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Emiliano: “D’Alema è come Renzi, non corro per lui”

Michele Emiliano, governatore della Puglia, ex sindaco di Bari e prima ancora magistrato antimafia, è un fiume in piena: «Ho visto Porta a Porta con Massimo D’Alema ieri sera (lunedì, ndr) e sono rimasto sconcertato. C’è una cosa che voglio dire chiaro e forte».
 
Prego.
 
«Mi hanno fatto passare per un secessionista e per il candidato di D’Alema. È esattamente il contrario. È partita in queste ore sul nostro sito la raccolta firme per fare il referendum previsto dallo statuto del Pd su un quesito preciso: se fare il congresso prima delle elezioni oppure no».
 
In teoria, però, una cosa non esclude l’altra, governatore.
 
«Invece sì. Lo scopo dell’operazione è tenere insieme il partito. Il mio timore è che ci sia un accordo, spero tacito, sulla secessione tra Renzi e D’Alema. Il primo si comporta in modo speculare al secondo. Nessuno dei due vuole fare il congresso ed entrambi vogliono farsi il proprio partito».
 
Un’accusa forte, non le pare?
 
«Non alla luce di quanto sta succedendo. Io sono un nativo Pd, non sono mai stato iscritto a nessun altro partito, in Puglia sono sempre stato il principale oppositore di D’Alema e vedo che adesso mi fanno passare per il suo candidato».
 
Ma lei sarà o non sarà candidato alla segreteria Pd?
 
«Io ho dato la mia disponibilità a correre per riunire il partito. Non significa che alla fine mi candiderò: lo farò se serve per garantire l’unità del Pd, se posso essere la sintesi tra le diverse anime».
 
Cosa le fa ritenere di poter fare questa sintesi?
 
«Ho relazioni importantissime con l’area del cattolicesimo democratico. Ho buoni rapporti con Franceschini, Fioroni, VeltroDopo la sconfitta referendaria del 4 dicembre Renzi voleva convocarlo. È stata la minoranza a mettersi di traverso chiedendo tempi e modalità previsti dallo statuto.
 
«A me non risulta. Se ne doveva discutere nell’assemblea del partito, le cose vanno affrontate nelle sedi proprie. Adesso è il momento di fare le assise. Non possono saltare. Un segretario che sbatte contro un muro a 300 all’ora e rompe l’automobile del Pd, un uomo che aveva in mano il Paese e ha perso tutto, non può sottrarsi».
 
Lei, intanto, in che area si colloca?
 
«Se davvero queste due aree, renziani e dalemiani, sono d’accordo per fare il congresso nelle liste per le elezioni politiche, chi non ne fa parte che spazi avrà? Dove andranno milioni di militanti indipendenti, me compreso? Io, che ho sostenuto Renzi, mi sono reso conto che non è all’altezza di guidare il Paese né il partito».
 
Giudizio lapidario. Definitivo?
 
«Guardi che non è un mio giudizio, lo ha deciso Renzi stesso dimettendosi da Palazzo Chigi. Ci si dimette per aver commesso errori. Adesso bisogna fare il congresso per superare i suoi errori».
 
E secondo lei, pure il segretario?
 
«Certo, pure lui. Non ha commesso sviste formali bensì gravi errori politici. Adesso bisogna trovare altre figure e piattaforme programmatiche».
 
Quindi si vota alla scadenza della legislatura?
 
«Per me si può fare il congresso a maggio e votare subito dopo. I tempi, volendo, ci sono».
 
Con la legge elettorale uscita dalle due sentenze della Consulta?
 
«Questa è un’altra questione. A stabilire se questa legge elettorale vada bene o no, non può essere la segreteria in carica che è in prorogatio. Chi li autorizza a indire le elezioni? La direzione nominata dalla stessa segreteria? No, serve una consultazione più ampia».
 
Governatore, lei vuole mandare tutti a casa?
 
«Chiediamo semplicemente un referendum tra gli scritti e gli elettori. Sarà un momento importante a cui parteciperanno milioni di persone del centrosinistra. Spero solo che i cavilli dei comitati del partito non blocchino l’iniziativa con eccezioni formali. In questo caso non esiteremmo a ricorrere alle carte bollate».
 
Si comincia a parlare di ticket per la segreteria. È un eventualità che considera?
 
«In prospettiva, non penso di fare ticket. O voto un altro o mi candido. Mi piacerebbe che Renzi alla fine avesse un solo avversario con una visione alternativa alla sua. Se non troviamo qualcuno che la incarni, allora siamo davvero in difficoltà».
 
Lei è un uomo del Sud, dove riscuote molto consenso. È sicuro che al nord accadrebbe lo stesso?
 
«Intanto sono per metà piemontese, mio bisnonno era di Cuneo. Ma dividere l’Italia in due è un luogo comune della politica. Il direttore generale dell’Ibm è di Brindisi, Cuccia era siciliano, il sindaco di Bologna Merola è napoletano. Chi è nato al Sud non solo non manca di legittimazione per fare le cose al Nord, ma potrebbe anche risultarne agevolato».
 
Ha detto a D’Alema che non è il suo candidato?
 
«D’Alema non mi ha parlato per un anno perché ho sostenuto Renzi, portandogli ISO% dei voti pugliesi. Col senno di poi aveva ragione lui. Ho commesso un errore a sostenere Renzi, ma non ho mai fatto parte della sua area politica. Io e D’Alema ci ascoltiamo e ci rispettiamo, mai nostri rapporti si fermano qui. Non ho mai fatto parte né faccio parte di alcuna corrente».

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