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Orlando: “La legge contro il caporalato colpisce gli interessi mafiosi”

La legge contro il caporalato compie un anno. «Una legge che sta funzionando bene, per contrastare abusi inaccettabili sulle persone, per combattere chi bara e per difendere gli imprenditori onesti. Ce lo dicono magistrati e forze dell’ordine. E ora sono convinte anche alcune associazioni agricole che un anno fa ci criticavano».
Lo sottolinea con forza il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, uno dei “padri” della norma. E lo è anche della legge sugli ecoreati, che di anni ne ha compiuti già due e ugualmente con ottimi risultati. «Due norme strettamente collegate. La lotta alla mafia si fa colpendo anche i suoi affari, ed entrambe queste realtà lo sono, traffici di rifiuti e sfruttamento delle persone».

Raggiungiamo il ministro a Portici dove partecipa alla Conferenza programmatica del Pd. Poche parole sull’attuale situazione politica. «Serve subito una svolta. Il centrosinistra va costruito, oggi non c’è. Non bastano gli appelli all’unità, bisogna lavorare per l’unità. Significa costruire contenuti comuni, costruire uno stile, con dei toni diversi». Mentre sull’evasione di tre detenuti dal carcere di Favignana assicura che «faremo luce su quello che è avvenuto.
Quel carcere ha un rapporto tra Polizia penitenziaria e detenuti assolutamente nei parametri di legge, anzi molto al di sopra. Quindi certamente ci sono stati degli elementi di sottovalutazione che dovremo accertare». Ricorda che «quasi tutti gli evasi di questo anno sono stati ripresi, anche se accusa – non sempre viene data la notizia». E assicura che «l’umanizzazione del carcere va avanti ma anche la garanzia che chi è stato condannato sconti la sua pena».

Ministro partiamo dalla legge sul caporalato…
Quando sarà finita la stagione agricola faremo una valutazione complessiva, mai segnali sono già positivi: una maggior possibilità di incriminazione, una serie di inchieste importanti ma soprattutto un effetto deterrente. Abbiamo anche indicato questa tra le attività che dovrà svolgere la scuola della magistratura per il prossimo anno. Osserviamo inoltre una responsabilizzazione di tutta la filiera, dopo alcune resistenze di pezzi dell’associazionismo delle imprese agricole. Ora sta comprendendo che lo sfruttamento dei lavoratori è una delle forme attraverso le quali si crea concorrenza sleale, oltre che illegalità e abusi inaccettabili sulle persone.

Ne avete parlato con magistrati e forze dell’ordine?
Ci siamo confrontati e tutti hanno dato un giudizio positivo apprezzando soprattutto l’elemento di non confinare l’incriminazione su chi intermedia la manodopera ma di estendere lo sguardo su tutti coloro che in qualche modo concorro alla catena dello sfruttamento.

Era ipocrita considerare solo i “caporali”.
Dietro a loro c’è quasi sempre un imprenditore. Ma con la legge si toglie l’alibi anche alla distribuzione. È fondamentale sapere da dove viene il prodotto, come è stato realizzato, quali sono stati i passaggi. Perché nessuno può dire “io non sapevo in quanto non ho chiesto”. Ora la legge impone di chiederlo. È quindi una norma che ripulisce la filiera. Un tema che penso stia a cuore alla stragrande parte delle imprese che rispettano le regole.

Non barare e non sfruttare…
È un approccio a 360 gradi, non semplicemente limitato ai casi estremi. Infatti farà emergere che il caporalato non riguarda solo i migranti, ma anche gli italiani. Ha un diffusione e un’articolazione molto più complessa di cui la legge tiene conto. E non riguarda solo l’agricoltura.

Sicuramente però aiuterà l’integrazione dei migranti, facendo emergere il lavoro nero.
E così, assieme al lavoro che sta facendo il ministero dell’Interno sul dramma dei ghetti, cercando di dare un tetto vero a queste persone. La legge ha messo in moto dei meccanismi virtuosi sul fronte amministrativo e sulle politiche degli enti locali.

La riforma della cittadinanza, come ha ripetuto Minniti, deve essere approvata entro la fine della legislatura?
Certo. È una legge che garantisce percorsi di integrazione che sono importanti e utili soprattutto per chi vive qui, non solo per chi viene da altri Paesi. Non avere sacche di mondi a parte è, da tutti i punti di vista – sociale, economico, della sicurezza – interesse soprattutto del Paese.

Un’altra legge molto attesa era quella sugli ecoreati.
E anche questa sta funzionando. Ricordo che non piaceva a Confindustria eppure come quella contro il caporalato può orientare il ciclo produttivo sul fronte della qualità piuttosto che su quello della quantità a qualunque costo. Noi siamo un Paese che può competere nel mondo anche sappiamo esibire un modello di produzione legato all’idea che il mondo ha dell’Italia. Se viene associata a un territorio e a un modello sociale, perde il suo fascino.

Norme che aiutano gli imprenditori onesti, puliti, di qualità.
Ormai nel mondo e non solo in Italia c’è un consumo consapevole e il fatto che queste leggi orientino verso un modo di produrre sostenibile non è positivo solo da un punto di vista etico, ma anche dal punto di vista del brand Italia, che può trarre forza da questa impostazione.

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