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Renzi: “Il nostro avversario politico alle prossime elezioni è l’incompetenza”

di Giovanni Belfiori

 

 

Forza e coraggio. Matteo Renzi a Torino, alla convention “Energia locale” degli amministratori pubblici Pd, mostra un abito mentale maturo e riflessivo, senza perdere le sue peculiarità migliori.È ironico, non si astiene da un paio di battute (“Al posto di Bossi con la canottiera c’è Salvini con la felpa, colpa forse dei cambiamenti climatici. Al posto di Fini c’è la Meloni. Al posto di Berlusconi… c’è Berlusconi, con qualche capello in più”), è motivato e non rinuncia a una dichiarazione impegnativa (“I leader i sondaggi li cambiano, non li inseguono”), ma soprattutto è energico, determinato, e preoccupato: preoccupato per l’Italia.

Non drammatizza, ma dietro le sue parole si comprende che è consapevole quanto le elezioni del 4 marzo siano uno spartiacque: domani potremmo essere governati dal Pd, che in quattro anni ha non solo letteralmente salvato l’Italia dall’abisso della crisi totale, ma ha fatto ripartire l’economia, ha gestito i flussi migratori, ha valorizzato cultura e istruzione, ha abbandonato la legge Fornero per dare finalmente un sistema pensionistico equo. Oppure l’Italia potrebbe cadere nelle mani degli uomini della Casaleggio Associati, quelli delle scie chimiche e dei no vax, o anche – e non si sa cosa sia peggio – potrebbe essere governata da un Salvini gemello di Le Pen, e dal Cavaliere con la sua “nipote di Mubarak”, le sue fanfaronate sul milione di posti di lavoro, la sua credibilità internazionale sotto i piedi.

 

Affidereste a Salvini o a Grillo il futuro dei vostri figli?

La voglia di impostare la campagna elettorale sull’appello al voto utile è forte. Siamo passati da Berlusconi “Mister Spread”, che nel novembre del 2011 toccò la cifra record di 574 punti, dai timori di finire come la Grecia o l’Argentina, a un’Italia che è ripartita, con il più alto tasso di occupati in quarant’anni: fermarsi a guardare indietro per dire “votateci per ciò che abbiamo fatto” è una tentazione forte, e il segretario Pd lo sa, ma sa anche che gli elettori punteranno ancora di più su ciò che sarà fatto. E allora Renzi non si guarda indietro, ma spinge in avanti: “Un voto dato alla sinistra radicale con questo sistema elettorale -specifica il segretario Pd – rischia di mandare in parlamento un leghista o un 5stelle. I moderati vedono già il bicchiere mezzo pieno, sanno che l’Italia si è rimessa in moto, e sanno che quelli che oggi tornano come fosse niente e promettono miracoli, sono gli stessi che hanno governato per decenni senza risolvere nessuno dei problemi. Ma non possiamo fare la campagna elettorale solo sul voto utile“.


Spelacchio, simbolo di incompetenza

Torino Matteo Renzi 7
La campagna elettorale si fa con forza e coraggio puntando a far meglio. “L’incompetenza è il nostro avversario politico alle prossime elezioni” dice Renzi, dopo aver precisato che “la legge elettorale per due terzi non premia le coalizioni ma il primo partito. I commentatori parlano di sondaggi senza aver letto come funziona le legge elettorale. La sfida non è tra noi e Berlusconi, ma tra noi e i Cinque Stelle. Lo dico ai moderati che hanno paura dei Cinque Stelle. L’alternativa non è il centrodestra, è il Partito Democratico. Perché o arrivano prima loro o arriviamo prima noi“.

È proprio sul partito-azienda dei 5Stelle che arriva un affondo, partendo dall’ormai famoso Spelacchio, simbolo del fallimento a 360 gradi della giunta Raggi. “A me di Spelacchio non interessa granché – asserisce Renzi – il punto non è se Spelacchio è bello o brutto, ogni Spelacchio è bello a mamma sua… ma se costa il doppio di qualsiasi altro albero di Natale, è un problema di incompetenza. Il punto è se funziona un’amministrazione. Non puoi gridare onestà e poi essere incapace di risolvere i problemi – aggiunge- Incompetenza è incompetenza anche se sorride bene, se si mette la cravatta giusta, se si pettina bene“.

 

“Una stretta di mano vale più di un like”

Osso duro, il M5Stelle, perché autenticamente “populista” (e non certo popolare, anzi verticistico e oligarchico), quindi capace di far leva sulla paura irrazionale e sull’angoscia per il futuro: è così che il movimento-azienda di Casaleggio ha guadagnato il suo consenso.
Batterlo si può. Mettendo in conto che in questi 50 giorni di campagna elettorale il ruolo degli amministratori sarà determinante.

Renzi lo motiva citando la studiosa Rachel Botsman. Val la pena seguirlo nel suo ragionamento: “Nel tempo che viviamo sono venuti meno i tradizionali elementi della fiducia. Per effetto dei social network, e non solo, la diffusione di un sapere orizzontale rimette in discussione tutto e porta a non credere più a niente. Nel tempo dei social media e dei saperi orizzontali, nessuno crede più a nulla”.

La memoria collettiva si è fatta brevissima, ogni notizia falsa può diventare una vera notizia e ciò che è accaduto ieri, oggi è già un’altra cosa. Ecco perché è necessario ripetere ciò che è stato fatto ed ecco perché il lavoro degli amministratori, dei sindaci, dei consiglieri dei territori è fondamentale: il loro racconto risulterà più credibile delle bugie che viaggiano in rete.
Una stretta di mano in questa campagna elettorale, varrà più di un like” ribadisce Renzi.

 

Torino Matteo Renzi 8Fakenews: ieri i pogrom, oggi le elezioni

Qualcuno forse ricorda il Protocollo degli anziani Savi di Sion. È una delle tante fakenews di cui è costellata la storia dell’umanità. Li pubblicò a puntate nel 1903 il quotidiano russo di estrema destra Znamya. Furono spacciati come gli atti autentici di un congresso sionista di fine ‘800, dove si parlava di controllo delle menti delle persone, di adorazione del denaro, di nuovo ordine mondiale. Insomma, nulla di diverso dalle teorie complottiste dei nostri giorni. Erano balle, assolutamente e solo balle, completamente inventate.
Balle costruite ad arte, però, da chi aveva un obbiettivo ben definito, peraltro pienamente e tristemente raggiunto: scatenare l’odio contro gli ebrei e farne il nemico da abbattere. Come è andata, prima coi pogrom poi con i campi di sterminio, lo sappiamo.

Oggi le fakenews stanno inquinando la democrazia, tentano di giocare sporco alle elezioni, e veri e propri antidoti ancora non ce ne sono, se non, appunto, un lavoro capillare che parta proprio dagli amministratori locali.
Il problema – spiega Renzi, facendo riferimento a una riflessione di Barak Obama – è che le persone non si fidano più di nessuno oppure si fidano più delle notizie che arrivano da facebook che delle notizie istituzionali”.
E che cosa giri in rete è presto detto. Il secondo report del Pd sulle fakenews mostra il volto oscuro di un’anti-politica degna degli incubi di Orwell: “Bisogna fare un investimento forte sulla lotta alle falsità – esorta Matteo Renzi – noi abbiamo fatto un lavoro da spazzini sul web delle falsità, con il report sulle fake news, che ha portato alla chiusura di altri due siti che erano collegati ai rilanci di pagine per due milioni di fan su Facebook. Questa roba delle fake news non ha avuto un rigo nelle ultime 48 ore sui media tradizionali. L’azienda che gestiva i siti su cui si appoggiavano queste due pagine ci ha chiamato per chiederci scusa. Mentre voi amministratori dovete ripulire le città dall’immondizia, e ad occhio e croce vi riesce meglio degli amministratori delle città non governate dal Pd, noi dobbiamo ripulire il web dalle balle”.

Il segretario Pd non lo ha detto, ma c’è qualcosa di ancor più inquietante: quei siti (due fra tanti) pubblicavano in media circa 20 contenuti al giorno a testa: si tratta senza dubbio del lavoro professionale di una intera redazione. Eppure quei siti non guadagnavano direttamente da quelle attività, insomma non c’era pubblicità, quindi qualcuno pagava per far funzionare una struttura asservita alla propaganda politica. La domanda è: chi paga, e tanto, per diffondere odio e falsità in Italia?

 

Matteo Renzi Torino Energia Locale 11In viaggio nel futuro

Il viaggio di Matteo decolla dalle cose fatte, sorvola il presente e atterra nel futuro, ed è un racconto solido e affascinante, costituito anche da piccoli e grandi record. La cultura, ad esempio: a Torino la prima cosa che la sindaca grillina ha deciso è tagliarne i fondi, il Pd invece ha dimostrato che non solo con la cultura si mangia (“capito compagno Tremonti?”, ricorda Renzi), ma la cultura rafforza la nostra identità e solo con i governi Pd l’Italia ha battuto ogni record nelle visite ai musei ed ha, per la prima volta nella storia, una legge sulle imprese culturali.
Oppure la lotta all’evasione fiscale: l’esempio è quello del canone Rai. “Prima di noi, ogni governo che arrivava, alzava il canone Rai – sottolinea il segretario PD – tanto lo pagavano in pochissimi. Era arrivato a 113 euro. Siamo arrivati noi, lo abbiamo messo in bolletta e lo abbiamo abbassato. Ecco come si applica il principio ‘pagare meno, pagare tutti’. Ma evidentemente Grillo e Berlusconi non hanno nelle loro corde la lotta per l’evasione fiscale, noi sì”. E a proposito di Berlusconi, la flat tax proposta dal centrodestra, non solo secondo Renzi ha un problema nelle coperture, ma è ingiusta: “Berlusconi non può pagare le tasse con la stessa aliquota di un operaio dell’Ilva“.
O le politiche ambientali: “Se in passato vi fosse stata la stessa attenzione data ai sacchetti di plastica, non saremmo dovuti intervenire su temi come l’amianto. Siamo intervenuti con 37 milioni di euro per la bonifica di Casale Monferrato, per sanare una ferita squallida di questo Paese. Prima di parlare di ambiente con noi, sciacquatevi la bocca perché il Pd è il partito più ambientalista che c’è. Se volete fare una battaglia sui sacchetti di plastica, noi rilanceremo sempre sull’ambiente“.

 

Matteo Renzi Torino Energia Locale 12Forza e Coraggio

Matteo Renzi delinea il futuro impegno di tutti, a cominciare dai candidati, ma anche da quelli che candidati non lo saranno: “da loro – confessa il segretario Pd – mi aspetto un impegno doppio. Se così non sarà, il rischio è quello di replicare gli errori del 2013, quando il Pd due mesi prima del voto era in vantaggio dell’11% e poi finì in parità. Quella fu una campagna non di grande successo…”.

Non è una gara individuale. “Questa non è una partita che riguarda qualcuno – ammonisce Renzi – è una partita di squadra. Non è importate il nome di chi andrà a Palazzo Chigi, è importate che sia del Pd, ed è importante per l’Italia”.

Per vincere le elezioni – sprona ancora Renzi – abbiamo bisogno di forza e coraggio: andiamo a giocare questi cinquanta giorni all’attacco e non sulla difensiva con un catenaccio. Se ci si crede le cose cambiano, ma bisogna alzare il livello della discussione. Come? Indicando cento cose che abbiamo fatto e cento che dobbiamo fare”.
La numero uno sarà il lavoro, annuncia il segretario Pd, “partendo da quella proposta del salario minimo orario che è una proposta di equità e giustizia. La proposta numero cento riguarderà le finanze pubbliche. Noi ci impegniamo a buttare giù il debito. Non si fa con logiche di austerity, per abbassarlo devi avere la forza di fare una misura sul debito e contemporaneamente dare ossigeno alla imprese e alla famiglie.
Nel mezzo – prosegue Renzi- i nostri diritti, i nostri valori. Senza promesse. Noi presentiamo i nostri risultati”.

Al di là di ogni appello, al di là di ogni proposta politica, Matteo Renzi fa una considerazione sul futuro: “C’è una parte che ci vuol convincere ad avere paura del futuro. C’è chi pensa che i robot facciano paura e che con i robot finirà il lavoro, e che quindi si debba dare il reddito di cittadinanza a tutti. Ma io penso sia giusto non vivere di sussidi: il M5stelle vuole distruggere l’idea stessa del lavoro, della dignità dell’uomo che si realizza anche attraverso il lavoro, e questa è una logica pericolosissima. Una repubblica democratica fondata sul lavoro non può vivere di assistenzialismo. Noi saremo in questa campagna elettorale il partito del lavoro, lavoro, lavoro“.


 

 

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