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Richetti: meno volti e più idee

Per la prima volta Renzi cedesovranità su uno dei terreni a lui più congeniali e, archiviando antichi rancori e gelosie, affida la comunicazione del partito a Matteo Richetti. Una scelta che il portavoce della segreteria interpreta come la svolta dall’io al noi: «La mia nomina smantella l’idea di un Renzi accentratore che vuole tutto per sé».

 

E la conferma che il segretario è in difficoltà?
«No, ha capito la necessità di condividere le responsabilità. È la sua cessione di presidio su un tema strategico. In accordo con lui, valorizzerò la dimensione del collettivo».

 

Per cambiare la comunicazione farà autocritica?
«Nella sconfitta del 4 dicembre c’erano molti no alla riforma e molti no alla stagione del governo Renzi, ma io credo che quella relazione sentimentale si sia rotta anche per un problema di linguaggio. I primi a chiamare bonus la politica di riduzione del carico fiscale alle famiglie e alle imprese siamo stati noi, cedendo a una semplificazione che ci si è ritorta contro».

 

E lo scivolone sui migranti? Per i Giovani dem di Milano «la misura è colma».
«È stato un errore brutalizzare in una card su Facebook un concetto sensibile, ma noi stessi siamo troppo concentrati sul dito, più che sulla luna. Perché non tutto il Pd riconosce che per tre anni le politiche di Renzi hanno salvato migranti? Mi preoccupa questo pregiudizio enorme».

 

Come pensa di far diventare simpatico il Pd di Renzi?
«Un partito deve convincere per le proposte, non per la simpatia. Meno nostre facce, più nostre idee. Anche sul web dobbiamo portarci i contenuti, non i protagonisti. Io ho tutti i giorni confronti anche molto aspri con Matteo, per un dato caratteriale, ma le personalizzazioni vanno messe in secondo piano per discutere delle cose da fare».

 

Vale anche per Bersani, D`Alema e Pisapia?
«Con Pisapia ci sono molti elementi di sintonia. Con Mdp invece la questione si è chiusa quando Bersani e Speranza ci hanno detto “dialoghiamo con voi se mandate a casa Renzi e cancellate le sue riforme”. D`Alema? I toni che ha usato meritano solo il silenzio».

 

Renzi deve cambiare toni?
«A Matteo compete un cambio di atteggiamento. Però ogni volta che Renzi vince parte un fuoco di fila a considerarlo un estraneo e non vorrei succedesse anche dopo queste primarie. Se chiudiamo la polemica sul suo carattere e apriamo il confronto politico, forse un giorno riusciremo a dare un giudizio definitivo sul governo più di centrosinistra della Seconda Repubblica».

 

Non esagera?

«Nei tre governi di questa legislatura si sono fatti straordinari passi avanti e lo dice uno cresciuto tra Andreatta ed Enrico Letta, ma spesso la diffidenza sulle nostre politiche ci viene posta in casa».

 

Ci anticipa le «rivelazioni» di Renzi sulla staffetta con Letta a Palazzo Chigi?
«Matteo ha scritto Avanti da solo, senza ghost writer, e io mi metterò in fila per comprarlo. Con l’augurio che il dibattito più significativo scaturisca dalle pagine sulle proposte».

 

Il treno di Renzi sarà una Leopolda itinerante?
«Ogni tempo ha il suo strumento. La Leopolda era una stazione ferma, il treno sarà itinerante».

 

Quella del 2016 è stata l`ultima Leopolda?
«Non so se Matteo intenda riproporla… Ma non costruirei un parallelismo. Sarà il partito, su rotaia, ad andare fisicamente nei territori».

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