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Orlando: “Con Mdp confronto su Rosatellum e bilancio”

«Ora per aiutare Pisapia bisogna costruire un contesto unitario, non è nostro interesse farlo diventare una “longa manus” del Pd». Andrea Orlando si ostina nel vedere nella rottura a sinistra la possibilità di una ricucitura nel centrosinistra: per questo il ministro della Giustizia, nonché sfidante di Renzi alle primarie, propone a Mdp una tregua col Pd. Che deve «abbandonare del tutto la vocazione solitaria», è l’invito esplicito a Renzi.

 

Pensa che con Mdp non sia tutto perduto?

«Lavorerò fino all’ultimo perchè questa prospettiva non si compia. È la linea che corrisponde al senso comune del nostro elettorato. Una parte di esso non parteggia per nessuno, se c’è divisione se ne resta a casa, come abbiamo visto alle amministrative».

 

Per rimotivarlo basterebbero le primarie di coalizione?

«Penso sia naturale che a indicare il premier sia la forza più grande, ma le primarie sono una questione che viene dopo. Ora l’importante è riconoscere fino in fondo l’esistenza di una coalizione e poi decidere la base programmatica».

 

Un’alleanza anche con Alfano?

«Se costruiamo insieme la coalizione, per vincere abbiamo bisogno di forze moderate. Un lavoro serio in questo senso può aggregare altre forze liberali ed europeiste».

 

Cosa dovrebbe fare Pisapia dopo la rottura del suo cantiere?

«Dobbiamo aiutarlo noi con un’offensiva unitaria nei confronti di tutti quelli alla nostra sinistra che, pur avendo rotto col Pd, non pensano che questo sia sufficiente a giustificare una vittoria della destra. Pisapia si è indebolito perchè si è trovato isolato e non sempre ha trovato nel Pd una sponda adeguata. Il Pd della vocazione solitaria non lo ha aiutato: se teniamo insieme vocazione maggioritaria e vocazione coalizionale, alcune forze di Mdp e della sinistra possono guardare con una prospettiva diversa all’alleanza con noi. Non serve fare gli annessionisti, dobbiamo consolidare l’apertura a sinistra con atti concreti».

 

Come?

«Discutendo insieme sulla legge elettorale al Senato, se loro sono disposti a sedersi al tavolo con noi. E lavorando insieme sulla legge di bilancio: sono questi i due terreni concreti che possono valere più di tante polemiche sui nomi».

 

Viceversa, pensate di poter vincere le elezioni anche con Mdp contro in ogni collegio?

«Insisto. Se Mdp si sedesse al tavolo con noi, nel passaggio al Senato, possono esserci delle modifiche alla legge elettorale che tengano conto delle loro obiezioni. In particolare, sul tema delle coalizioni, per dare basi più solide con un patto programmatico ed una comune indicazione del premier. Ma perchè ci siano queste modifiche bisogna che il loro giudizio sulla legge sia profondamente riconsiderato. Se continuano a demonizzarla, difficile trovare un terreno comune».

 

Se passasse il rosatellum ora con chi fareste la coalizione?

«Presenteremmo un programma che mira a trasformare il paese nel segno di una maggiore equità sociale, non rivendicativo di quanto fatto, di cui siamo peraltro orgogliosi, ma piuttosto proiettato su quello che si deve fare, anche correggendo alcune impostazioni. E chiederemo alle altre forze politiche di costruire una unità per impedire che vadano al governo i populisti e la destra».

 

Su quali contenuti?

«Credo paradossalmente che sia più facile trovare un accordo sui contenuti che non tra le persone: sono tutti d’accordo che c’è bisogno di maggiore coesione sociale, di rafforzare il welfare, di redistribuire la ricchezza, di sostegno attivo alla ripresa industriale, sia con politiche specifiche che con investimenti pubblici».

 

Sul rosatellum metterebbe la fiducia?

«Non è una considerazione che posso fare io, vanno ascoltati i capigruppo di maggioranza e le valutazioni del premier. Ci dobbiamo mettere in ogni caso il massimo impegno. Ne va della credibilità delle istituzioni e anche del Pd. Una bocciatura sarebbe prima di tutto una nostra sconfitta politica. Per quanto possa soddisfarci soltanto parzialmente, questa legge è frutto di una linea che abbiamo affermato noi. E una bocciatura nel voto segreto sarebbe un altro colpo di immagine come quello che si consumò con i casi di Prodi e Marini per la presidenza della Repubblica».

 

A proposito di Prodi: dovrebbe impegnarsi in qualche ruolo?

«Io non posso che vedere bene, in un momento così difficile per l’Italia e per l’Europa, un ruolo attivo di tutti quelli che hanno lavorato alla costruzione del Pd. Il loro contributo ci ricorda la mission originaria».

 

Il Pd deve completare la svolta avviata da Renzi?

«Ora c’è bisogno di consolidare la svolta non solo con una maggiore condivisione delle scelte, ma soprattutto dobbiamo sostanziarla sulle politiche economiche e sociali: la legge di bilancio sarà la prima occasione».

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