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La riduzione dei parlamentari eletti all’estero sarebbe un vulnus della rappresentanza democratica

Da un noto esperto di riforme costituzionali, per la sua parte politica, come il Senatore Roberto Calderoli, è venuta l’interpretazione autentica della proposta di riduzione del numero dei senatori e dei deputati presentata dall’attuale governo riguardo alla rappresentanza dei cittadini italiani all’estero. Dagli attuali 18 (12 alla Camera e 6 al Senato) si dovrebbe passare a 12 (8 + 4).

 

Non saremo noi, convinti sostenitori del Sì al referendum confermativo per la riforma costituzionale approvata dal Parlamento, che prevedeva il superamento del Senato elettivo, una riforma peraltro largamente condivisa dagli italiani all’estero, a negare l’opportunità di rendere più snello e funzionale il massimo organo di rappresentanza della nostra Repubblica.

 

Non condividiamo, invece, il metodo con cui si portano avanti queste delicate questioni e il merito della proposta. Circa il metodo, nello stesso governo c’è chi persegue l’obiettivo di una radicale riforma del voto degli italiani all’estero e chi propone di tagliare di un terzo il già esiguo numero dei rappresentanti. Questi rispettabili uomini di governo si parlano tra loro? Quale il nesso e soprattutto quale coerenza ci sono almeno tra queste due proposte, a tacere d’altro, come ad esempio di quella riguardante la cittadinanza?

 

Riguardo al merito, siamo nettamente contrari a una riduzione della rappresentanza estera, non per ragioni di tutela corporativa, essendo stati già eletti e insediati, ma per un principio che attiene alla stessa pienezza della cittadinanza degli italiani all’estero.

 

Quando la circoscrizione Estero fu inserita in Costituzione e fu fissato il numero degli eletti in Parlamento provenienti da essa, fu concordato tra le maggiori forze parlamentari un numero basso per superare le resistenze alla riforma, non sporadiche né lievi. Il rapporto di rappresentanza tra cittadini ed eletti è stato dunque sempre molto più basso per gli italiani residenti all’estero e oggi lo è ancora di più, visto il forte aumento che continua a manifestarsi degli iscritti all’AIRE e, di conseguenza, dell’elenco degli elettori.

 

L’ulteriore decurtazione di un terzo del numero dei rappresentanti sarebbe dunque un vulnus profondo che dividerebbe i cittadini in categorie, sancendone un’inaccettabile differenza. Ci auguriamo di trovare al nostro fianco non solo chi ha una buona considerazione degli italiani all’estero, ma tutti coloro che amano e rispettano la Costituzione e non sono disposti a derogare ai suoi principi di fondo.

 

I Parlamentari PD eletti all’estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro

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