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Rosato: «Dai 5 Stelle apertura strumentale e assoluto disinteresse verso i programmi»

«Di Maio usa il linguaggio di chi ha bisogno dei voti, ma nella sostanza non è cambiato niente. La sua è un’apertura strumentale per rafforzare il potere contrattuale nei confronti della Lega». Ettore Rosato, vicepresidente della Camera, capogruppo del Pd nella scorsa legislatura, respinge al mittente l’offerta dei Cinquestelle. E lancia un ramo d’ulivo alle minoranze Dem sulla scelta del prossimo segretario: «Per me la strada migliore è il congresso, ma decideremo insieme nell’assemblea con il più ampio consenso».

“Sotterriamo l’ascia di guerra e diamo un governo al Paese, è l’ora della responsabilità” dice Luigi Di Maio. È una novità politica, come sottolinea Dario Franceschini che invita il Pd a riflettere unito?
«In quell’intervista vedo un linguaggio diverso, il linguaggio di chi ha bisogno. Questa è certamente una novità. Ma la sostanza non cambia. Anche perché Di Maio è a caccia di numeri e di voti in Parlamento, nostri o leghisti, e dimostra un assoluto disinteresse verso il merito e i contenuti di una proposta politica».

Insomma, nessun cambio di passo da parte dei M5s?
«La novità è solo nello stile, comunque apprezzabile. Noi in direzione ci siamo espressi sull’essere alternativi a Salvini e a Di Maio. E non è una condizione che nelle ultime 24 ore oppure nelle prossime 24 possa cambiare».

L’idea di un contratto alla tedesca, che vincoli un patto di legislatura a determinati contenuti, non la convince?
«Lasciamo perdere gli escamotage comunicativi. I Cinquestelle e la Lega hanno detto sin dal primo giorno che vogliono governare ma non hanno ancora detto cosa vogliono fare. Devono spiegarlo agli italiani prima che a noi o ad altri potenziali interlocutori».

Un patto di legislatura, però, serve proprio a trovare dei compromessi su piattaforme di programma diverse in modo da consentire un’alleanza non esattamente naturale…
«Noi non siamo alla ricerca di un compromesso con i Cinquestelle. La loro struttura di comando non ha nulla a che fare con il nostro modo di interpretare la politica. E un partito opaco, con riferimenti internazionali diversi dai nostri, e ha fatto campagna elettorale contro il Pd dicendo che il problema dell’Italia eravamo noi».

Siete offesi ancora offesi di come vi hanno appellato in campagna elettorale?
«Il tema non sono tanto le parole ma il fatto che i loro voti siano stati raccolti contro il Pd e le tantissime inconciliabili posizioni di merito».

Alla fine, crede che l’apertura di Di Maio sia soltanto strumentale?
«Sì, ne sono convinto. Di Maio ci sta usando per aumentare il suo potere contrattuale nei confronti della Lega, con cui sin dall’elezione dei vertici del Parlamento ha costruito una solida intesa. Anche ciò che è accaduto sugli uffici di presidenza dimostra la poca credibilità delle parole del leader Cinquestelle: mai l’opposizione è stata esclusa come è successo stavolta dagli uffici di amministrazione e controllo del Parlamento».

Bene, ma se l’intesa Lega-M5s non fosse dietro l’angolo, e Mattarella vi chiedesse di appoggiare un governo di tutti sareste disponibili a farlo? E a quali condizioni?
«Lasciamo lavorare il presidente della Repubblica senza mettere paletti e vincoli. Non ha certo bisogno dei nostri consigli».

Il punto fermo è che l’Italia ha bisogno di un governo. Secondo lei, in caso di mancato accordo giallo-verde, è preferibile il ritorno alle urne?
«Il Paese non è senza governo: c’è la squadra di Gentiloni che, pur con l’incertezza dei tempi, sta facendo bene il suo lavoro. E l’impegno del presidente Mattarella ci rassicura che si troverà una soluzione».

Il 21 aprile si terrà l’assemblea del Pd, ma il partito appare ancora sotto lo choc della sconfitta. Questa fase può essere affidata a un segretario eletto dai mille delegati o è necessaria una leadership più ampia, magari attraverso le primarie?
«Abbiamo bisogno di un momento di riflessione, mi auguro che l’assemblea non diventi un momento di conta. Personalmente mi sembra che quella del congresso sia la strada migliore e la più idonea. Ma dobbiamo arrivare all’assemblea preparati e prendere una decisione con il più largo consenso. Come, del resto, è stato fatto negli ultimi passaggio compresa la scelta, assunta in direzione, di collocarci all’opposizione rispetto a Lega e M5s».

Lei potrebbe candidarsi alla segreteria?
«Non è questione di persone ma di costruire un gruppo dirigente coeso. Decideremo insieme il cammino da prendere».

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