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Orlando: “Il tema è come si ricostruisce un’idea plurale del PD”

I renziani la smettano di «punzecchiare» i potenziali alleati e si mettano al lavoro per costruire una coalizione larga, dalla sinistra radicale al centro moderato. Andrea Orlando, Guardasigilli e leader della minoranza dem, rivela la «mestizia» con cui ha vissuto il primo decennale del Pd e spera che il segretario muova un passo verso l`unità.
Oggi parte il treno di Renzi, lei sarà a bordo?
«Non ho notizie in merito, se sarò invitato andrò volentieri. È una iniziativa giusta».

 

Neanche al decennale del Pd è stato invitato?
«Ho ricevuto un sms, ma non sono andato per impegni personali. Ho constatato una certa mestizia nella celebrazione e non mi ha sorpreso che lamia assenza non fosse l`unica. Nel 2008 con Veltroni, Bettini e Passoni organizzai il primo compleanno del Pd al Circo Massimo. A parte la grande partecipazione, la differenza è nella pluralità di persone che parlarono dal palco».

 

Al Circo Massimo c`erano oltre due milioni di persone, si disse. Perché il Pd di oggi non è un partito plurale?
«Il tema è come si ricostruisce un`idea plurale del Pd, senza la quale il campo rischia di restringersi. Il Pd che concepimmo dieci anni fa era propostapolitica, società e cultura, il Pd dell`Eliseo fatica a fare i conti con questo aspetto. Il Pd è casa mia e di tutti quelli che si riconoscono in una prospettiva riformista che sia argine alla destra e al populismo. Il decennale però ha evidenziato come il problema sia chiamare più gente a rafforzare quell`argine».

 

E se davvero il segretario puntasse a un partito più piccolo, a un PdR che si allea con Berlusconi?
«Se il disegno fosse questo non sarebbe un argine rispetto al populismo, ma una carta velina e rischieremmo di essere travolti. I segnali che vengono da Germania e Austria ci dicono che le larghe coalizioni non sono lo strumento adeguato a fermare il populismo in questa fase storica».

 

Come convincere Renzi a cambiare strategia?
«Renzi dovrebbe essere conseguente all`ultima direzione e al quadro politico disegnato dal Rosatellum. Se vogliamo la coalizione, la dobbiamo costruire.
Non può essere solo l`invenzione di appendici fatte a tavolino, deve essere la convergenza di posizioni politiche diverse. Capisco poco le quotidiane punzecchiature inviate dalla maggioranza ai potenziali alleati. E trovo altrettanto incomprensibile l`atteggiamento di una parte della sinistra».

 

Ce l`ha con Mdp?
«Ce l`ho con tutti. Dopo l`Austria i segretari del centrosinistra dovrebbero riunirsi oggi pomeriggio».

 

Un tavolo con Renzi, Bersani, Pisapia, Fratoianni?
«Insisto, se dopo l`Austria non si assume la prospettiva unitaria non si è credibili nel dire che si vuole fermare la destra. E non c`è solo la destra estrema, c`è anche lo slittamento di quella moderata. La situazione è più grave rispetto all`esito delle elezioni in Germania e noi passiamo il tempo a discettare di come hanno funzionato i governi di centrosinistra? Qui il punto è un altro, è impedire una involuzione del sistema democratico».

 

Quindi lei condivide l`appello di Veltroni all`unità?

«Certo. Ma se lo avesse lanciato prima, forse sarebbe stato più efficace. Veltroni avverte il fatto che, di fronte a quel che sta avvenendo in Europa, non è più il tempo della tattica».

 

Renzi recepirà?
«L`esperienza mi dice che repetita iuvant. L`unità del centrosinistra è la nostra linea e qualche passo in quella direzione sul fronte del Pd, seppur in modo contraddittorio, è stato fatto. Ora mi auguro si metta in moto qualcosa che fino a qui non c`è stato».

 

Il governo imporrà la fiducia sul Rosatellum al Senato?
«Quando manifestai perplessità rispetto alla volontà di metterla alla Camera, mi fu
spiegato che di fronte a 200 voti segreti sarebbe stato impossibile evitarlo. Ma al Senato mi auguro che non venga messa, così da facilitare una approvazione non traumatica».

 

Condivide le critiche del presidente Napolitano?
«Nel merito sì e credo che, tenendo conto degli equilibri, una verifica vada fatta».

 

Lei e Renzi avete parlato dei posti nelle liste?
«No, ma credo Renzi sia consapevole che il Pd vince se spende la sua classe dirigente migliore, a prescindere dalle collocazioni».

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