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Rosato: sul voto anticipato decideremo con Gentiloni

La legislatura precipita verso il voto anticipato, presidente Ettore Rosato?

«Il voto anticipato non è un obiettivo, ma può essere la conseguenza del risultato di avere una legge elettorale. Del resto la paura di dover andare alle urne con quella che c’è, spinge a dire “o facciamo subito l’accordo, o non si fa più”».

Perché il Pd della vocazione maggioritaria si è innamorato del proporzionale?

«Intanto noi abbiamo presentato una proposta che parte dal tedesco e che è migliore del tedesco. Poi, io penso che sia opportuno fare un tentativo di trovare in Parlamento un accordo ampio sulle regole. Il presidente Mattarella spinge giustamente i partiti e noi ci sentiamo i più coinvolti nel cercare l’intesa più ampia».

Gentiloni si è arreso?

«Paolo Gentiloni fa bene il presidente del Consiglio e noi lo sosteniamo con lealtà e con forza. Ma l’interesse generale viene prima e su questo abbiamo sempre trovato, tra di noi, un punto di caduta comune».

Con Enrico Letta non andò così, ricorda?

«Ho detto “tra di noi”. E comunque anche con Letta il Pd era tutto unito sulla necessità di un cambio di passo, minoranza e maggioranza».

Oggi con Zanda e Fiano vedrà il M5S, pensa che arriverete a un accordo?

«Non andiamo al buio, ma nella consapevolezza comune e questa è una novità importante anche per loro. Mi sembra abbiano capito che è necessario parlarsi, anche in politica. Gli incontri saranno la base per le decisioni che dovremo assumere in sede di direzione nazionale del Pd».

Come farete con Alfano e Lupi, che minacciano di non votare più la fiducia?

«Bisogna tenere distinta la legge elettorale dall’azione di governo. La manovra correttiva non vale di più o di meno se c’è il 3% o il 5% di sbarramento sulla legge elettorale».

Ma con il 5% il partito di Alfano muore.

«Sì, ma non c’entra niente la manovra correttiva dei conti».

Quindi non abbasserete la soglia di sbarramento?

«Una delle grandi questioni che ha attraversato la politica in questi anni è stato il moltiplicarsi di partiti e gruppi parlamentari. È una occasione per fare un passo avanti».

Franceschini a sorpresa apre al proporzionale e prefigura una coalizione con Mdp. Davvero volete far pace con D’Alema e Bersani?

«Sul maggioritario Mdp ha messo un veto incomprensibile. Noi gli abbiamo proposto la coalizione e loro hanno rifiutato con sdegno, dicendo “mai più con Renzi”. Resta il fatto che noi cerchiamo di metterci più saggezza e meno rancore e teniamo una porta aperta, perché il futuro del Paese non può essere condizionato da veti personali».

Ha letto l’intervista di D’Alema al «Corriere»?

«Ci ho trovato una buona dose di rancore e mi chiedo quale sia, se non con noi, la prospettiva di un partito di sinistra che si dice di governo. La posizione di D’Alema prefigura una forza come quella di Rifondazione comunista, di cui il Paese non ha bisogno».

La via delle larghe intese con Berlusconi è tracciata?

«Noi confidiamo che il nostro risultato ci consenta di essere più autonomi possibile, poi vediamo cosa nasce anche al centro, in alternativa a Berlusconi».

Orlando medita di lasciare il governo?

«Direi proprio di no. In commissione, secondo me sbagliando, c’è stato qualche distinguo con la scelta di non partecipare al voto sui voucher, ma nulla che metta in difficoltà il governo».

Sperate che Gentiloni cada per mano di Mdp?

«Secondo me il governo non cade. Semmai si giungerà a una fine anticipata della legislatura, sarà il Pd con Paolo Gentiloni a deciderlo».

Avete i numeri al Senato per approvare i voucher e la legge elettorale?

«Dall’inizio della legislatura ci sentiamo dire che non abbiamo i numeri. Ma li abbiano sempre trovati e succederà anche questa volta»

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