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Provenzano: Al Rem accedono anche gli italiani all’estero

In questi mesi di pandemia molti italiani all’estero hanno perso il lavoro a causa dei blocchi delle attività e non rientrano, nei paesi di residenza, negli ammortizzatori sociali locali o, se ci rientrano, questi non sono sufficienti a rendere possibile la loro permanenza all’estero.

In conseguenza di questa situazione, molti cittadini italiani sono stati costretti a rientrare in Patria. Si tratta in larga parte di coloro che sono partiti negli ultimi anni, soprattutto in Europa e che lavoravano prevalentemente nei settori della ristorazione o del turismo e con contratti a tempo, precari o in nero.

Contrariamente a quanto avveniva con il reddito di cittadinanza, che prevede la residenza in Italia da almeno cinque anni per accedervi, con il DL rilancio licenziato dal Governo è stato previsto il Rem (Reddito di Emergenza), a cui

possono accedere anche questi italiani all’estero che hanno perso il lavoro e che sono rientrati o rientrano in Italia entro giugno, trasferendo la residenza.

“Si tratta di un provvedimento di emergenza a carattere universale e di un’esigenza di giustizia sociale” spiega a 9Colonne il Ministro per il Sud Beppe Provenzano, che è stato tra coloro che con più forza hanno voluto una copertura anche per gli italiani emigrati.

“Chi è stato costretto a partire negli ultimi anni – spiega ancora il Ministro – ha già subito una penalizzazione, uno sradicamento da luoghi e affetti, ha dovuto attraversare difficoltà di integrazione e adattamento in un nuovo Paese, dove oggi ha perso lavoro, reddito e possibilità di sussistenza e si è visto costretto a ripartire, subendo un secondo disagio e un nuovo sradicamento”.

“A queste persone – conclude Provenzano – abbiamo voluto dire, nelle pur difficili ristrettezze economiche in cui ci troviamo: ‘sappiamo che ci siete anche voi e non vogliamo lasciarvi soli, se tornate, come soli eravate quando siete partiti’. È dunque giusto che al Rem accedano anche loro perché, lo dico spesso, al diritto di partire, come quello degli immigrati ai quali pure abbiamo pensato, deve corrispondere un diritto a restare e l’opportunità di tornare. E lo Stato deve lavorare per garantire sostegno in ognuno di questi momenti”.

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