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Rosato: “Renzi leader solido. Ma paga le riforme”

«Se è svanito il sogno renziano di fare le riforme?». Lo sguardo di Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, è severo. «Diciamo la verità. Fare le riforme non conviene a prescindere».

Sta scherzando?

«No. L’essere riformisti scontenta sempre qualcuno. Anzi, molti. Ne abbiamo esempi lampanti».

Fuori l’esempio.

«Dalla riforma della scuola a quella della pubblica amministrazione, persino togliere le tasse sulla prima casa o dare 80 euro a 10 milioni di italiani è oggetto di contestazione. E, per di più, prevale chi protesta. Per noi, resta comunque che continueremo a fare le cose giuste. E non quelle che Convengono».

Che bella botta per voi il famoso referendum costituzionale.

«Un attimo. La bella botta ‘l’ha data al Paese. Vedo autorevoli commentatori anti-riforma dire che quella riforma elettorale, per esempio, sarebbe stata oggi decisiva per le sorti del Paese. E perché prima sparavano ad alzo zero?».

Avete perso il referendum per i commentatori? Nessuna autocritica?

«Non ho detto questo. Nel merito continuo a difendere le nostre ragioni. Basta vedere quel che succede tutti i giorni col bicameralismo perfetto e con l’instabilità. Se devo ripensare a nostri eventuali sbagli, come abbiamo già detto, dovevamo spoliticizzarlo di più e spersonalizzarlo del tutto. Anche se quella che ha spostato l’asse è stata la scelta di Silvio Berlusconi di interrompere il percorso riformatore perché sul Colle era salito Sergio Mattarella».

Berlusconi in grande spolvero.

«Il Cavaliere è un formidabile federatore e nel centrodestra questo funziona. Il problema è che il giorno dopo si rimettono a litigare».

Non è che il Pd, sempre in forte calo nei sondaggi, ha un problema di leadership?

«Sui sondaggi è sempre bene andar cauti, ne abbiamo tanti esempi. Vedremo risultati di un confronto nazionale, il primo dopo le Europee. E poi, ripeto: fare le riforme non ha un’immediata resa elettorale. Per quanto riguarda la leadership siamo alle solite».

In che senso?

«Ma nel senso che noi abbiamo un segretario di partito che ha ottenuto al congresso il 70 per cento dei consensi. I170, per la seconda volta. Non capisco quale sia il problema della leadership. Che altro dovremmo fare? La realtà è un’altra e lo sappiamo tutti benissimo».

Ce la spieghi lo stesso.

«Il nostro, il-Partito democratico, è l’unico che ha una leadership contendibile. Gli altri hanno padroni inamovibili. Come FI, come i 5 Stelle. Non un partito, ma un gruppo che fa delle fake news e della polemica le sue armi politiche».

Su certe questioni/ però, specie in perifena, alcuni Idei vost ri seguono i grillini.

«Non la metterei così. Siamo un grande partito e come in tutte le grandi famiglie ci sono atteggiamenti personali. Si tratta dei famosi casi isolati. Non è certo una scelta del Pd inseguire il Movimento 5 Stelle».

Ma non fate autocritica nemmeno sulle alleanze?

«Quando sarà il momento la faremo. Comunque il rischio governabilità non si evita con la somma di simboli politici, bensì nelle scelte concrete Non possiamo fare coalizioni con chi crede nell’Europa e con chi detesta l’Unione. Saremmo poco credibili».

Però( alla vostra sinistra, Giuliano Posa pia abbraccia la Boschi e dice di sentirsi a casa sua alla festa dell’Unità del Pd.

«Mi è piaciuto moltissimo quell’abbraccio. Mi ha reso felice quella dichiarazione».

Dunque, Pisapia alleato sicuro.

«Con lui c’è sintonia sulle cose. Il che non vuol certo dire che lo stesso sentire ci sia con tutti con tutti quelli che erano in piazza con lui».

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