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Rossi-Doria «Corro col Pd contro le disuguaglianze»

Dai ragazzi ha imparato «quanto pesino le disuguaglianze. Sulle vite, e sullo sviluppo. La crescita economica non dura se non c’è anche crescita civile».

Marco Rossi-Doria, già maestro di strada e sottosegretario all’Istruzione, è l’assessore che a Roma, nella giunta Marino, stabilizzò migliaia di maestre. Oggi è candidato per il Pd alla Camera.

Rossi-Doria, a 64 anni in un collegio duro a Napoli. Perché?
«Perché Napoli è a una svolta. Vedo i ragazzi, della parte debole e di quella protetta, che si attivano e “vanno per il mondo”. Certo, lo fanno soprattutto perché qui vi è povertà, anche di occasioni, ma sono anche esperienze di produzioni e servizi innovativi. Questo comporta una spinta che chiede più coesione sociale, più investimenti, più credito»

Per il Sud, cosa ha prodotto questa legislatura?
«Sono per un meridionalismo contemporaneo e rigoroso. E il governo Gentiloni, con le misure per il Sud, ha dato ossigeno a questa attivazione. Un primo passo, ma serio».

È stato sottosegretario. Cosa pensa d’aver lasciato?
«Con pochissimi soldi, e con l’allora ministro Barca, abbiamo fatto molto, ci viene riconosciuto. Dal 2011 al 2013 ho lavorato per scuole e formatori che animano i quartieri disagiati. Abbiamo tolto i fondi non spesi nel Mezzogiorno e li abbiamo dati a progetti per la lotta alla dispersione scolastica. Riproporrei zone di educazione prioritaria, in aree difficili del Sud e periferie del Nord. Ho un piano per premiare il merito, semplificare le procedure, dare continuità agli investimenti».

Al congresso votava per Orlando. Cos’è oggi il Pd?
«Un grande partito popolare, una coalizione con molte anime ideali e politiche. È stato il fulcro di una stagione di governo responsabile, che ha avviato un lavoro di riparazione importante. Poi, sono anni che chiamo a una trasformazione di stili…».

Lei e Siani siete diventati i volti “migliori” di un Pd campano travolto dalle polemiche sul sistema De Luca. Imbarazzi?
«Perché averne? La mia storia è nota. E poi continuo a riconoscere il valore di chi, in una comunità così grande, lavora per il bene comune con capacità e disinteresse personale».

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