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Pisapia: “È urgente sbloccare il Paese, i criteri di Maastricht vanno superati”

«Devono ripartire al più presto gli investimenti pubblici sulle infrastrutture, cominciando dai cantieri già finanziati. Toninelli e l’intero governo continuano a parlare e discutere tra loro, ma siamo ancora fermi al palo. La Tav deve essere completata». Per Giuliano Pisapia, ex sindaco di Milano e capolista del Pd-Siamo europei nel Nord Ovest per le europee, la priorità per il nostro Paese resta lo sblocco delle opere pubbliche – e non solo quelle – e un serio piano di investimenti anche a livello europeo. Con un occhio alla «valorizzazione del trasporto locale» e al «rilancio del sistema portuale italiano».
 

Nei programmi del Pd e del M5S ci sono punti in comune, a partire dal salario minimo europeo. È possibile un dialogo?

 
«Vorrei dire che la proposta di salario minimo è stata avanzata prima di tutto dal centrosinistra. In Europa vogliamo introdurre un salario minimo continentale parametrato alle condizioni economiche e salariali dei diversi paesi e definito sulla base del dialogo tra le parti sociali. Io mi confronto quotidianamente con una parte di elettorato dei M5S, in particolare con quelli che nelle ultime tornate elettorali non hanno più votato centrosinistra. Le porte sono chiuse invece alla dirigenza del movimento che in Parlamento ha bloccato gli investimenti, ha votato contro le unioni civili e che si schiera a favore dei porti chiusi. I M5S sono la maggioranza di un governo che cerca di costruire il consenso sull’esclusione sociale e che contemporaneamente è incapace di dare qualunque prospettiva di sviluppo a questo Paese».
 

Veniamo ai conti pubblici. Salvini ha già detto che con la prossima manovra si sforerà il tetto del 3% di deficit…

 
«Nonostante il costante aumento della spesa pubblica, che peraltro spesso è utilizzata per fini elettorali, la Commissione europea ha certificato che l’Italia è il paese che avrà la minore crescita tra tutti i paesi dell’Unione Europea: solo lo 0,1%. È un tema molto serio. A Milano, quando ero sindaco, abbiamo risanato i conti ma allo stesso tempo abbiamo promosso investimenti produttivi e la città, grazie anche a un bilancio più sano, ha goduto di grande crescita. La politica non si fa con gli slogan, ma con progetti concreti. La politica dissennata del governo sta utilizzando risorse pubbliche senza prendere in considerazione il bisogno di investire sul futuro: i risultati sono la recessione e il peggioramento della nostra posizione sociale e finanziaria».
 

Come ridurre il debito?

 
«È ora di rimboccarci le maniche, forgiare una nuova alleanza con gli elettori: è necessario mettere in campo misure atte al risparmio di svariati miliardi di interessi sul debito. Nella revisione della spesa pubblica devono rientrare il taglio dei sussidi per le attività dannose all’ambiente, una più efficace azione di contrasto all’evasione fiscale, una rimodulazione degli incentivi fiscali diminuendo quelli per i redditi sopra i 150 mila euro. Resta che i criteri coni quali è stato elaborato il Trattato di Maastricht sono stati superati dalla storia. Occorre scorporare le spese per investimenti dal calcolo del deficit. Ed è necessario dare maggiori poteri alla Bce seguendo quanto previsto per la Federal Reserve. Il momento è favorevole: ora probabilmente anche la Germania, che segna un crollo del Pil allo 0,5% ,si presenterà meno rigida rispetto ai tempi di Schäuble».
 

Perché solo ora ha accettato la sfida di correre con il Pd?

 
«Perché ho colto sin dal voto delle primarie, che ha visto la partecipazione di oltre un milione e seicentomila persone, una volontà di autentico cambiamento. Zingaretti ha dimostrato in soli due mesi la capacità di “allargare il campo” al civismo, alla cittadinanza attiva, al mondo dell’associazionismo e del volontariato».

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