Dario Parrini, cosa succede oggi in direzione, il Pd va alla conta?
«Mi auguro l’opposto: nessuna conta e partito unito su una linea chiara, basata sul rispetto della volontà dei nostri elettori, che in stragrande maggioranza sono nettamente contrari a un sostegno del Pd a un governo Di Maio o a un governo Salvini».
Vi rimproverano di avere fatto voi la conta, con il documento, per sfiduciare Martina.
«I processi alle intenzioni non vanno mai bene. Di un documento, conta il testo. Ebbene, il testo è limpido: un appello all’unità e un atto di responsabilità».
Si contesta a Renzi di avere delegittimato la direzione.
«La direzione non è mai inutile. Renzi ne è un componente e ha detto la sua come molti altri in questi giorni hanno fatto su giornali, tv e social, tra l’altro esprimendo in molti casi opinioni in contrasto con la linea decisa proprio dall’ultima direzione. Renzi ha detto che per lui quella linea resta valida. Dov’è la scorrettezza?».
Franceschini, Orlando e gli altri chiedono che si confermi la fiducia a Martina.
«Nessun problema a dare la fiducia a Martina. Ovviamente su una linea che abbia le caratteristiche che poc’anzi ricordavo. Del resto già per i capigruppo Martina ha chiesto la fiducia e l’ha avuta. Quel che comunque auspico è che il presidente Orfini convochi quanto prima l’assemblea nazionale. Ne abbiamo un gran bisogno. Ma, ripeto, importante è la linea: sono in completo disaccordo con Fassino quando dice che l’abbraccio Pd-M5S può dar vita al polo di sinistra di un nuovo bipolarismo italiano. È una tesi errata: M5S è un partito costruito su basi antidemocratiche, estremistiche e demagogiche. Col riformismo di sinistra non ha niente a che vedere».
Se Mattarella provasse un governo del presidente?
«La riforma costituzionale proposta dal Pd è uscita sconfitta nel referendum del 2016. Ma i problemi che cercava di risolvere sono ancora lì. Non può che riscuotere il nostro appoggio ogni tentativo di ridare ai cittadini il potere di scegliere la maggioranza di governo».
