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Renzi: sui migranti l’Italia aveva ragione, Dublino ormai è finito

“Oggi assistiamo, dopo che era sempre stato negato, all’assunzione di un principio molto semplice: l’accordo di Dublino è finito. Non lo è formalmente, se ne dovrà discutere, ma restiamo alla politica: la verità politica è che Dublino è finito”. Lo ha sottolineato il premier Matteo Renzi, nelle comunicazioni al Parlamento alla vigilia del Consiglio Europeo.

 

Sull’immigrazione, prosegue il premier, “vorrei essere breve e molto chiaro: a distanza di sei mesi dal Consiglio straordinario di aprile 2015 richiesto dall’Italia dopo il terribile naufragio di 700 nostri fratelli e sorelle nel Mediterraneo, possiamo dire senza troppi giri di parole, che l’Italia aveva ragione, l’Europa e il resto d’Europa no”.

 

Ed aggiunge: “Non si tratta di rivendicare una scelta del governo, non sto dicendo che il governo o il premier avevano ragione. Sto dicendo che l’Italia aveva colto la complessità del problema e un approccio non legato all’isteria e al momento, mentre tanti nostri amici hanno cambiato posizione sulla base di singoli eventi, di circostanze emozionali. Noi dal primo giorno avevamo detto che era tempo di cambiare la politica europea su questi temi”.

 

E ancora sull’Europa, in questi anni di crisi “è stato centrale il ruolo della Bce, ha fatto un lavoro meraviglioso ma il dato oggettivo è che dal 2008 al 2015 gli Usa hanno avuto la forza di tornare alla crescita economica, l’Europa no e l’Europa non avrà un futuro se continua a puntare sui mercati emergenti e non investe su se stessa, come una parte maggioritaria del pensiero economico europeo ha voluto in questi anni”

Tornando all’Italia, il premier dice che andrá al voto “alla scadenza naturale, nel 2018”, dopo aver concluso il percorso delle riforme e aver svolto il referendum nell’autunno del 2017.

“Trovo – ha spiegato – che il periodo che si sta aprendo in Italia e in Europa sia molto interessante. Nel 2017 si svolgeranno le elezioni in Francia e in Germania, assisteremo al primo anno della nuova amministrazione americana, e l’Italia avrá la reponsabilitá del G7”.

 

Il premier ha espresso l’auspicio che il Paese arrivi “a quell’appuntamento avendo terminato un complicato percorso di riforme, riforme strutturali e storiche come quella della Carta, del mercato del lavoro e del sistema educativo. Se l’Italia avrá fatto questo percorso” sará “punto di riferimento” nel Vecchio Continente.

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