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Letta: Un nuovo ordine europeo

Sintesi dell’intervento di Enrico Letta su Il Foglio

 

La guerra in Ucraina

Nella tragedia ucraina si scontrano due visioni antitetiche delle relazioni internazionali. L’Unione europea ha l’ambizione di essere potenza di valori: proietta interessi e valori non attraverso la forza, ma attraverso le regole, la pace, la cultura, uno stile di vita e un modello di sviluppo unici. Dall’altra parte c’è Putin che alla forza della legge oppone la legge della forza, recapitando al mondo un messaggio chiaro: non c’è spazio per modelli alternativi al suo, un mix di nuova politica di potenza e vecchio imperialismo.

 

Le 7 Unioni

Per essere potenza di valori, capace di difendere la pace, l’Ue ha bisogno di strumenti all’altezza delle sfide odierne e di una dottrina strategica che dia forza ai nostri principi. Oggi ci sono tutte le condizioni per portare il processo di integrazione europea a un nuovo livello. Dalla guerra e dalla pandemia, devono nascere “sette Unioni”. Sette Unioni da realizzare, che hanno radici lontane, ma che sono tornate estremamente attuali nella cronaca di questo tempo di crisi.

 

Prima Unione: l’Unione in politica estera

Subito, in risposta all’invasione dell’Ucraina, l’Unione ha dimostrato una forza mai dispiegata in questo ambito. Nel giro di poche ore sono state approvate sanzioni senza precedenti per intensità e portata. Come senza precedenti è stata l’unità europea: unanimità nelle procedure e anche nella condanna politica […]. Con la stessa unità, deve ora adottare misure per proteggere le nostre economie, compensando famiglie e imprese per le conseguenze delle sanzioni e mettendole quanto più possibile al riparo dall’inflazione. Ma, soprattutto, deve far sì che la risposta unitaria e immediata di questi mesi sia la regola, non l’eccezione.

 

Seconda Unione: quella allargata ai nostri vicini

Accogliere oggi per integrare domani è una priorità geopolitica per l’Ue. Impensabile (ed autolesionista) chiudere la porta a chi agogna la democrazia europea e rigetta i modelli autocratici.Dobbiamo costruire una Confederazione europea, una sorta di anello più largo che tenga insieme i 27 Paesi membri dell’Ue con i Paesi candidati. […] Senza annacquare i requisiti di un’adesione piena all’Ue, la Confederazione dovrebbe prevedere luoghi e momenti di condivisione delle grandi scelte strategiche dell’Europa, a partire dalla politica estera, la difesa della pace e la promozione della lotta al cambiamento climatico. Immagino dei vertici europei in cui il primo giorno ci si incontri a livello di UE e il secondo giorno a livello di Confederazione.

 

Terza Unione: quella dele politiche comuni di Asilo

L’Europa ha gestito bene l’emergenza, ora deve dare una risposta strutturale al governo dei flussi migratori. Neanche questa è una sfida semplice. Diversi Paesi già avanzano obiezioni in funzione della differente natura tra chi arriva da Est e chi attraversa il Mediterraneo. Obiezioni irricevibili politicamente ed eticamente. Respingerle e trovare un accordo che concili solidarietà e opportunità è un test di maturità per l’Europa come comunità di valori.

 

Quarta Unione: l’Unione dell’Energia

Oggi gas e petrolio ci espongono a una doppia vulnerabilità: geopolitica e climatica […]. A questa duplice vulnerabilità c’è esclusivamente una soluzione: accelerare sulla produzione di energia pulita. Questo non può avvenire senza una dimensione europea per una politica energetica comune. Il piano REPowerEU va nella giusta direzione, ma occorre fin da subito maggiore integrazione sulle dimensioni principali dell’Unione dell’energia: acquisti comuni, stoccaggi condivisi, integrazione delle reti e progetti di investimento coordinati.

 

Quinta Unione: l’Unione della Difesa

I nuovi sforzi in sicurezza e difesa, già concordati dagli Stati europei, devono accompagnarsi alla costruzione di una governance di ispirazione federale, riprendendo l’intuizione della Comunità Europea della Difesa. […] L’Unione della difesa è la scelta da compiere con determinazione. È l’unico modo con il quale possiamo costruire un’efficace sintesi tra l’esigenza di protezione e il bisogno di sviluppare la nostra identità di potenza di valori.

 

Sesta Unione: l’Europa Sociale

In questi anni populisti e conservatori hanno minacciato perfino apertamente i capisaldi della democrazia e dello stato di diritto. Per rispondere a questa minaccia interna, è necessario rafforzare l’Europa sociale proseguendo il percorso avviato a maggio scorso con il Summit di Porto, a partire dagli sforzi per prolungare e rendere strutturare SURE, il piano europeo contro la disoccupazione.

 

Settima Unione: l’Unione della Salute

Non è più rinviabile la costruzione di un’Unione della Salute, che garantisca a tutti i cittadini europei gli stessi standard di assistenza e benessere, superando differenze territoriali che rimangono scandalose anche solo all’interno della Italia.

 

Riforma del Patto di Stabilità

Queste sette Unioni non possono ovviamente prescindere da un ripensamento della governance economica europea. La proroga della sospensione del Patto di Stabilità – che, in questo contesto di guerra, mi aspetto venga annunciata al più presto – non può trasformarsi in un alibi per posticipare ancora una volta una discussione seria […]. Il Patto di Stabilità deve diventare il Patto di Sostenibilità, che consenta in maniera strutturale gli investimenti pubblici necessari alla transizione ecologica e al rilancio di un’economia sostenibile, in linea con la strategia proprio di Next Generation EU.

 

Il problema del Diritto di Veto

Ci sono infatti limiti ad ulteriori passi in avanti nell’integrazione europea all’interno dei Trattati vigenti. Si riassume tutto in una parola: “unanimità”. Sono i veti nazionali a non permettere all’Unione europea di essere ancora più efficace nella sua azione.[…] Il potere di veto è forse tra gli aspetti più paradossali dell’Ue: è l’elemento principe della debolezza europea, ma è quello più utilizzato da alcuni leader nazionali per sentirsi illusoriamente forti.

 

La Convenzione europea

Senza un salto in avanti istituzionale, l’UE non potrà essere una vera potenza di valori nel mondo di oggi e, soprattutto, di domani. La modifica dei Trattati non può più essere un tabù, ma deve diventare una battaglia politica concreta.

Oggi, quando tutti sembrano disposti a sacrificare posizionamenti tattici in nome di urgenze e interessi più alti, si è aperta una finestra di opportunità. È il momento di lanciare una nuova Convenzione europea, sulla scia della Conferenza sul futuro dell’Europa […] Serve un momento “forte” come la Convenzione perché altrettanto forti sono gli sconvolgimenti dell’ultimo mese.

 

Il contesto globale

I valori europei di democrazia e apertura, infatti, non sono messi sotto attacco solo dalle ambizioni di Putin, ma anche da trend politici, demografici ed economici con i quali è ora di confrontarci. Come reagire all’aumento dei regimi autocratici, che negli ultimi anni sono tornati a superare in numero le democrazie? […] E che risposta dare al diffondersi di modelli economici che mettono a dura prova la tenuta delle regole del multilateralismo economico? […]Dalla risposta a queste domande passa la difesa della pace e del nostro modello europeo.

 

Intervento integrale su Il Foglio

 

 

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