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Migliore: «Un Pd senza Renzi sarebbe un suicidio»

Impossibile – sottolinea – considerare i grillini come una espressione della sinistra. Opposizione, con laconsapevolezza che abbiamo perso tutti e non solo una parte del Pd». Gennaro Migliore, parlamentare renziano, stoppa la damnatio
memoriae sull’eredità dell`ex segretario e chiarisce: «L’idea di cancellare Renzi dalla vita politica è ingeneroso e autolesionista».

 

Un accordo Lega-5 Stelle non è più così impensabile. Così il Pd perdere centralità nelle trattative post-voto?

Noi abbiamo recepito sin dal primo momento il messaggio degli elettori: continuare un percorso all`opposizione. In questa fase, l’assunzione di responsabilità spetta ad altri e per questo guardiamo con un certo distacco al potenziale accordo tra le due forze populiste: non pensiamo sia il meglio per l`Italia ma va nella direzione del responso degli italiani. Certo è che, se questa convergenza diventasse proposta di governo, verrebbe smentito chiunque ritenga che i 5 Stelle siano inquadrabili come eredi della sinistra.

 

E le voci non sono state poche in questi giorni, anche provenienti dalla vostra area politica.

Non è possibile considerare i 5 Stelle un`espressione della sinistra e per dirlo basta guardare alle proposte di legge della passata legislatura che hanno avversato, da quelle sui migranti, a quelle sui diritti civili fino alle politiche economiche. Non basta dire di stare vicino ai poveri per essere di sinistra, perchè se così fosse lo sarebbe anche Trump.

 

Eppure molti osservatori hanno teorizzato l’alleanza coi 5 Stelle come l`unica strada per il Pd.

Bisogna però vedere quanto questi siano osservatori interessati, soprattutto quando si tratta di persone che hanno invitato non solo a non votare Pd, ma ci hanno sistematicamente criminalizzato. Oggi, gli stessi ci chiedono di metterci al servizio di un progetto che rispecchia solo i 5 Stelle, con tutta la loro carica demagogica e autoritaria di partito eterodiretto da un`azienda. Una pretesa francamente singolare: pretendono i nostri voti senza restituire nulla attraverso una dialettica democratica.

 

Il Pd, però, sembra inchiodato al palo dell’impasse…

Dissento categoricamente. Noi abbiamo reagito con un passo indietro importante da parte di Matteo Renzi e nella direzione di lunedì abbiamo scelto di ripartire dalla ricostruzione di un rapporto col nostro popolo. Consideriamo lo stare all’opposizione come la strada per avanzare un progetto alternativo. I temi ci sono e penso soprattutto al Sud, che deve continuare ad essere una grande questione nazionale, e a una riforma istituzionale semprepiù urgente, visto anche l`esito incerto del voto. Su questo dobbiamo lavorare: la sinistra incarnata dal Pd è risultata sconfitta ma non sono d’accordo con chi vuole buttare tutto a mare.

 

Nessun irrigidimento, quindi?

Francamente, mi pare che l’immobilismo sia quello dei 5 Stelle. Per ora la loro linea è stata quella di dire: “Dateci i vostri voti e state zitti, perchè lo ha chiesto il popolo”, che mi sembra francamente irrispettosa anche nei confronti degli elettori. Luigi Di Maio sostiene di avere diritto a governare, ma senza avere i numeri: essere la prima forza del Paese è un merito, ma il 33% non è il 50%. Sono stati loro a voler eliminare a tutti i costi dalla legge elettorale qualsiasi correttivo maggioritario, ora facciano la loro politica. Noi facciamo la nostra, con la proposta di opposizione.

 

E all’interno del Pd che cosa sta succedendo? Martina sarà un reggente a termine?

Ci sarà un`assemblea nazionale, nella quale decideremo se procedere con un congresso e con le primarie, oppure se l`assemblea sceglierà un nuovo segretario, come si fece con Guglielmo Epifani. Avere uno Statuto chiaro è un vantaggio che altri non hanno, e ci consente di scegliere l`opzione migliore sulla base di una serie di valutazioni.

 

Lei per quale opzione propende?

Credo che questo sia il momento di riflettere e di capire la sconfitta, per evitare che diventi un tracollo. Dobbiamo avere i nervi saldi e non fare conte interne tra minoranza e maggioranza con le primarie, ma proporre un percorso che faccia i conti con l`elettorato che ci ha voltato le spalle e che chiede una revisione radicale.

 

La minoranza ha chiesto che le dimissioni non siano solo di Renzi, ma dell`intera segreteria. L’obiettivo è cancellare il renzismo?

Le critiche sono fisiologiche e chi sta in minoranza ritiene correttamente di dover affermare il proprio punto di vista. Questo deve avvenire però in un quadro di consapevolezza complessiva: le elezioni le abbiamo perse tutti e non solo una parte del partito. Ciascuno avanzi le proprie proposte per ricostruire, ora. Le minoranze dicono “via tutti”, io però credo che per ripartire si debba dire “dentro tutti”. Mi sembra più costruttivo. Renzi è diventato il convitato di pietra che non si sa dove collocare.

 

Ora che farà l’ex segretario?

Lui lo ha detto chiaramente e in molti continuano a far finta di non capire. Ogni volta che si è dimesso, lo ha fatto con grande nettezza ed è stato così anche stavolta.

 

Quindi dovrà stare fuori dai giochi?

Onestamente, trovo che dire che Renzi non possa partecipare alla vita politica del partito sia uno sbaglio, oltre che una cosa ridicola. Un leader sconfitto deve per forza essere cancellato: i punti da cui ripartire sono le intuizioni – che sono state anche di Renzi- di una riforma del Paese sul piano sociale e istituzionale e la necessità di lavorare di più nel partito.

 

Eppure la sensazione è quella di un fuggi fuggi generale intorno a lui.

A me sembra davvero ingeneroso e sbagliato che alcuni, anche tra quelli che con Renzi hanno condiviso moltissimo negli anni precedenti, oggi vogliano fare una sorta di bagno purificatore in cui nemmeno bisogna accennare a cosa possa fare Renzi. Di più, un`idea autolesionista.

 

Che cosa si salva della stagione renziana?

Il tentativo fatto dal Pd di Renzi, pur uscito sconfitto, è stato l`ultimo freno davanti al precipizio nel quale sono cadute tutte le socialdemocrazie europee all`indomani
della crisi. L`idea di rimuovere quel tentativo invece di riflettere sul fatto che, forse, è uscito sconfitto perchè non è andato fino in fondo, secondo me è il mondo per perdere definitivamente. Su questa china rischiamo di non essere più nemmeno il secondo partito italiano, ma di diventare totalmente irrilevanti come successo ai partiti socialisti in giro per l`Europa.

 

Lo si fa con o senza Renzi?

Io rifletterei su cosa di quel progetto iniziale è rimasto, piuttosto di dire se Renzi può o meno esserne protagonista. Io penso che in politica si è protagonisti per le cose che si dicono e che non debba essere qualcun altro da dare il permesso di parlare.

 

Ora, però, i nomi sul tavolo del dopo-Renzi ci sono: Martina, Zingaretti e Delrio. Lei dove si colloca?

Io antepongo il ragionamento al nome. I miei punti fermi sono ripartire dall`opposizione e continuare a presidiare l`area dei diritti: garantismo, diritti civili e inclusione sociale. Il Pd deve essere il partito che dà forza ai ceti popolari
senza illuderli e trasformarli in massa di manovra, come fanno i populisti. Chi incarnerà meglio questa propensione sarà il mio candidato.

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