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Serracchiani: “Pd, partito custode delle istituzioni”

“Sono convinta che il Pd non può rinunciare alla sua anima di partito custode delle istituzioni e che il suo spirito di servizio sia un patrimonio che abbiamo messo a disposizione del Paese nelle situazioni più difficili e scomode. Questo non equivale a dire, in parole rudi, che dobbiamo morire di responsabilità. La costruzione del “campo largo democratico” è senz’altro uno di quei compiti che svolge il Pd, ma per riuscirci serve un partito forte, che allarga la sua base elettorale e si consolida sempre di più”.

La vocazione maggioritaria con cui il Pd è nato può essere esperita solo attraverso l’incardinarsi del partito al centro di coalizioni. Per questo, il Pd deve rimanere un soggetto politico forte e, rimanendo fedele ai riformismi che lo hanno generato, un partito autenticamente popolare”.

Penso che sull’intergruppo al Senato si sia alzato un polverone davvero eccessivo. Ci sono le parole del capogruppo al Senato Marcucci che spazzano il campo da ogni sospetto o illazione: serve a garantire un confronto parlamentare con 5S e Leu”.

“Da quando è naufragato il Conte ter ed è nato il governo Draghi, il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare anche noi. Ai cittadini e anche ai nostri elettori non interessa affatto come ci definiamo se di centro, di sinistra o di centro sinistra, ci chiedono di occuparci di loro a prescindere”.

“È ragionevole riflettere sull’alleanza con 5S e LeU, sull’esperienza di governo che abbiamo condiviso, sugli alti e i bassi, e sui modi con cui proseguire il percorso. Non possiamo superare d’un balzo e senza una profonda riflessione i solchi ideologici che hanno segnato per anni le nostre forze politiche.
Penso non solo alla sinistra del Pd, ma anche ad ampie esperienze di comunità, ad aree dell’impegno cattolico, a formazioni centriste, laiche e dell’ambientalismo, in sostanza tutti quei soggetti che condividono alcuni principi di base, dall’europeismo al solidarismo, dall’ancoramento ai valori democratici alla difesa dei diritti collettivi e individuali. Voglio raccogliere con convinzione la chiara apertura del segretario nazionale a un confronto aperto sull’identità e sulle scelte fondamentali del Pd”.

“Il Pd ha come tratto distintivo la ricerca di un consenso sufficiente per il governo: lo ha fatto nella pulsione della vocazione maggioritaria, lo ha fatto nella dinamica di coalizione via via maturata in un dialogo politico. Allora la prospettiva di governo diventa tratto distintivo anche rispetto ai compagni di cordata, alle mete da raggiungere, alle azioni da intraprendere. Prima di tutto, il Partito Democratico deve rifuggire da una operazione tutta politica e di palazzo”.

“Ci sono alcuni elementi che vengono dalla lettura di questi anni: una forte de-ideologizzazione della società italiana; una crisi drammatica delle rappresentanze sociali ed economiche; un desiderio, anche scomposto, di un’interlocuzione diretta tra cittadino e politica. Penso, quindi, ad un Pd la cui caratterizzazione politica sia maggiormente concentrata e visibile rispetto ad alcuni processi che consentano di allargare il campo del consenso: un Pd accessibile a chi, magari solo per uno di quella serie di processi, si senta coinvolto, chiamato in causa, protetto. Questo richiede una capacità, un addestramento e una reattività che si coltiva in una prospettiva di governo a tutti i livelli e nei diversi ambiti. Il futuro del campo largo, dopo l’esperienza del governo giallorosso, consegna al Partito Democratico alcune coordinate importanti per il futuro”.

Sulla “rivolta” delle donne Dem, Debora Serracchiani risponde così a De Giovannangeli in una intervista suI Riformista “Le donne dem non sono banalmente `in rivolta” come fossimo di fronte a un’irritazione passeggera da chetare. C’è stato un brusco scontro con la realtà. Sono la prima a capire che questi non sono i tempi adatti per alimentare polemiche su quote più o meno rosa o su quanto patiamo il `gender gap” nel Pd. Ma che sia arrivato il momento per fare un punto di chiarezza fra di noi, questo si. Sappiamo che questo è il governo del presidente e che gli spazi di manovra nella sua formazione erano limitati, ma la logica della stabilità interna ha prevalso su quella di genere e il ruolo delle diverse componenti del Pd non ha saputo andare oltre all’esercizio del potere. A questa lettura non posso rassegnarmi. Noi donne dem dobbiamo prendere sul serio la sfida per la leadership, che dobbiamo mettere al tappeto, senza nessuna timidezza”.

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