione per creare e adeguare le competenze: alle misure di incentivazione agli investimenti in innovazione previsti da Industria 4.0 dobbiamo affiancare incentivi per la formazione delle competenze necessarie a gestirli. Pensando, insomma, in termini di Società 4.0, non solo di Economia 4.0.

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