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Rosato: «L’asse a sinistra senza PD è un favore a destra e M5S»

Ettore Rosato, le dispiace che Laura Boldrini sul «Corriere» abbia chiuso a una alleanza con il Pd?
«Vedremo -rimanda il confronto il capogruppo dem alla Camera -. Noi siamo più interessati a parlare di programmi, che di sigle e di coalizioni. Ci interessa capire come rafforzare la crescita, che abbiamo faticosamente costruito con la stagione delle riforme dei governi Renzi e Gentiloni».

Il problema non sono proprio i programmi? Boldrini chiede discontinuità rispetto alle riforme di Renzi.
«Vuol dire che avranno in mente delle altre alleanze di governo e dunque ci confronteremo in campagna elettorale. E certo che gli 800 mila nuovi assunti sono più interessati al Jobs act che alle nostre polemiche».

E Renzi non ha in mente altre alleanze, a cominciare da Berlusconi?
«No, noi siamo alternativi a Forza Italia».

L’idea di una lista del Pd con dentro Pisapia e Boldrini è tramontata?
«Tutti discorsi prematuri. A settembre lavoreremo sulla legge elettorale, a ottobre c’è la conferenza programmatica del Pd, da cui verranno fuori il profilo e le possibili convergenze da costruire. E chiaro che l’arcipelago che sta alla nostra sinistra favorisce il centrodestra e il Movimento 5 Stelle».

Non è irresponsabile boicottare l’unità del centrosinistra?
«La nostra disponibilità a lavorare sui programmi c’è tutta. Mdp invece non riesce nemmeno a votare per il governo Gentiloni, al quale aveva detto che mai avrebbe fatto mancare i voti».

Non ha ragione Orlando quando dice che Renzi, con proporzionale e larghe intese, non sarebbe premier?
«Io penso che andrà a Palazzo Chigi chi prenderà più voti e più seggi, quindi direi che tutto il Pd debba essere impegnato in questa direzione».

Le risulta che parte della minoranza stia lavorando a rifare il Pd, fuori dal Pd di Renzi?
«Ricostruzioni fantasiose. Il Pd è solo uno e Orlando è un suo dirigente qualificato».

E escluso che Renzi decida di cedere a chi, da Franceschini a Orlando, chiede il premio alla coalizione?
«Il Pd ha sempre privilegiato sistemi maggioritari. Abbiamo accettato il tedesco solo in una logica in cui tutte le grandi forze politiche vi convergano. A settembre scioglieremo i nodi».

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