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Richetti: Trasformiamo il Pd in una nuova forza aperta

Renzi ha bollato i 5Stelle come la «nuova destra». Richetti, lei pensa che bisogna provare a dialogare con loro, oppure no?
«Penso che bisogna mettere a nudo le clamorose incoerenze di quel movimento. Le ultime parole di Di Maio sulle correnti della magistratura sono l’epilogo di una metamorfosi su temi come immigrazione, condoni e censimento dei rom: tutto ciò che la base di quel movimento non può accettare».

Scenario impossibile dunque un cambio di governo, con i grillini che mollano Salvini e il Pd che rimpiazza la Lega?
«Assolutamente. L’obiettivo del Pd deve essere poter rappresentare in tempi rapidissimi un’alternativa a questo governo. Nessuna apertura, bisogna considerare i 5stelle lontani da noi proprio per i contenuti di questa alleanza che sanciscono la totale incompatibilità con noi».

E con chi potete rappresentarla questa alternativa visto che siete ridotti ai minimi termini? Per caso la attrae l’idea di fare un partito diverso che superi il Pd?
«Al congresso ci sarà qualcuno che proporrà la trasformazione del Pd. L’evoluzione in un partito più ampio e innovativo. Senza ripiegare in una comfort zone della sinistra socialdemocratica, ma prendendo la sfida dell’innovazione sapendola interpretare senza produrre chiusura ma nuove aperture».

Si spieghi meglio.
«E’ nelle cose un superamento del Pd che preveda cambi di forma, pelle e sostanza. A quel punto si può discutere anche del nome. Un processo rifondativo che si basi sul contrasto alle disuguglianze, sulla redistribuzione del reddito, su europeismo e mercato aperto con regole chiare. Questi sono i capisaldi. Se poi questa forza si chiamerà Nuovo movimento dei Democratici europei o in altro modo non ha importanza, ma l’essenziale è costruire insieme l’evoluzione: non si può pensare che qualcuno faccia del Pd una bad company e si inventi una nuova forza».

Allude a Renzi?
«No, penso che sarebbe un errore clamoroso lasciare qualcuno che resti a fare il residuo della sinistra e qualcuno che occupi il campo del liberismo. Mi interessa la proposta Calenda del Fronte repubblicano: un processo che unisca le forze europeiste e solidali».

Lei si candiderà al congresso o lascerà spazio a Delrio?
«Se c’è una cosa chiara è che in questo congresso non si parte dai nomi. Sarà un confronto tra tesi e progetti e la prima cosa sarà coinvolgere iscritti ed elettori sul profilo del Pd. Quali idee di lavoro, ambiente ed Europa, solo per citarne alcune. L’ultima fase sarà su chi le interpreta».

Ma così non risponde.
«Non sono io a dover rispondere. Casomai è ogni candidatura che risponde ad una richiesta corale di un collettivo intorno ad un progetto».

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