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Relazione di Nicola Zingaretti alla Direzione nazionale PD del 21 agosto 2019

Carissimi
come sapete ieri è caduto il 65esimo Governo dell’Italia. Uno dei peggiori della storia della Repubblica.
 
Il progetto della maggioranza giallo/ verde che doveva produrre un cambiamento, una rivoluzione, dopo 14 mesi di lavoro è fallito.
 
Sono stati per l’Italia mesi drammatici. Segnati da una perenne litigiosità delle forze di maggioranza e dall’incapacità di indicare al Paese una via, un orizzonte, una strada da seguire.
 
Il dibattito di ieri al Senato non è stato da meno. Il Governo ha terminato il suo percorso tra insulti e urla e con un tardivo racconto da parte del Presidente Conte dell’irresponsabilità istituzionale del principale protagonista del suo Esecutivo.
 
Per mesi noi, nelle sedi parlamentari e nel Paese, facendo opposizione e nel paese abbiamo lavorato insieme per denunciare molte delle cose che ieri sono riecheggiate nell’aula del Senato dalle parole dei leaders del Governo che si sono rinfacciati a vicenda le responsabilità.
 
In questo tempo hanno fatto più notizia i conflitti o i sorrisi tra gli esponenti della maggioranza che non la crudeltà contro gli esseri umani. E tutto questo mentre i problemi del Paese scivolavano sullo sfondo. La verità ora è emersa, denunciata come è giusto dagli esponenti delle opposizioni, anche ieri, e anche incredibilmente dalle accuse reciproche all’interno della maggioranza.
 
Per il Paese l’eredità di questo governo è drammatica.
 
Per i cittadini è drammatica.
 
Siamo isolati nel mondo come non mai, a 5 giorni dalla scadenza non abbiamo indicato il Commissario europeo. Al G7 non si sa da chi saremo rappresentati.
 
L’Italia si è fermata ed ha la crescita zero, è esplosa la cassa integrazione , sono crollati gli investimenti e la produzione industriale. Si aprono ogni giorno nuove crisi aziendali. La pressione fiscale è aumentata e si sono contratti i consumi. È aumentato il divario tra Nord e Sud nei confronti del quale è scomparsa qualsiasi idea di sviluppo.
 
Hanno ipnotizzato l’Italia su qualche decina di esseri umani sulle navi delle ONG in realtà anche per oscurare le decine di migliaia di ragazze e ragazzi italiani che hanno ripreso in massa a fuggire dal nostro Paese perché qui non vedono più speranze.
 
Ieri dai banchi del Governo, tra le tante parole, queste cifre non sono state pronunciate.
 
E tra coloro che ancora si domandano il perché della fuga agostana improvvisa di Matteo Salvini, sarà bene ricordare che oltre alle ombre del caso Russia, – ombre intatte a causa della sua paura a riferire in Parlamento – c’è proprio la dimensione della crisi finanziaria che abbiamo davanti.
 
Il problema più grave davanti a tutti noi non è in se l’esercizio provvisorio, perché uno o due mesi di ritardo nel voto di bilancio non farebbero scattare le clausole.
 
Il problema è la mostruosa manovra di bilancio che occorrerà fare,in un contesto delicato per le tensioni tra Usa e Cina e il rallentamento dell’economia tedesca.
 
La clausola IVA da sola vale 23 miliardi. È il doppio di quella dell’anno passato e la più alta di sempre. Aggiungendo altre spese inderogabili, si arriva quasi a 30 miliardi di euro senza far nulla di nuovo per sviluppo e crescita.
 
È questa l’eredità avvelenata che i cittadini devono conoscere di una politica sbagliata che ha finanziato provvedimenti a debito e ha portato al caos di queste settimane.
 
Togliamoci dunque dalla testa che l’idea di trovare questi 20/30 miliardi sia una cosa facile. Occorre un’assunzione di responsabilità profonda. Per questo per noi la legge di bilancio è il punto di partenza di ogni confronto.
 
Ma oltre a un fallimento delle politiche economiche io vedo anche una crisi di un modello di relazione politica che non ha retto.
Il “contratto” è stato un errore. E lo dico non per spirito polemico ma per evitare di commettere di nuovo errori.
 
Una somma di provvedimenti partoriti da due programmi alternativi che hanno via via aperto una competizione tra Lega e 5 stelle e fatto prevalere l’affermarsi di un tentativo di vera e propria rivoluzione conservatrice incarnato e rappresentato da Matteo Salvini con il linguaggio e lo stile che gli appartengono.
 
Sfruttando la domanda di protezione degli italiani non si è dato vita al rafforzamento di politiche sulla sicurezza , ma si è mirato alla ricerca ossessiva di nemici, capri espiatori e propaganda. E lo denuncio in particolare ora quando ancora una volta con la open arms è andato in scena uno spettacolo drammatico.
 
La mia sensazione però- anzi la mia convinzione- è che Salvini abbia esagerato. Alla fine lui stesso è entrato in una contraddizione insanabile.
 
A furia di teorizzare e praticare forme illiberali in un clima di degrado antropologico ha ritenuto di poter disporre senza limiti della fiducia popolare verso la sua presunta invulnerabilità.
 
Ma questo- lo sappia l’ex Ministro dell’Interno- è un Paese dove milioni di persone conoscono il termine dignità e allora quel suo piglio decisionista, l’idea di essere sempre in sintonia con i sentimenti dell’Italia più semplice, ha originato una contraddizione: quella che di colpo in questi giorni lo ha fatto apparire incerto, isolato, spaventato. Causa fondamentale di un disordine, di un caos politico sociale ed economico.
 
E molti italiani lo hanno compreso. E molti italiani lo stanno capendo.
 
Ora noi innanzitutto noi dobbiamo chiamare a raccolta tutte le nostre forze e già nei prossimi giorni rivolgerci a partire dalle tante feste de l’Unità che ci sono fino alla Festa nazionale a una mobilitazione un dialogo che chiarisca quanto è accaduto nel Paese.
 
Occorre una forte iniziativa popolare del Pd che abbia questo come cuore della nostra iniziativa in tutto il Paese.
 
Una mobilitazione di denuncia di ascolto e ricostruzione di una empatia di una speranza che dovremo ovviamente costruire insieme e ovviamente a noi oggi il compito di iniziare a costruire anche una linea politica per uscire da questa situazione e dare una via di uscita al Paese che amiamo.
 
Io non credo affatto che la soluzione possa essere quella di governi di transizione che caricandosi tutto il peso enorme di manovre economiche riporti dopo qualche mese il Paese al voto.
 
Questa ipotesi non solo sarebbe rischiosa per i democratici ma sarebbe forse anche un danno per l’Italia ma soprattutto mi permetto di dire forse non esiste in natura per l’indisponibilità di qualsiasi forza politica a farsene carico.
 
No. Ora tocca a noi, dopo l’apertura della crisi muoverci e provare a indicare una strada.
 
Io credo che di fronte alla situazione drammatica del Paese dentro il percorso di consultazione che il Presidente Mattarella aprirà abbiamo il dovere come forza democratica di dare la disponibilità e verificare se esiste la possibilità di dar vita a una nuova maggioranza parlamentare in grado di dare risposte vere e serie ai problemi del Paese.
 
Quella tra la Lega e 5 stelle non è un alleanza uscita o sancita dal voto popolare. È stata costruita nell’ambito di una dialettica interna al parlamento. La stessa condizione nella quale ci troviamo ora.
 
Ma proprio di fronte al fallimento di quell’ipotesi, a mio giudizio, mal impostata per i motivi che ho detto non dobbiamo commettere errori o ingenuità.
 
Quello di cui c’è bisogno è di ricercare la possibilità di dare vita a una maggioranza nuova, forte, di discontinuità e di larga base parlamentare.
 
Che convinca le persone delle nostre ragioni.
 
Dopo 14 mesi di opposizione la nostra proposta deve essere lineare,chiara, trasparente per evitare a tutti coloro che tenteranno questo esperimento ogni accusa di trasformismo o opportunismo. Quindi chiarezza certo e nessuna confusa ammucchiata.
 
Io non ho mai demonizzato il movimento 5 stelle. Anzi al contrario sono stato oggetto di critiche a volte feroci perché ho tentato di sviluppare un analisi attenta su questo movimento. Ma non posso ignorare differenze enormi che non riguardano polemiche personali o battute sul web, riguardano principi, l’idea di Europa, di democrazia, di crescita. Non facciamo dunque finta che siano scomparse queste differenze oscillando da semplificazioni eccessive ad altre semplificazioni eccessive.
 
Dobbiamo lavorare sui contenuti e nel merito.
 
Un Governo non può nascere sulla paura che qualcun altro vinca le elezioni.
 
Sarebbe questa si un’ opzione davvero di corto respiro che ci esporrebbe nella società a critiche feroci. Se vogliamo farcela dobbiamo prendere di petto il tema e affrontarlo con serietà.
 
Non dobbiamo cioè , io credo, dare vita a un nuovo “contratto” di obiettivi “separati” cambiando solamente i capitoli e i sottoscrittori di un eventuale nuovo contratto. La sfida è più alta e mi rivolgo a tutti i potenziali compagni di viaggio.
 
Un Governo trova le sue motivazioni nei valori, nelle sfide, nei programmi, negli obiettivi condivisi che si da a tutela delle persone e del Paese.
 
Nell’accettare la sfida di darsi, tra forze diverse, però una visione condivisa di futuro per il Paese. Ed è questo che permette la nascita e la riuscita di un progetto politico e di governo. Saremo in grado di compiere questo salto? Io credo dobbiamo provarci . Questo a me sembra il cuore del tema che abbiamo davanti e chiama tutti noi alla responsabilità.
 
Un Governo in questo momento della storia ha senso se ha l’ambizione di aprire una fase nuova e offrendo la nostra disponibilità al Presidente Mattarella per contribuire a fare un passo in avanti, voglio già indicare alcuni pilastri indiscutibili di un possibile perimetro di ricerca per costruire una nuova maggioranza.
 
In primo luogo ovviamente l’impegno e l’appartenenza leale all’UE per una Europa profondamente rinnovata. Non l’Europa di Visegrad ma un Europa del lavoro, dei diritti e dei doveri, delle libertà, della solidarietà e della sostenibilità ambientale e sociale, del rispetto della dignità umana in ogni sua espressione.
 
Secondo, il pieno riconoscimento della democrazia rappresentativa incarnata dai valori e dalle regole scolpite nella Carta Costituzionale a partire dalla centralità del Parlamento.
 
Terzo, l’investimento su una nuova diversa stagione dello sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale.
 
Quarto. Una svolta profonda nell’organizzazione della gestione dei flussi migratori fondata sui principi di solidarietà, legalità e sicurezza. Nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e l’impegno prioritario per affermare un pieno e diverso protagonismo dell’Europa su questi temi.
 
E infine ma non ultimo come importanza. Una svolta delle ricette economiche e sociali a segnare da subito un governo di rinnovamento in chiave ridistributiva e di attenzione al lavoro all’equità sociale, territoriale, generazionale e di genere. Che riapra una stagione di investimenti pubblici e privati.
 
Il confronto che si aprirà dovrà impegnare tutte le nostre energie e presupporre la nostra unità ma soprattutto presupporre chiarezza di obiettivi e dialogo con il Paese.
 
Lo scopo deve essere quello di chiudere la strategia del populismo ed affermare con chiarezza le ragioni della democrazia liberale e dell’orizzonte europeo.
 
Lo dico a tutti, anche a tutti noi per farcela dobbiamo cambiare tutti. Dobbiamo cambiare la politica.
 
Ènecessario esigere una discontinuità rispetto all’esperienza del governo uscente respingendo una lettura minimalista delle ragioni della sua caduta.
 
Il fallimento di quell’esperienza è la dimostrazione empirica delle difficoltà in questo paese di fare i conti con la complessità sociale e di affrontare i nodi non sciolti della crisi italiana.
 
Discontinuità, dunque, è ciò che chiediamo ma questo impegna e riguarda anche noi, il Partito Democratico e dobbiamo produrre una corrispondente capacità di cambiamento nella messa in campo di politiche e degli assetti. Per essere più credibili e per dare vita eventualmente a un governo davvero forte e di legislatura.
 
La possibilità di assorbire la spinta che ha alimentato il populismo passa infatti io credo per una netta radicalità delle politiche, per un piano di riforme che affronti in particolare il tema di quale sviluppo e della lotta alle diseguaglianze sociali.
 
Se nei prossimi giorni e noi lavoreremo per questo tali condizioni troveranno un riscontro basato sulla necessaria discontinuità e su un ampia base parlamentare io credo noi dovremo assumerci la responsabilità di dar vita a un Governo di svolta per l’Italia e per questa legislatura.
 
In caso contrario, se queste condizioni non si realizzassero, sicuramente nessun accordicchio temporeggiatore ma la strada maestra sarebbe il voto.
 
Senza alcuna paura mettendoci tutta la passione possibile per proporre ai cittadini una “rivoluzione della speranza” che costruiremo in un grande movimento di persone dal Nord al Sud del Paese organizzandoci e combattendo strada per strada in ogni angolo del Paese.
 
Ci rivolgeremo alle energie più consapevoli della società, i giovani, le donne, movimenti associazioni, sindaci e amministratori la rete diffusa del civismo.
 
In un passaggio cosi delicato è di fondamentale importanza l’unità del Partito Democratico.
 
Io da segretario ce la sto mettendo tutta. Unità perché sono convinto che oggi la salvaguardia della nostra democrazia in Italia passa in gran parte per la tenuta del nostro partito o come pilastro importante di un governo nuovo o baricentro di un alternativa possibile da costruire.
 
Sento su di me tutto il peso e la complessità della sfida e guiderò questo processo complesso, nel totale disinteresse personale, nella massima trasparenza e senza secondi fini.
 
Lo farò e c’è una storia di una vita a dimostrare che lo farò con sincerità e trasparenza
Non alimenterò sospetti ma non accetterò che si alimentino sospetti sul mio operato, perché questo si sarebbe davvero la fine di tutto.
 
Carissimi, anche se apparteniamo a generazioni diverse penso di poter dire che stiamo vivendo una delle pagine più delicate e complesse della nostra esperienza politica.
 
Se dobbiamo fare un governo dobbiamo fare il miglior governo possibile e la forza di un governo è rappresentata dalla credibilità che ha, dalla sua forza parlamentare e dalla sua capacità di trasformare quello che non va in questo Paese. Questa è la portata della sfida.
 
E quindi dinanzi a noi abbiamo scelte decisive da compiere e dobbiamo farlo – possiamo farlo – consapevoli di ciò che siamo: una grande forza popolare incardinata nella storia migliore di questo paese, portatrice dei valori della democrazia e del patto repubblicano.
 
Nessuno di noi da solo può avere la forza di reggere l’urto degli eventi.
 
Ma tutti noi, assieme, nel rispetto reciproco e nella cura per le differenze, possiamo aggredire anche questa prova.
 
Il mio, lo sapete, non è mai stato, e non è oggi un appello all’unanimismo.
 
Il mio è un appello alla maturità di una comunità politica in un tornante complesso se non drammatico nella storia della nostra Repubblica.
 
Alla franchezza del confronto e alla necessità di avere ben presente, in un passaggio non facile, la gerarchia vera delle priorità.
 
Noi non siamo quelli pronti a manovre di palazzo, l’ho detto e lo ripeto. Vogliamo tentare di costruire una nuova operazione politica perché sappiamo benissimo individuare l’avversario prioritario di oggi: e quell’avversario è una destra pericolosa illiberale.
 
Con questa Direzione e concludo si compie il primo passo di un cammino complesso che sotto la regia autorevole del Presidente della Repubblica vedrà impegnata la Direzione stessa nell’assumere decisioni di merito.
 
Oggi credo sia importante uscire con una posizione forte e chiara di un Pd unito e in questo senso abbiamo lavorato e presentato un odg sottoscritto oltre che da me, dal Presidente e dai due capigruppo come primi firmatari,con l’impegno ovviamente a tenere prestissimo, già dopo il primo giro di consultazioni, una nuova riunione della Direzione che credo debba essere convocata in maniera permanente.
 
Siamo il Partito Democratico e l’Italia deve poter contare su di noi, sulla nostra lealtà ai principi che hanno ispirato questo simbolo.
 
Insieme, credetemi, io credo che dimostreremo di essere all’altezza del tempo che abbiamo davanti e ad affrontare anche questa difficilissima sfida per il bene del Paese che amiamo.
 
Grazie

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