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Giachetti: “Prima del nome bisogna cambiare la leadership Pd”

È ridicolo parlare di cambiare nome se non ci si pone prima il problema della linea indicata dalla leadership».
 

Giachetti, la domanda è d`obbligo, si riferisce a Martina o a Renzi, che ancora detta la linea nel Pd?

 
«Mi riferisco al grande assente, un congresso che già ieri avrebbe dovuto decidere linea e leadership. Hanno scelto invece tutti insieme la soluzione più debole: far eleggere Martina in assemblea rinviando le primarie è stata una scelta sciagurata che indebolisce il Pd. Di cosa ci meravigliamo oggi? Minoranza e maggioranza hanno siglato questo accordo. Ho sempre detto che anche Renzi avrebbe fatto bene ad accelerare la fase congressuale».
 

E Renzi ha sbagliato a non fare davvero un passo indietro?

 
«È una fase nella quale abbiamo bisogno di tutti, ognuno deve capire e decidere qual è il miglior apporto che può dare in questo momento».
 

Ma lei sarebbe favorevole ad abbandonare il logo dei Dem oppure no?

 
«Di fronte alla situazione in cui siamo, preoccuparci del nome e del simbolo non ha senso. Non siamo una marca di saponette che vende meno e va rilanciata, ma un progetto un po` più complesso»
 

Sarebbe giusto testare alle europee una lista Movimento Democratico Europeo? Le piace questo nome? Può avere appeal?

 
«Noi non saremo testati per un nome più o meno accattivante ma per quello che siamo in grado di mettere in campo da qui alle elezioni europee nella nostra azione politica. Non credo che Mde al posto di Pd improvvisamente riuscirebbe a scaldare gli animi. Dal 5 marzo ho cominciato a girare il partito come una trottola, dal Veneto alla Calabria…».
 

E cosa ha trovato?

 
«La domanda diffusa non è se sia meglio il Pd o un altro nome. Ma un`altra: ha ancora senso il Pd? È sufficiente? Come riusciamo a coinvolgere tante persone di centrosinistra che si sono allontanate? La risposta non può essere cambiare un nome».
 

Ecco: ha ancora senso il progetto Pd?

 
«A questa fondamentale domanda non posso rispondere né io né dirigenti più o meno illuminati. Questa valutazione inevitabilmente avrebbe conseguenze e non può che essere rimessa al nostro popolo».
 

Chi e quando porrà questa domanda al vostro popolo?

 
«Un partito serio, un tema così dirimente per la sua stessa vita, lo affida al voto dei suoi elettori con le primarie. E chi ha in mente un`idea del genere, deve avere il coraggio di metterci la faccia candidandosi al congresso con questa proposta. Ad esempio, per me il tema delle alleanze merita la dovuta attenzione, più di quello del nome».
 

Si riferisce al pressing per avvicinarsi ai M5S e convincerli a tradire Salvini?

 
«Vedo che alcuni come Zingaretti o Cuperlo e Orlando continuano a propugnare le alleanze con i grillini nonostante ciò cui stiamo assistendo in queste ore. Una linea che mi vede nettamente contrario: gli attacchi sui social di questi giorni contro di noi dimostrano quanto sia fallimentare. Questa è la decisione dirimente che dovranno prendere i nostri elettori al congresso».

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