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Marcinelle, gli immigrati eravamo noi

Uno degli aspetti più emblematici, e drammatici che ha caratterizzato il mezzogiorno italiano, è l’elevatissimo tasso di emigrazione. Fenomeno questo legato, indissolubilmente, alla ricerca di lavoro e di un avvenire migliore in altri paesi d’ Europa e del mondo. Dei quattro milioni di italiani nel mondo, il 54% proviene dal Sud Italia (Isole comprese).

 

La stessa proporzione, anzi maggiore, la ritroviamo tristemente nel commemorare oggi le 136 vittime italiane della tragedia di Marcinelle, avvenuta l’8 agosto del 1956 al Bois du Cazier, in Belgio. Quasi 100 provenivano dal mezzogiorno, la regione Abruzzo la più colpita.

 

Non solo italiani, ma minatori belgi, polacchi, greci, tedeschi, ungheresi, francesi, algerini per un totale di 262 vittime che persero la vita quella terribile mattina di 59 anni fa per un incendio scoppiato a causa di una scintilla elettrica, e che, sviluppatosi vicino al condotto dell’aria principale, avvolse in un inferno tutti gli operai che iniziavano il loro turno sotto terra a più di 800 metri. Nessuna misura di sicurezza, nessun controllo, strutture portanti in legno altamente incendiabile costruite a fine 800. In meno di un’ora si è consumata la più grande tragedia dell’emigrazione italiana in Europa.

 

Morti bianche, nere come il carbone che cercavano. Persone che hanno lasciato il loro paese di origine alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore per loro e per le loro famiglie con la speranza di trovare una Eldorado all’estero, lontano dai problemi di disoccupazione e miseria.

 

Non si può oggi non trovare un collegamento, tragico e inquietante, tra quelle vittime bruciate sottoterra e le centinaia di corpi inabissati nel mediterraneo. Vittime con le stesse attese e speranze, scappare da fame, carestia, guerre alla ricerca di un lavoro, di un’altra possibilità.

 

Oggi siamo di fronte a due tipi di migrazione: quella interna, specie tra la sponda Sud e la sponda Nord del continente (quest’anno gli italiani che hanno lasciato il loro paese sono saliti per la prima volta a più di 100000 persone, con Regno Unito e Germania come prime destinazioni) e quella esterna, che sta coinvolgendo centinai di migliaia di rifugiati provenienti non solo dall’Africa ma anche dal Sud est asiatico e che arrivano, se sono fortunati, nelle nostre coste e richiedono asilo, diritti, lavoro.

 

La risposta a questi fenomeni rischia essere inadeguata ancor più che tardiva. L’emergere di forze reazionarie, populiste e xenofobe in tutta Europa che cavalcano paure e angosce spesso completamente infondate (dati alla mano gli emigrati in Italia contribuiscono al 11% del PIL nazionale e siamo tra gli ultimi paesi in Europa nella proporzione fra richiedenti asilo e popolazione) sono un gravissimo segnale di allarme.

 

Alzare muri, chiudere frontiere, emettere espulsioni (in Belgio sono stati espulsi più di 10000 cittadini europei negli ultimi anni) non è di certo la soluzione per affrontare questi che sono fenomeni inarrestabili se non li si affronta alla radice, ovvero con politiche di sostegno nei paesi di provenienza, con strutture adeguate e funzionanti nei paesi di arrivo, con un sistema integrato di collaborazione a livello europeo (combattere in maniera coordinata i trafficanti, scambio di informazioni e dati su richiedenti asilo, burocrazia e strutture agili di smistamento e accoglienza e senza dubbio controllo).

 

Sarebbe pericolosissimo cedere alle sirene del nazionalismo ( uscire dall’euro, chiudere le frontiere, cacciare gli stranieri). La storia lo insegna. Marcinelle è una cicatrice indelebile sulla pelle dell’emigrazione italiana. Nei volti e nei racconti di chi l’ha vissuta, direttamente o indirettamente, ma anche per i molti della cosiddetta “nuova emigrazione”, giovani oggi provenienti più dal Nord che dal Sud Italia e che atterrano nel vicino aeroporto di Charleroi alla ricerca, come sempre, di lavoro, futuro e speranze.

 

Come segretario del Partito Democratico in Belgio, oggi sarò al Bois du Cazier non solo per commemorare ma anche per riaffermare la nostra presenza e consapevolezza di quanto queste tematiche siano attuali e urgenti. Per questo motivo, approfittando della ricorrenza del 60 anniversario della tragedia di Marcinelle, è nostra intenzione organizzare il prossimo anno una grande conferenza sulla migrazione, proprio al Bois du cazier, e discutere insieme, sperando nel patrocinio della Presidenza del Consiglio e del sostegno del Gruppo dei Socialisti e Democratici del Parlamento Europeo, sulle varie declinazioni del fenomeno migrazione ( dalla sicurezza ai diritti, dalla accoglienza alle espulsioni, dal lavoro alla cittadinanza) che coinvolga non solo le autorità politiche ma soprattutto le associazioni rappresentative dell’emigrazione italiana ed europea insieme a quelle dell’altra sponda del mediterraneo.

 

Occorre costruire ponti , non erigere muri.

 

Lanfranco Fanti

Segretario Partito Democratico, Belgio

(articolo pubblicato su l’Unità l’8 agosto)

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