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Delrio: “Il lavoro priorità assoluta, ma l’Italia sta crescendo”

Ministro Graziano Delrio, il suo collega Minniti ha dichiarato che dopo le elezioni farebbe parte di un governo di unità nazionale. Lei sarebbe disponibile?
«Questi problemi non sono attuali. Adesso dobbiamo convincere gli italiani a dare un governo stabile e a rispondere alla proposta che il centrosinistra in alternativa al centrodestra e ai 5 Stelle prova a proporre al Paese. Se il presidente della Repubblica chiamerà a un governo di unità nazionale si valuterà in quel momento e su quali basi e con quale programma. Perché alla fine le cose che interessano me sono le cose da fare per la gente. Dipenderà».

Facciamo un passo indietro, la composizione delle liste ha provocato parecchi mal di pancia nel Pd. Vedi la Lorenzin, Casini candidato a Bologna. Questo ha creato problemi anche a Reggio ad esempio con la mancata candidatura di Paolo Gandolfi.
«Le liste purtroppo lasciano sempre fuori persone di grandi qualità come Paolo col quale ho lavorato gomito a gomito. Sono crudeli. Ma il fatto di essere perno di una coalizione lo ritengo positivo. I nostri elettori capiscono che per darci una possibilità di vincere servono alleanze. L’autosufficienza non basta per governare, lo testimoniano i 5 Stelle. In quest’ottica la candidatura di Casini ci sta. Avevamo altri centristi, ad esempio. E in fondo l’Ulivo aveva dentro di sè anche personaggi di centro. E non cito Mastella per non agitare i lettori…».

Il 5 marzo cosa succede?
«Difficile fare previsioni. Nel 2013 il Pd era avanti più di 10 punti, era al 36% a 25 giorni dalle elezioni. Alla fine fu quasi superati da Berlusconi e dai 5 Stelle. Questi giorni saranno decisivi per gli indecisi. Io auspico che la gente vada a votare. Il voto per qualunque partito è sempre una vittoria del Paese. La gente deve ingaggiarsi nonostante tanta confusione. Poi…».

Poi…
«Pochi sottolineano il fatto che anche dagli ultimi sondaggi il centrosinistra, se fosse unito, sarebbe competitivo col centrodestra. Questo significa che la divisione è stata un errore. Il buon lavoro del governo dice che c’è la potenzialità di fare governare il centrosinistra in questo Paese. Berlusconi ha recuperato 10 punti nel 2013, noi possiamo recuperarne altrettanti nel 2018».

Ma questa è una buona legge elettorale? È francamente difficile pensarla cosi…
«Questa legge è frutto del compromesso dell’inevitabile agire insieme. Noi avremmo voluto un maggioritario molto spinto. Ma Forza Italia e 5 Stelle si sono rifiutati. Si è cercato allora di dare un elemento di molti collegi. Poi non è passato nemmeno il 50%».

Lei ha scelto di candidarsi solo nel collegio uninominale…
«Per me questo è il senso della politica, guardare in faccia i tuoi elettori, dire loro quello che vuoi fare. Sono prodiano in questo. Il parlamentare deve essere legato al territorio, rendere conto agli elettori, non sparire dopo il voto».

Però è un po’ più difficile farlo da Arezzo a Bolzano (caso Boschi ovviamente)…
«Concordo, è più difficile…».

Può essere possibile per il Pd ricucire a sinistra?
«Molto difficile oggi dirlo. Mai commettere l’errore che sta commettendo Berlusconi: tiene tutto e non avrà la possibilità di governare nulla. A questa confusione preferisco la chiarezza. Come posso rinnegare il Jobs Act o la riforma della scuola? Quando la critica arriva a questi livelli…».

Il Pd è attorno al 23%. Cosa dovete cambiare?
«Fino al 4 marzo dobbiamo continuare a spiegare con pazienza che il Paese ad esempio ce lo hanno lasciato senza legge contro la povertà, con un tasso di disoccupazione tra i più alti nei Paesi occidentali. Un Paese male amministrato. Abbiamo cercato con errori e pazienza di dare risposte. Basta vedere ad esempio quanto è calata la cassa integrazione. L’Italia sta crescendo».

Qual è la priorità?
«Il lavoro, assolutamente. Io ai giovani voglio garantire un lavoro, non uno stipendio come invece intendono fare i 5 Stelle. E’ vero: in Italia si pagano troppe tasse per il lavoro. Io voglio mettere più soldi in tasca ai lavoratori e più risorse alle imprese che investono su se stesse. E punto al salario minimo».

Passiamo a Reggio. Da quando l’ha lasciata come sindaco, come la trova adesso?
«Più solida, l’amministrazione comunale sta facendo un ottimo lavoro di consolidamento come per esempio sui rifiuti».

Però abbiamo perso un altro derby con Parma…
«Sì abbiamo perso il derby ma siamo arrivati lì lì. E sulla cultura sono state fatte cose importanti».

Dove si deve migliorare?
«La questione fondamentale è riuscire a rendere sempre più veloce e più corta la distanza tra quello che dici e quello che fai».

Inevitabile allora parlare della Mediopadana: grande scommessa vinta ma troppe lentezze nel completare le infrastrutture di contorno…
«In materia di trasporti pubblici locali scontiamo un ritardo storico con gli altri Paesi, soprattutto sull’intermodalità. Quando aprimo la Mediopadana avevamo pensato con Gandolfi al coordinamento dei tram con dei bus agli arrivi dei treni. Bisogna adattarsi rapidamente. Ma questo compito gli enti locali non riescono a farlo da soli e lo Stato è sempre stato assente. Ora noi abbiamo fatto una rivoluzione dei trasporti con i fondi messi a disposizione. Voglio che le città diventino sostenibili. Ma dobbiamo fare di più, è indiscutibile».

Ora parliamo di sicurezza: non ci siamo proprio. In città la gente si sente sempre meno sicura…
«La sicurezza è un diritto. Noi abbiamo iniziato a garantire un maggior presidio del territorio. Però dobbiamo capire che non c’è bisogno di avere dei nemici. Serve una politica complessiva. Bisogna investire sull’educazione, sulla cultura. Gli sbarchi non c’entrano nulla con la sicurezza. Sicurezza vuol dire lotta alla droga, lotta a coloro che commettono ripetutamente reati per esempio con i percorsi alternativi al carcere».

Ma la sinistra non è sempre troppo sulla difensiva quando si parla di sicurezza?
«Non possiamo consentire a nessuno di commettere reati e rimanere impunito. Bisogna dare certezza della pena. Ma questo dipende dal fatto che la giustizia funzioni nella maniera giusta. Noi abbiamo migliorato la funzionalità della macchina giudiziaria».

E il controllo di vicinato?
«Lo vedo di buon occhio».

Qual è la prima istanza di Reggio che porterà a Roma?
«Che Reggio possa continuare sulla strada degli investimenti di riqualificazione e rigenerazione. Roma deve aiutare Reggio in questa operazione. Abbiamo finanziato la tangenziale ad esempio. A Reggio e Rubiera con la Campogalliano-Sassuolo si farà la tangenziale di Rubiera. Berlusconi prometteva, noi abbiamo sbloccato i lavori».

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