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Dal fisco al voto all’estero: l’agenda del Pd per gli italiani nel mondo

Fiscalità, cervelli in fuga, voto all’estero, rappresentanza italiana nel mondo. Sono alcune delle questioni che il Partito democratico “ritiene sia di grande importanza affrontare e affrontare bene”, afferma a 9colonne Luciano Vecchi, responsabile del dipartimento per gli italiani nel mondo del Pd. Necessario, prima di tutto, riformare la legge che disciplina le elezioni nella Circoscrizione estero.

Il referendum del 29 marzo, infatti, deciderà le sorti dei parlamentari eletti fuori i confini nazionali, che secondo la riforma costituzionale diventerebbero 12 (contro i 18 attuali): una riduzione che “impone di mettere mano a quella legge – prosegue Vecchi -.

Con numeri più piccoli, bisogna ripensare il modo in cui i parlamentari possano comunque rappresentare i diversi territori dell’emigrazione italiana. Su questo ci stiamo confrontando, in modo da garantire un rafforzamento della territorialità del voto”.

Sul voto all’estero la rete del Pd nel mondo sottolinea inoltre “una questione importante”: No all’inversione dell’opzione. “Il voto deve essere un diritto dei cittadini italiani iscritti all’AIRE – sottolinea Vecchi – e non deve richiedere la necessità di potersi iscrivere per votare, come non lo si fa in Italia. In mancanza di altri provvedimenti, tra l’altro, è sbagliato puntare sulla limitazione del corpo elettorale”.

L’altra questione da affrontare è la possibilità per i residenti in Italia di candidarsi nella Circoscrizione estero. Su questo, ribadisce Vecchi, “occorre ritornare al testo originale affinché chi diventerà parlamentare rappresenti davvero la comunità e non sia paracadutato dalle forze politiche italiane. A maggior ragione con numeri più piccoli, è importante affermare che gli eletti all’estero siano prima di tutto rappresentanti delle loro comunità”. Ma di questo se ne parlerà dopo il 29 marzo, alla luce del risultato del referendum, che all’estero sembra però scontato. Da mesi, infatti, la rappresentanza italiana nel mondo sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione per far votare No.

A prescindere dal risultato, “ci sarà il massimo rispetto per le scelte – prosegue il responsabile Pd per gli italiani nel mondo -. La cosa importante è che voti molta gente, in molti circoli all’estero stiamo portando avanti una campagna di informazione su come e cosa si vota perché credo sarà importante dare una dimostrazione di un attaccamento all’Italia e alle sue evoluzioni politiche partecipando ed esprimendo il voto”.

Sul tavolo c’è poi il rinvio delle elezioni dei Comites, che secondo Vecchi deve diventare un’occasione per “affrontare in maniera seria e profonda il tema della riforma della legge che riguarda Comites e Cgie”. “Non è mai un bene quando si deve rinviare un’elezione”, sottolinea il responsabile per gli italiani nel mondo del Pd ricordando però che “uno degli elementi che ha giocato sulla scelta è il referendum costituzionale che si terrà nei prossimi mesi, che rende complicato il lavoro della rete diplomatica”.

Per quanto riguarda la riforma di Comites e Cgie, è necessario “introdurre una serie di innovazioni che possono portare questi organismi, di cui confermiamo l’importanza e l’utilità, nel futuro riuscendo a rappresentare meglio le varie forme e categorie dell’emigrazione italiana, compresa la nuova emigrazione, che ha caratteristiche diverse rispetto al passato e che deve poter essere rappresentata con maggiore forza ed evidenza nelle strutture di rappresentanza dell’emigrazione italiana, a iniziare dai Comites”, afferma Vecchi. La proposta “più organica” c’è ed è quella del Cgie: su quella “le forze politiche, parlamentari e i rappresentanti delle nostre comunità all’estero devono poter dire la loro. Deve esserci una fase, nei prossimi mesi, di ascolto e confronto partendo da quel testo, per migliorarlo e arricchirlo”.

Un altro tema su cui il Pd punta è quello della fiscalità. Vecchi ricorda la cancellazione dell’esenzione IMU sulla prima casa per i pensionati italiani residenti all’estero: “abolizione che per noi è un problema, motivata dal contrasto tra la norma italiana e i principi del diritto dell’Unione. Su questo stiamo elaborando proposte che cerchino di affrontare le questioni della fiscalità soprattutto per i settori socialmente meno favoriti, in modo che non siano penalizzati”. Ma le questioni da affrontare non si esauriscono qui: “C’è il piano per i cervelli in fuga. Una questione che riguarda, e che in parte è stata già affrontata in questi anni, le facilitazioni per il rientro”, ma c’è anche il tema di “come poter valorizzare il contributo di queste persone che sono all’estero, ma che sono desiderose di dare il proprio contributo allo sviluppo del Paese”, conclude Vecchi.

© 9Colonne

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