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Relazione di Eugenio Marino, Assemblea circoli PD Europa – Londra, 16/17 aprile 2016

Buongiorno e grazie a tutti voi per essere venuti dai diversi paesi e città europee che rappresentate.

 

Grazie a Roberto Stasi, Massimo Ungaro e a tutto il circolo del PD di Londra che ci ospita e che ha curato l’organizzazione di questa Assemblea.

Grazie ad Alessandra Fabrizio, per il lavoro di supporto che fa quotidianamente da Roma e ad Alessandra Cattoi per quello di comunicazione coi circoli e la stampa all’estero.

Grazie a Massimiliano e Francesco, che su mandato dei circoli europei stanno aiutando il lavoro di raccordo degli stessi circoli, rendendolo più fluido, costante e concreto.

E grazie a Emanuele Fiano per la disponibilità a seguire in continuità i nostri lavori anche oggi, dopo essere stato con noi a Basilea il mese scorso.

E a Sesa Amci ed Ettore Rosato, che saranno con noi domani.

 

Quella di oggi è un’altra tappa del lungo e articolato percorso politico che stiamo portando avanti in diverse sedi e tra diversi livelli politici e territoriali (formali e informali) per arrivare a definire un quadro complessivo di impegni del PD che sia ampiamente condiviso e dunque concretamente realizzabile.

 

Cito solo alcune di queste tappe: il documento di giugno 2015, il convegno alla Festa de l’Unità di Milano, la festa Europea de l’Unità e l’Assemblea dei circoli PD di settembre a Lussemburgo, il coordinamento dei circoli del Nord America, l’Assemblea dei circoli del Brasile e il convegno di Basilea.

 

Tutte tappe frutto di un percorso comune che parte dalla volontà di tenere insieme ogni livello della Comunità Partito, a partire dalla centralità dei circoli che sono il nucleo più vicino al territorio e il motore del rapporto diretto con la comunità.

 

Circoli che da tempo hanno mostrato un protagonismo nuovo, soprattutto tra le nuove generazioni, fatto non solo di attivismo, quanto anche di capacità di analisi, di elaborazione politica, di visibilità mediatica fuori e dentro il Partito, di capacità di interazione coi gruppi dirigenti nazionali e con esperti e studiosi di diversi campi del sapere.

 

Ma protagonismo che, in diversi casi, fa ancora fatica a trovare un radicamento diffuso fuori dal Partito e nella società.
In quella fascia della società organizzata e attiva politicamente ed elettoralmente (che vale circa il 35%) e ancor più nella fascia ampia che non partecipa al voto e che si attesta intorno al 65% dei cittadini italiani all’estero.

Che è poi la fascia larga di popolazione che dovremmo intercettare e rappresentare come PD e come Sinistra che guardano al futuro dell’Italia.
E in questa direzione, quindi, sono certamente necessarie alcune riforme di sistema delle quali da tempo si parla.

 

Riforma della legge elettorale all’estero (con tutto ciò che ne consegue, AIRE compresa);
dell’articolazione della rappresentanza (ne abbiamo parlato anche a Basilea almeno sul metodo);
riforma dei patronati, in un’ottica dell’allargamento della sfera dei servizi e della sussidiarietà;
riforma del sistema di promozione della lingua e cultura, nella direzione della proiezione del sistema Paese e della politica estera e dell’Italia.

 

Ovviamente, però, il risultato dipenderà da quale direzione vogliamo dare a queste riforme, senza cadere nei rischi del passato e dei Governi Berlusconi e Monti.
Allora, lo ricorderete, la direzione che si stava prendendo era quella dell’arretramento in un conservatorismo liberista ed economicistico, coerente a una visione di chiusura nazionale: il contrario di ciò che è e deve essere, ancor più oggi, la Sinistra.

 

Il contrario di ciò che come PD stiamo facendo in Europa, dove con forza col nostro Governo e nel PSE stiamo chiedendo il superamento delle politiche dell’austerity e un piano di investimenti ampio.
Dove stiamo contrastando con forza e con coraggio le politiche di chiusura verso rifugiati e migranti: prima da soli oggi con qualche sostegno in più.
Dove stiamo contrastando la paura delle diversità, a cominciare da quella religiosa che qualcuno vuole strumentalmente trasformare in uno scontro Islam-Occidente.
Dove stiamo chiedendo non un ritorno al rafforzamento degli Stati nazione e delle singole cittadinanze, ma una maggiore integrazione politica e una cittadinanza europea.

 

Dunque, anche le nostre riforme devono essere coerenti sul piano della visione generale, nazionale ed europea, che come PD stiamo costruendo.
E questa coerenza va cercata, a mio avviso, non solo negli aspetti e contenuti politici generali, ma anche negli strumenti che servono per realizzarli: che siano essi anagrafe, legge elettorale o ente per la gestione del sistema della lingua e cultura.
Quest’ultimo,poi, io credo essere il tassello in assoluto più importante e più delicato nel puzzle delle riforme da fare.

 

Quello nel quale, pur su un piano di generale condivisione, possono in realtà nascondersi i dettagli più diabolici, che Marco Fedi ha fatto intravedere in un suo intervento di qualche giorno fa e ai quali dobbiamo prestare la massima attenzione come PD.

Il rischio, infatti, è quello di favorire qualche specifico interesse e cancellare un mondo dal quale io credo, invece, non si può prescindere per il bene dell’Italia e delle nostre comunità.

 

Insieme a queste riforme di sistema, devono poi esserci anche temi di contenuto più immediato, di risultati su questioni che riguardano i bisogni quotidiani e concreti delle comunità alle quali poi dovremo andare a chiedere la fiducia e il voto.
Temi ai quali i nostri parlamentari eletti all’estero quotidianamente dedicano attenzione in Parlamento (e dobbiamo essergliene grati perché non è semplice) e che, in parte, hanno già trovato qualche risposta, in parte devono ancora trovarla prima della fine della legislatura.

 

Sono diversi, ma poi vorrei fossero loro a indicarli nei loro interventi per individuare le priorità.

 

Io mi limito a ricordare qui le diverse questioni della cittadinanza e le attese di anni ai consolati.
Anche per ricordarvi, a questo proposito, di firmare la petizione che chiede di destinare almeno parte dei 300 euro delle percezioni ai consolati.

 

Cosa che sia il sottosegretario Amendola che il ministro Gentiloni hanno preso in seria considerazione.
Dunque una petizione con migliaia di firme (e a oggi siamo già a 5.000) aiuterebbe il lavoro del Ministro e del Sottosegretario a spingere con più forza sul MEF per la realizzazione a breve di questo provvedimento che migliorerebbe i servizi ai cittadini.

 

Ecco, dunque, che anche rispetto al luogo del Partito o delle istituzioni nel quale ci troviamo a discutere;
del Paese o della ripartizione geografica alla quale guardiamo;
degli interlocutori con i quali discutiamo;

oltre a un piano generale di condivisione su alcune priorità, vi è poi una articolazione di temi e di contenuti che rappresentano interessi, priorità o esigenze diverse e, talvolta, persino contrastanti.

 

Per questo, quindi, serve, è utile, è d’obbligo, avere sempre uno sguardo complessivo, una discussione ampia e aperta, un impegno su tutta la Circoscrizione estero e con essa e l’Italia, per arrivare a individuare insieme temi, priorità, direzione politica e fare così sintesi comune.

Senza fretta, senza paura del confronto, ma con tempi scanditi e certi entro i quali chiudere con una proposta e un impegno del Partito e del Governo.

In questo senso, chiaramente, il contributo dei circoli a questa discussione è fondamentale, anche per le cose dette in apertura e per la loro vicinanza alle comunità.
E il contributo dei circoli europei non è secondario, sia per quantità e livello organizzativo, che per qualità.

Per questo io credo che i contributi che usciranno dalla discussione di oggi e domani qui a Londra, possono essere un ulteriore e importante tassello che si aggiunge a quelli delle altre tappe citate, a quello arrivato dal Coordinamento del Nord America, gli altri dell’Assemblea del Brasile, del convegno di Basilea e dai lavori del CGIE, dove molto di ciò che c’è è anche nostro e del PD, oltre che di quelle realtà associative alle quali dobbiamo guardare con interesse e rispetto, come il FAIM (Forum Associazioni Italiane nel Mondo) che terrà il suo congresso a Roma il 29 aprile prossimo.

 

E credo che Londra avrà forse un merito in più: quello che, arrivando subito dopo l’approvazione della più importante delle riforme, quella costituzionale, può dare ora una forte accelerazione al cammino delle riforme che servono all’estero.

Per questo io penso che dopo questa importante Assemblea dei circoli europei del PD, con tutti i contributi politici che avremo da qui e dal mondo, dal Partito e dagli organi istituzionali, dai parlamentari e dalle realtà associative, dovremo arrivare a un convegno con tutti gli attori politici, parlamentari e di Governo nel quale fare la sintesi politica e di merito, certificare direzione e priorità e portare a compimento riforme e provvedimenti di contenuto.

 

Un convegno che io propongo di realizzare tra fine giugno e inizio luglio a Roma e che possa vedere il protagonismo proprio di quegli interlocutori del PD, in Parlamento e al Governo, che dovranno tirare le fila e trasformare le nostre azioni politiche in risposta di Governo partecipata e condivisa, tanto da poterla realizzare in tempi certi.

Se sapremo farlo insieme, credo che il PD ne uscirà unito, protagonista di concretezza nelle comunità, perché avrà fatto ciò che alle comunità serve, e vincente anche alle prossime elezioni politiche.
Grazie e buon lavoro a tutti noi.


Eugenio Marino

Responsabile Italiani nel mondo

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